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erano destri a sparare il fucile. Non così i cacciatori borbonici. — Il loro battaglione, imboscato dietro varii scaglioni di trincee e di fossi, aprì un fuoco infernale di fronte, e questi soldati, addestrati ai tiri ed armati d’eccellenti carabine, in poco tempo fecero un monte di cadaveri e di feriti ad occidente del ponte del Volturno.

P... che aveva passato il ponte con circa cinquanta uomini della sua centuria, era stato obbligato di ripiegarsi sulla centuria del centro; ed in poche parole, con Nullo. Essi convennero di difendersi sul posto — alquanto coperto dalla depressione del terreno, dalle sponde del fiume e dai rottami del ponte — sinchè Ezio ed i feriti avessero potuto varcare il Volturno — ciocchè costò molte vite e gran perdita di tempo. La situazione del resto dei trecento diveniva ognor più disperata; ed il nemico ingrossava sempre più; non ostante, sin quasi verso sera ogni carica del nemico era stata respinta, ed i nostri padroni del campo di battaglia.

Nullo, P..., Muzio, Ezio e le nostre eroine sembravano leoni feriti. Menomati gl’individui, erano cresciuti i moschetti, i cadaveri fornivano di munizioni coloro che potevano sparare; ed ognuno aveva scelto un’arma buona, se non per vincere, almeno per vender cara la vita. Si era, fra questi superbi campioni del diritto, nella voluttà della morte! Chi cadeva gridava: «viva l’Italia!» Ed i nemici, verso sera, non ardivan più di giun-