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136 il governo del monaco


Greco — cominciava a graziosamente dondolarsi — con un po’ di mare a traverso. — Dico «graziosamente» per il capitano Thompson o per un osservatore dalla spiaggia — non per il nostro Manlio — nè per la povera Aurelia — che ambedue — per la prima volta gettati loro malgrado sull’elemento infido — cominciavano a risentire le nausee del mal di mare.

Era durante la notte che lo Yacht doveva avvicinarsi alla costa - — ove si trovava Orazio con le due donne — a circa tre miglia a tramontana di porto d’Anzo. — Giulia aveva dato ordine al capitano di fare in guisa di trovarsi appunto la notte al luogo determinato; con Orazio era convenuto che dovesse segnalare la sua presenza accendendo un fuoco; e il romano ed il capitano inglese non erano uomini da mancare al loro dovere. — Il temporale fu quello che decise altrimenti.

Il lieve Greco che aveva spinto la Clelia fuori dal porto a due miglia — calmò intieramente: — nuvoloni neri neri si avanzavano da Libeccio — e peggio di tutto — il mare da quella via veniva ingrossando spaventosamente: — il vento — dapprima temuto dai nostri Argonauti — era ora ardentemente desiderato — poichè lo Yacht — privo di