ndo, che in uno ore non bene se capiunt laudes Christi cum laudibus iovis dove la Chiesa dice, che tal vescovo recitava le favole de Poeti et le Moralizava, la qual cosa non conviene, sicome disconviene ancora, che il predicatore predichi cose apocrife, et non autentiche, à patto alcuno. Però San Tomaso in una epistola honestamente arguì uno, che haveva predicato, che la stella apparsa ai Magi havea forma di un putto picciolo, et che la Vergine Madre ogni giorno sette volte meditava la passione di Christo non mancando della scrittura cose infinite da dire, senza divertire à favole ignote, et incerte. Si dee guardare il predicatore massimamente da dir cose false nella predica, et massime intorno alle cose di fede, et pertinenti ai vitij, et alle virtù; per non render sospetta tutta la sua predicatione, et farsi egli stimare ò uno ignorante, ò un malitioso. Così dee guardarsi grandemente dall'adulatione in quelle cose che son reprensibili nel popolo, et anco nelle temporali magnificenze; ecceto se per sorte non adulasse temperatamente, per far gli auditori più patienti à tolerare la fraterna correttione, et parimente hà da guardarsi dalla iattantia assai, et dall'ostentatione, per non render disprezzabile presso ai Dotti, et giudiciosi, i quali in uno tratto capiscono il valore della persona, et sanno, che fa una congierie di robba, per fare una apparenza, et una mostra, non perché sia fondato veramente, come a un Dotto s'appartiene. Ne deve il buon predicatore stoltamente detrahere à maggiori, per non generare scandalo, et seditione nel popolo, il quale atto à appigliarsi sempre più tosto al male, che al bene, et da tal predicatione più tosto si genera disturbo, che frutto d'alcuna sorte. Ne deve amar le risse, et le contese con gli altri predicatori nascendo sempre da tali contentioni qualche scisma ne gli auditori, e turbandosi la pace del popolo per queste frali, et inutili cỡtese che fanno. Guardisi anco di non essere troppo lungo nel predicare impero che Alimenta (come dice San Gregorio in una sua Homelia) [San Gregorio.] quae minus sufficiunt avidemus sumuntur. et la troppa brevità parimente (dice San Hieronimo) viene à troncare il desiderio de' studiosi. deve anco fuggire sommamente la troppa velocità del dire, et così la tardità perché (come dice Seneca) [Seneca.] Pronunciatio sicut, et vita debet esse composita, et nihil ordinatum est quod praecipitatur, et properat. E cosa ripensibile ancora la copia d'infinite allegationi et l'infinite divisioni, perché ne l'auditore le può tenere a mente, ne esso può fuggire la nota d'ostentatione a quello è necessario fuggire le parole ociose, et ridicole, per non parere un leggiero. Onde Gieronimo Santo dice. Bonus praedicator, est qui provocat proprium ad Luctum, et non ad risum. et non sempre ha da predicare l'istessa materia in ogni luogo, ma soggeto diverso, a diversi, [S. Hieronimo.] secondo la diversità delle conditioni, costumi, e stati. A questo proposito dice Hieronimo Santo dell'Apostolo. Haec ad instar imperit