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Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/102

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reminiscenze, essa ricadde sul suo lettuccio con immobilità disperata, «io sono venuto a liberarti, e tu sarai libera in questo momento, se vorrai seguire i miei consigli».

«I tuoi sono consigli di Satana» rispondeva la giovine rinvenuta dalla prima impressione e ritornando al suo essere eroico, «via, tentatore nefando, l’esistenza mi pesa solo per aver avuto la sventura di conoscerti. E la libertà, per cui io darei cento vite, datami da te la calpesterei come orribile dono, e me ne servirei soltanto per uscir da una vita che tu hai reso infame».

«Eppure io t’ho salvata da una fede di perdizione, Marzia, e t’ho posta sulla via del Signore e della santa sua Religione».

«Sappi, impostore, per confusione tua, ch’io tornai col pentimento alla fede d’Israele, alla fede dei miei padri. Solo alla mia innocenza io non potrò tornare — scellerato! — E tu ben lo sai; e sai quanti raggiri, quante menzogne e seduzioni tu adoperasti per ingannare una giovinetta tredicenne — prostituirla, e, quando sazie le tue libidini, chiuderla in uno di quei postriboli da voi chiamati conventi, per isbarazzartene».

«Via, assassino dell’anima! la tua presenza mi è mille volte più insopportabile di questo duro carcere».

A queste parole Marzia s’era rialzata, e l’occhio suo scintillava nell’oscurità come quello della tigre. — Il Gesuita, con una lanterna sorda