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412 il governo del monaco.


«Entrate, qui nulla manca — eccovi presciutto — ricotta, pane ed una foglietta1 proprio d’Orvieto.

«Mangiate — bevete ch’io vi guarderò le spalle da quei malandrini di Roma. - — Accidenti2 a quanti sono!

«Divorammo il frugale ma abbondante e sano pasto — e quel primo bisogno soddisfatto — io richiesi da Tito — il racconto delle sue avventure — il che egli fece in poche parole. — Io — disse — sono di Castel di Guido e di onesta famiglia. — Mio padre massajo dell’immensa tenuta del Cardinale M. — per consiglio dell’Eminentissimo — mi mandò a Roma nel seminario — all’età di quindici anni — per abbracciare la carriera ecclesiastica.

«Eran due anni che contra all’indole mia — mi trovavo a dover fare quel maledetto mestiere — ed era qualche tempo che il reverendo Petraccio direttore del seminario — mi mostrava simpatia — ed a dispetto de’ miei compagni — gelosi della mia buona fortuna — il reverendo alcune vol-

  1. Specie di misura romana.
  2. Accidenti come già dicemmo — è imprecazione frequente in bocca al popolo romano.