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il deserto 147


minutamente ispezionata pria di sedersi — posava adagiata alla sua sinistra.

Era vestito di velluto oscuro — con bottoni inargentati. — Le uose affibbiate fino al ginocchio — coprivano un piede comparativamente piccolo e ben fatto — e contornavano graziosamente la polputa sua gamba. — Al collo cingeva una cravatta di seta nera — ed un elegante fazzoletto di raso rosso sciolto circondava le sue magnifiche spalle annodato sul petto. — Un cappello nero di forma quasi calabrese — un po’ inclinato sulla destra — copriva il capo — di cui si sarebbe onorato Marte, e compieva l’abbigliamento.

Quando il chiarore della fiamma da lui ravvivata risplendea sull’abbronzata e maschia fisonomia del liberatore. — un maestro dell’arte del bello — chi sa cosa avrebbe dato, per poter ritrarre in quel marziale aspetto il simbolo della forza, del coraggio e dell’eroismo!

E qual delitto era — se la sensibile Silvia — sonnecchiante, tra una beccata e l’altra — contemplava il suo protettore — con occhi spalancati — e dimenticava — per un momento solo — il suo caro Manlio battuto dalla tempesta — e forse in quell’istante — non troppo dolcemente stretto dalle braccia d’Aurelia?