Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/23

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attilio 9


famia la cui meta fosse quella di rovinare la sua donna. Lo seguiva — Attilio — tastando il manico di un pugnale che teneva nascosto in seno. —

Vedi presentimento! — L’aspetto di uno sconosciuto veduto per la prima volta e per un solo istante — di uno sconosciuto volgare — aveva svegliato in quell’anima di fuoco una sete di sangue, in cui si sarebbe bagnato con voluttà da cannibale.

E ritastava il pugnale — arma proibita, arma italiana che lo straniero condanna — come se la bajonetta o la scimitarra bagnate da lui tante volte nel sangue innocente — sieno armi più nobili d’un pugnale immerso nel petto d’un assassino o confitto in quello d’un tiranno.

Gianni fu veduto da Attilio entrare nella casa ov’egli contrattava la stanza per Cencio — e quindi fu visto avviarsi — e penetrare nel vestibolo del superbo palazzo Corsini — ove abitava il suo padrone.

«È dunque Don Procopio l’uomo» — disse tra sè il nostro eroe — Don Procopio il favorito ed il più dissoluto della caterva dei masnadieri principi di Roma — e andò innanzi immerso nelle sue riflessioni.