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universale. | 83 |
Medici uno collydo, omnium oculus vult curare, sed per singulas ecclesias vulneribus medetur illatis à quello insomma s'aspetta, a i semplici et idioti non predicar cose sottili, à dotti non proporre cose triviali, non magnificar le cose leggieri, come alcuni fanno, non indurre disperatione, ne peccatori per l'ira di Dio, non fargli presontuosi con la misericordia, non predicargli cose nove et capricci di sua testa, non esser abondante nel suo senso in isporre la scrittura sacra, arguire i difetti publici, come si conviene, celebrar la verità secondo il luogo, e il tempo, et in tutte le cose cercar l'utilità delle anime per scopo principale. Quelle parti sopra tutto, che da Cicerone, et Quintiliano sono desiderate in famoso Oratore, si ricercano ancora in lui, cioè Natura, Arte, Imitatione, Essercitatione, et Memoria. [Horatio.] Natura, perché (come dice Horatio)
Tu nihil invita facies, dices vè Minerva.
E ben vero, che di quella non deve disperarsi, perché (come dice Mattheo Bosso in una epistola, dove tratta quello, che s'appartiene a un predicatore) Nihil est tam omnino difficile quod studium, pertinaciaq; non superet, ed deniq; non sibi suppedidet, et se la gaza (dice egli) impara [Don Matheo Bosso Canon. Reg.Late.] di parlare, e il papagallo, et gli altri uccelli perché non impararà l'huomo, havendolo per natura proprio, e aiutandolo la gratia divina.et lo studio con l'essercitio suo faticoso? Ove il gran Demosthene ci serve per essempio, il quale con l'assidua essercitatione emendò, et riformò la lingua sua, ch'era nel profferire alcune cosa nodosa, grassa, et repugnante fuor di modo. L'Arte, perché, se ben Seneca[Seneca.] dice. Non delectent verba nostra, sed prosint. Se bene in S. Mattheo nostro Signore maledisse quel fico, c'haveva foglie solamente, et non frutti se si fa obiettione di quel che Paolo scrive a Corinthi. Sermo meo et praedicatio mea non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus, et virtutis. et poco dopo, soggionge, Nos autem non spiritum huius mundi accedimus, sed spiritum, qui ex Deo est, ut sciamus quae a Deo donata sunt nobis, que et loquimur non in doctis humana sapientia verbis, sed in doctrina spiritus, spiritualia spiritualibus comparantes. io rispondo, che il predicatore non deve darsi tutti a i fiori della eloquenza, et lasciare per il diletto dell'auditore l'utilità dell'anima, come le prime sentenze alludono. Ma che in lui non si ricerchi arte singolare; et isquisita nel predicare, questo non lo negarà Paolo mai, perché San Hieronimo [S. Hieronim.] scrivendo a Famacchio et Oceano della preclara et illustre arte di Paolo nep redicare, dice queste parole a punto. Paulum Apostolum profetam, quem quotieseunque lego, non mihi verba videor audire, sed tonitrua. legite epistolas eius maxime ad Romanos, ad Galathas, ad Ephesios, votus in certamine positus est, et videbitis in testimoniis eius, quae sumit de veteri testamento, quam artifex,