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312 il governo del monaco.


Noi ne seguiremo le orme tra il clamore delle moltitudini entusiastiche — festanti — alla vista dell’uomo del popolo — plaudenti alle sue dottrine d’insofferenza di dominio straniero e di umiliazioni — e soprattutto esultanti alle schiette sue manifestazioni — sulle turpitudini clericali — e sul connubio liberticida tra il Papato — e le volpi di Corte — che governano l’Italia. —

«Io seguo la religione di Dio!» egli dice — non la religione del prete.

«Dio, padre dell’umanità intiera, vuol tutti gli uomini fratelli e felici — i preti dividono gli uomini in cento sette diverse — che reciprocamente si maledicono. —

«Essi attizzano gli uni contro gli altri popoli — a sbranarsi, trucidarsi, distruggersi — e condannano senza pietà alle pene dell’inferno i novecento milioni d’esseri umani che non appartengono alla loro bottega.

«Non seguo la religione del prete — io — perchè il prete degrada Dio — ne fa un essere materiale, passionato — coi difetti stessi che offuscano questo misero insetto chiamato uomo — a cui fa mangiare Dio — lo fa digerire! e poi!.... Anatema all’impostore che si chiama ministro di Dio! — e che così lo deturpa e lo prostituisce! —