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438 il governo del monaco.


possibile — collocando buon numero di operai alle finestre del piano superiore — donde dovevano scagliare sugli assalitori — quanti oggetti pesanti potevano loro venire alla mano. — Egli, armato della sciabola d’un gendarme — ucciso da lui stesso nella giornata — scendeva poi a raggiungere gli amici al posto più pericoloso.

L’aspetto dell’interno del lanifìcio già era straziante. — Molti cadaveri di coraggiosi popolani — morti alla difesa dello stabilimento. erano stati portati ed ammassati nell’angolo più oscuro dell’ampio cortile. Molti feriti giacevano qua e là negli altri angoli e nelle stanze terrene — e un solo lamento non si udiva — da que’ valorosi figli del popolo. —

Un’immensa tavola con un candelabro nel mezzo — occupava il centro di un vasto salone a sinistra dell’ingresso — e su quella tavola si vedevano ammonticchiate bende, fascie, filacce e panni di varie specie — che la casa aveva potuto fornire pel servizio dei feriti. — Bottiglioni — bottiglie — fogliette con vino non mancavano. — Una conca grande d’acqua — stava a’ piedi della tavola — forse refrigerio più utile ai sofferenti feriti — sia per mantenere, bagnandole, le loro ferite umide e fresche — sia per appagare la sete che le ferite generalmente cagionano.