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102 primo periodo.

rammo uno sbarco di notte, che ci diede, ad onta di forte resistenza del nemico, quattordici bovi. I nostri pugnarono in quella occasione con un valore sommo, e si distinsero sopra tutti il Vallerga, di cui già feci cenno, e Battaglia domatore di cavalli.

Le artiglierie nemiche seguirono la costa, e profittando della circostanza del vento contrario e della strettezza ci cannoneggiavano, ove potevano con vantaggio, ed ove potevano ci fulminavano anche con moschetteria. Nel Genito, posizione forte sulla sponda sinistra del Paranà, stabilì il nemico una batteria di sei cannoni. Il vento era favorevole, ma scarso, ed in quel punto stesso, per le tortuosità del fiume, ci dava in faccia, dimodochè dovemmo fare un tragitto di circa due miglia a tonneggio, cioè portando ancorotti (piccole ancore) avanti con lunghe alzan e, e tirando sopra le stesse, a suono di tamburo ed a passo di carica; procedendo così a piccola velocità, per esser forte la corrente contraria in siti stretti. Per fortuna nostra la batteria nemica era troppo alta e troppo vicina, sembrando sospesa sulla nostra testa.

Cotesto combattimento fu brillante. La maggior parte della gente nostra era destinata alle alzane ed ai palischermi, il resto ai cannoni e fucili. Combattevasi e si lavorava con alacrità grandissima; le pugne eran diventate un giuoco per i miei valorosi compagni. Si osservi che il nostro nemico apparteneva ad un esercito esaltato e superbo per recenti vittorie; lo stesso esercito che poco dopo sbaragliava il nostro completamente all’Arroyo Grande, assieme all’esercito di Corrientes riunito al nostro.

Ogni ostacolo fu superato con poca perdita, e questa cagionata dai moschetti nemici, giacchè i pezzi troppo alti e troppo vicini passavano sulle nostre teste danneggiando appena l’alberatura. E dopo d’aver smorzato i fuochi del nemico e smontati alquanti de’ suoi pezzi noi giungemmo con tutti i legni in salvo in una posizione spaziosa fuori d’ogni pericolo.