Pagina:Garbasso - Necrologia del professore Enrico Rodolfo Hertz, Pisa 1894.djvu/6

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centomilionesimi di secondo); faceva vedere come si potessero tali oscillazioni comodamente osservare, descrivere infine i primi fenomeni di risonanza.

Nell’eseguire queste esperienze gli venne fatto di riconoscere l’azione mutua di due scintille, che egli seppe ricondurre ad un’influenza dei raggi ultravioletti, argomento studiato poi accuratamente da altri fisici, in Italia dal prof. Righi.

Intraprese quindi per mezzo di un «risonatore» lo studio del campo prodotto da una corrente oscillante rettilinea; è un caso che egli trattò teoricamente in un lavoro successivo: qui dava una prima prova del fatto che la velocità di propagazione della forza elettrica nell’aria è finita.

Ora la teoria di Maxwell assegna appunto alle forze elettromagnetiche una velocità di propagazione finita, quella della luce, la stessa teoria fa dipendere l’esistenza della forza elettrica nei dielettrici da particolari distribuzioni di elettricità a cui assegna le stesse azioni induttrici delle correnti di condizione. È possibile provare l’esistenza di tali correnti di polarizzazione? Hertz rispose a questa domanda con esperienze semplici e decisive, mostrando come in opportune condizioni l’azione di una massa sottoposta ad induzione è la stessa, sia la sostanza dielettrica o conduttrice.

Provata così l’ipotesi fondamentale della teoria e quindi rinforzata la probabilità di una velocità di propagazione finita, resta a determinare questa velocità. Ciò fece Hertz producendo delle oscillazioni in un filo conduttore, e studiando i fenomeni d’interferenza dovuti alla sovrapposizione delle perturbazioni che si trasmettono lungo il filo a quelle che vanno direttamente attraverso l’aria: la velocità trovata è 280.000 chilometri per secondo, estremamente prossima a quella della luce.

Data la velocità finita e data la durata di vibrazione dei circuiti primarii di Hertz si intravede la possibilità di ottenere delle vere onde nell’aria, analoghe a quelle che costituiscono la luce.

Ancora una volta Hertz seppe mostrare che la teoria aveva preveduto esattamente i fatti. Egli produsse delle onde stazionarie facendo riflettere normalmente le perturbazioni dovute al suo eccitatore da una parete metallica; ne pose in luce i nodi e