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148 il governo del monaco


Dican pur ciò che vogliono gli ermafroditi moderni — inginocchiati davanti al menzognero simulacro d’una teocrazia buffona — o dinanzi ai gradini del trono d’uno spergiuro straniero — brutto di sangue concittadino, e nostro! Chiamino pure briganti — come il prezzolato dal prete — il mio Orazio Coclite. — Ove il suo brigantaggio si confini a voler l’Italia una — e sia sempre pronto a menar le mani contro l’impostura - — e contro lo straniero — io dirò sempre: Ecco il mio uomo! Ecco il mio eroe! Ecco l’Italiano com’io lo sogno — e come diverrà quando non sia più educato dai settari di Lojola.

«Signora!» disse Orazio — con una voce — che fe’ rimescolare ancor più la nostra buona Silvia — tanto essa era dolce e filiale — Signora! il giorno non deve trovarci in queste macerie — e subito che vi sia tanta luce da poter mettere il piede sicuro sul sentiero della foresta — noi dobbiamo internarci — allontanandoci dalla sede dei nostri nemici. E Manlio, Aurelia, e Giulia?» disse la donna volta dolorosamente col pensiero a quei cari. —

«Essi» rispose Orazio — «sono probabilmente lontani in alto mare — e speriamo fuori di pericolo. - — Nonostante pria d’in-