Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/13

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figura del milanese Giacomo Medici, suo compagno d’America e già guerrigliero in Ispagna. E assai opportunamente: dacchè esso pure, coll’affabilità del linguaggio, colla squisita cortesia de’ modi, coll’ineffabile bontà di cui dava saggio ad ogni incontro, inspirava tale fiducia da trascinare gli animi a ciecamente seguirlo.

In pochi giorni la compagnia scelta d’avanguardia superò la cifra richiesta a comporre il Battaglione1, ed il Governo Provvisorio, viste le proporzioni che prendeva l’arruolamento, allo scopo di allontanarlo da politiche combustioni e pericolose influenze, ordinò al Generale di trasferirsi immediatamente a Bergamo, onestando e velando la presa risoluzione coll’accampato bisogno di meglio serragliarvi le file e di trovarsi strategicamente parato ad ogni evento.

  1. Oggi che scriviamo dopo tant’anni queste Memorie, ben pochi sono i superstiti di quella eletta schiera, che fornì poi tanta valorosa ufficialità nelle sopravvenute campagne, combattute per l’Indipendenza Italiana, sempre al seguito dei due strenui Condottieri Garibaldi e Medici. Molti di essi nel 1861, all’epoca della fusione dei due eserciti, il Garibaldino ed il Regolare, riconosciuti idonei ad incorporarsi in quest’ultimo, vi salirono ai sommi gradi, glorificando con sè stessi la loro origine.