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436 | il governo del monaco. |
quale erano occupati molti lavoranti. — Quanto sieno nobili gli istinti dell’operaio — appare nei casi solenni e di rivoluzione. — In simili circostanze l’operaio — salva la roba e non la ruba — salva la vita agli inermi — agii arresi — e non uccide mai col barbaro cinismo del mercenario. — Si batte poi come leone — disarmato contro gli armati — uno contro dieci. —
Di quel lanificio di Lungara — molti operai si trovavano già cogl’insorti — e solo i più vecchi erano rimasti nello stabilimento. —
Quando però quei buoni vecchi scorsero il popolo — ed i loro compagni perseguiti da birri e da mercenarj — spalancarono le porte — introdussero dentro i fuggenti — o gran parte — e poi spianarono stanghe, mannaje ed ogni istromento di ferro o di legno — che potesse servire a difesa e ad offesa contro gli odiati stranieri e i birri persecutori.
Ne nacque un parapiglia indicibile all’entrata del lanificio — ove il vantaggio rimase alla gente onesta — ed ove non pochi della sbirraglia ebbero le cervella fracassate a colpi di stanga — e la pelle forata da coltelli. — Fu d’uopo che i birri imprendessero un regolare assedio, pigliassero posizione nelle casa di fronte e nelle circonvicine — e così conti-