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capitolo lvii 345


nelle pericolose imprese d’avanguardia dal coraggioso Talarico che gli serviva da guida e da compagno.

Nullo seguì subito il movimento dell’avanguardia colla centuria del centro. Egli marciava in colonna per sezioni a distanza intiera all’oggetto di fare una maggior comparsa di forze che non esistevano realmente. Ma quando il centro della sua colonna passava il ponte a passo celere, il nemico, per via d’un filo, fe’ saltare la mina, e per fortuna l’esplosione ebbe luogo tra una sezione e l’altra.

Comunque, vi furono varii morti, feriti precipitati nel fiume e, peggio ancora, il convoglio dei feriti e la retroguardia divisi dai loro compagni. Il demonio del fanatismo e della guerra aveva veramente inspirato il gesuita in quel giorno fatale, e tutto camminava secondo le previsioni sue diaboliche. Egli aveva ridotto i trecento a terribile frangente; e con tutta la fiducia che cotesti valorosi avevano nel loro capo, non mancarono alcune parole ingiuriose tra loro: «Perchè non s’erano fatte indagini più accurate prima di avventurarsi sul ponte; e se non vi aveva pensato il duce, perchè non il capo di stato-maggiore?»

Non appena la mina ebbe scoppiato, una valanga di forsennati precipitò dai monti sulla destra dei nostri. Urlavano come belve, mentre fulminavano stando dietro le piante una grandine di fucilate. Fortuna per i liberi che i cafoni non