Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/42

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Non una croce elevasi

     Sull’urna di Manara?4
     Qual marmo a noi la spoglia
     Del generoso impara?
     La spoglia di quel forte
     Che fulminato a morte
     77— Eredità d’onor —

          Sacrava ai figli teneri
     Il glorïoso brando,
     E col languente anelito
     Gemeva: «Un dì pugnando
     Prodi fra patrie squadre,
     Vendicheranno il padre
     84Che per l’Italia muor».5

Sorta Milano — intrepido
     A’ propugnanti è duce,
     Indi dell’Alpe a guardia
     Sua valentìa riluce:
     Ei di patrizia gloria
     — Figlio della Vittoria —
     91Crüenta orma stampò.

          Poi che l’arcana mischia
     Sui campi di Novara
     Dischiuse a’ forti innumeri
     Bella, ma inutil bara;
     Ansio tuttor di guerra
     Dalla tradita terra
     98A Roma trasvolò6.

Ed ivi - formidabile
     Soldato e condottiero,
     Sereno in mezzo ai turbini,
     Al caricar primiero —
     Cadde nel dì supremo,
     Quando il singulto estremo
     105Fremeva la città.

          Viva Manara! ai posteri
     Sacra è la tua memoria.
     Tu che apprendesti al divite
     Volgo la vera gloria,
     Spada tu fosti ultrice,
     Favilla animatrice
     112D’una codarda età.

E a te qual croce o lapide

     Piange l’augusta creta
     Dolce Mameli, o Ligure
     Mestissimo Poeta?7
     Il santo ardor de’ carmi
     Lanciollo a stringer l’armi
     119Campion di libertà.

          E segno ai primi fulmini
     Cadde onorato in campo.
     Morto — sul volto esanime
     Pur gli raggiava il lampo
     D’una speranza cara:
     Che l’immatura bara
     126Italia piangerà.

Ed Ella piange l’inclito
     Vate che tanta in cuore
     Fuse a’ fratelli italici
     Vampa di patrio amore.
     Del veneto Lïone
     Cantava la tenzone
     133Del morbo al furïar.

          Allor che i ceppi a frangere
     Con bellicoso squillo
     Dall’Etna all’Alpi ergevasi
     Il tricolor vessillo...
     Ei di speranze altero
     Inno immortal guerriero
     140Primo s’udìa cantar.

Ed or la candid’anima
     Sciolta dal lento frale
     Liba l’eterno gaudio
     De’ Cherubin sull’ale:
     Ivi sua mesta lira
     Fatidica s’ispira
     147Sovra i futuri dì.

          Tu pur, Rasnesi, debile8
     La man, ma forte il cuore,
     Cercasti la battaglia
     Con indomato ardore.
     Il fronte sì gentile
     Ti ruppe il ferro ostile,
     154Precoce avel ti aprì.