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il sotterraneo. 457


Attilio e Muzio — stanchi e piagati — non vollero abbandonare i feriti all’insulto ed al ferro dei soldati pretini. —

Nel sito più basso del lanificio — all’estremità d’un immenso lavatojo per la lana — scorgevasi una porta di quercia massiccia — la quale sembrava a primo aspetto dover dare sul canale delle acque — canale che probabilmente andava a sboccare nel Tevere — parte del Tevere egli stesso. E il canale esisteva davvero — ma la porta — metteva invece in un sotterraneo — a traverso un ponte costrutto sul canale stesso. —

Per quel sotterraneo cominciò a difilare la pietosa processione di donne — di feriti — e d’assistenti — quando ogni speranza, non di vincere, ma anche di resistere, era venuta meno.

Ma nella città pretina — colla corrotta miserabile educazione della menzogna — e dell’ipocrisia — troppi sono i traditori — ed un traditore vi fu — che gettando uno scritto da una finestra — mentre scendevano i popolani — avvertiva gli sgherri — della ritirata dei difensori.

L’assalto allora non venne più a lungo differito. — Una moltitudine sempre crescente di mercenari e di birri — s’avventò sulla bar-