Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/429

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seguito del racconto di muzio. 413


«Ma ero destinato a pagare il fio della mia complicità a tanta abbominazione. — La megera — la matrona di tante dissolutezze — sembrò aver indovinata la mia risoluzione di fuga — e non mi diede tempo di eseguirla.

«Un giorno: — scendete Tito nel sotterraneo — mi disse — e portatemi alcune delle torce a vento, che mi furon richieste per una processione notturna. — Ebbi un presentimento di sciagura — ma ardimentoso come sempre — non volli dare ascolto a quella voce del mio cuore. — Poi mi era balenata alla mente l’idea di profittare dell’occasione, per allontanarmi per sempre da quella cloaca. —

«Non avevo ancora terminato di scendere la scala della catacomba — che mi sentii agguantato da quattro robusti uomini — e trascinato verso il carcame che voi avete veduto — e donde miracolosamente fui tratto da voi. —

«Eran birri, e furono inutili le mie suppliche, le mie promesse e la mia disperazione. — Io doveva essere tra le vittime dell’impudicizia e dell’infamia. — Ma voi mi salvaste, uomo coraggioso! — e Tito così terminando baciava la mano del suo liberatore.