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cucchi e compagni. 435


nuassero la pugna. — I nostri — asserragliati e barricati nel lanificio e ne’ suoi dintorni — radunate alcune armi da fuoco tenner testa — e continuò con varia fortuna accanitissimo il combattimento. —

I superstiti nostri tre amici — feriti — avevan combattuto e combattevano da leoni. — Gli insorti, animati dai loro capi — s’eran pure portati valorosamente — ma le munizioni mancavano — e colonne di mercenari si avanzavano in sostegno dei loro. —

La notte favoriva i figli della libertà — che quantunque privi di munizioni e pochi — non cessavano di resistere. — Eran le sette pomeridiane, quando rallentati i fuochi degli insorti — una colonna di papalini si accinse all’assalto — prendendo di mira il gran portone dell’opificio — che gl’insorti avevano barricato ma non chiuso. —

Orazio e Muzio dopo avere barricato il portone del lanificio — armati ciascuno d’una mannaja — collocati i più giovani romani — e più arditi — a destra e sinistra del portone — alla difesa — si tenevano pronti a resistere disperatamente ed a vendere cara la loro vita.

Attilio s’era incaricato di distribuire il resto della gente negli usci interni dello stabilimento — fatti barricare nel miglior modo