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CAPITOLO XXVI.

LA TEMPESTA.

Eicorderanno i lettori che siamo nella seconda quindicina di febbrajo — e questo mese — lo dico ora — è il peggiore di tutti per coloro che corrono il mare — specialmente il Mediterraneo. — «Febbrajo corto — peggio d’un Turco» — dicono i marinai italiani a cui la rima — come si vede — non è troppo famigliare.

Il capitano Thompson — ardente di obbedire al desiderio della padroncina — s’era perfino scordato di consultare il barometro — ed il barometro abbassava furiosamente — ed in questi mari la caduta del mercurio — è segno infallibile di forti venti da Libeccio.

Come dicemmo — la Clelia usciva con tutte le vele spiegate dal porto d’Anzo — ed orzando a maestro1 con piccola brezza da

  1. Orzare significa avvicinare la direziono della prora all’origine del vento.