Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/303

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il parricida. 289


inumidite, — «la fanciulla era un angiolo! — Non so come non fui scoperto — poichè vedendola — fui invaso da un’emozione, da un palpito dell’anima, sì delizioso — sì nuovo per me — che mi spinse ad involontaria esclamazione. — Ma troppo erano affaccendati i nuovi venuti — per poter udire la mia voce nella selva. — Il prete, col volto di bragia, stringeva col braccio destro la fanciulla e con tutta la sua forza cercava di trascinarla avanti, ad onta degli sforzi di lei per non avanzare.

«Giunta finalmente a quel modo — a venti passi del mio nascondiglio. — la coppia fermossi — ed io udii distintamente la ragazza piangendo, esclamare: — Giacomo, per l’amor di Dio. lasciami! — non hai vergogna di usar violenza alla tua sorella? —

«Alba! — rispondeva lo sciagurato — non mi parlare così — non chiedermi l’impossibile. — Alba! — mia bella Alba! — così bella e che io amo tanto! — l’anima mia — vedi — brucia come il cratere di un vulcano! — Così dicendo la stringeva nelle nerborute sue braccia e cercava carpirle un bacio. — La giovane, robusta anch’essa e animata dall’ira — si svincolava dagli osceni abbracciamenti come un’anguilla. —