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48 primo periodo.

tico, ma con pochissima profondità nella foce, dimodochè solo nelle alte maree vi sono circa quattro piedi d’acqua.

Si aggiunga che in quella costa alluvionale ed inospitale, come le arene del Saara, il mare è eternamente agitato dalle eterne brezze della zona torrida, ed i frangenti spaventevoli, percuotendo l’orecchio dell’abitatore sino a molte miglia nell’interno, fanno l’effetto del tuono lontano; ed una nube di spruzzi marini e sabbie mosse dai venti vi abbarbaglia la vista.


Capitolo XVI

Naufragio.


Pronti alla partenza si aspettò l’ora della piena, e ci avventurammo alle quattro pomeridiane circa.

In tale circostanza ci valse molto la pratica nostra a spingere le imbarcazioni tra frangenti, senza di che non so come avremmo potuto riescire a metter fuori i lancioni. Abbenchè l’ora propria dell’alto flusso si fosse scelta, non bastava la profondità dell’acqua. Comunque, al principio della notte i nostri sforzi furono coronati da pieno successo, e gettammo l’àncora nell’Oceano, al di fuori de’ furiosi frangenti, a circa seicento metri dalla costa. Si osservi che barca di nessuna specie era mai uscita dal Taramanday.

Alle otto pomeridiane circa facemmo vela da quel punto con piccola brezza da mezzogiorno, che venne man mano crescendo sino a diventar bufera, ed alle tre pomeridiane del giorno seguente eravamo naufraghi vicino all’imboccatura del fiume Areringua con sedici compagni perduti nell’Atlantico, ed infranto il Rio Pardo ch’io comandavo, nei terribili frangenti di quella costa.

Sino dalle prime ore della sera, alla nostra partenza dal Taramanday mostravasi il vento da mezzogiorno, apparendo minaccioso e cominciando a soffiare con violenza. La nostra corsa era parallela alla costa. Il Rio