Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/304

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290 il governo del monaco


«Così durarono un pezzo — ma finalmente il perverso essendo giunto ad atterrarla con uno sforzo supremo, e tenerla ferma al suolo — con un fazzoletto le andava legando le mani — ad onta del pianto e delle lamentazioni dell’infelice. — Nè qui è tutto,» continuò il vecchio corrugando terribilmente la fronte; «quel demonio trasse fuor di tasca una funicella — e colla fredda e spietata tranquillità del carnefice che applica la tortura — assicurò alle verdi piante le membra della vittima — a cui intanto ripeteva: — vedi Alba! — che ora ti tengo?

«Alba non rispondeva — perchè la misera era svenuta.

«Io là, a venti passi, l’ebbi più di dieci volte quell’assassino sotto la mira della mia carabina — e non so perchè — non mandai l’anima sua all’inferno. — Non avevo ancora versato sangue umano — e lo confesso — mi repugnava il cominciare.

«Ma quando lo svergognato tentò andare più oltre — feci un salto da tigre per raggiungerlo — ed il calcio della mia carabina — come fosse una clava — lo stese sul terreno senza movimento.

«Slegai la fanciulla svenuta — la presi nelle mie braccia e la portai accanto ad una