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CAPITOLO XIX.

L'ASSALTO FORTUNATO.

Datemi l'arme, all'insidioso acume
Delle volpi di corte, i miti accenti,
A me l'acciaro! dell'oppresse genti
Dal furor dei tiranni è questo il nume.
 (Palmi d'Arezzo).


Dopo alcune scaramuccie coi Borbonici a Renne, i Mille impresero quella famosa marcia di notte verso Parco, che li mise in facili comunicazioni coll’interno, e la parte orientale dell’Isola — marcia che io non ricordo d’aver veduto simile, e tanto ardua, nemmeno nelle vergini foreste dell’America. — Marcia che, senza la cooperazione di quei magnifici picciotti delle squadre siciliane, sarebbe stato impossibile di eseguire, o almeno di trasportare i pochi cannoni nostri e le munizioni.

L’alba del 22 maggio trovava i Mille a Parco, grondanti d’acqua piovana — e molli di fango dalla più disastrosa delle marcie di fianco — e se avessero avuto da fare con un nemico più diligente, quel giorno poteva essere funesto ai nostri Argonauti.