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il 30 aprile. 255


zione — s’alzò con contegno altero — e dimandò di ritirarsi. — I nostri tre amici — che Dio sa quanto erano bramosi di baciarle la mano — S" erano già mossi per alzarsi anche loro — quando uno scoppio di risa generale degli ufficiali stranieri li tenne curiosamente fermi al loro posto.

Era stata cagione della risata una facezia insolente d’uno di essi sul fatto della giornata — che suonava così: «Io credevo di venire a Viterbo per menar le mani contro degli uomini — e invece vi abbiam trovato conigli, che si son rintanati al solo nostro apparire. — Ove diavolo si sono appiattati questi liberali che menan tanto romore?»

L’ultima frase aveva fatto ripigliare i loro posti ai tre proscritti e fatto un gruppo dei tre guanti — Attilio con piglio sdegnoso lo scaglia contro il viso del maldicente, senza articolare parola.

«Oh! Oh!» sclamò il provocato: «che affare è questo!» e pigliando il gruppo dei guanti — li sciolse e continuò: «dunque sono sfidato da tre!... bravi! — ecco un nuovo saggio del valore italiano — tre contro uno! tre contro uno!» e se la rideva sgangheratamente insieme coi compagni.