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94 piazza.
DE' DOTTORI DI LEGGE O GIU-
risconsulti, ò Leggisti. Disc. V.


H

Avrãno pur questi Dottori gravi delle robbe longhe un'ampio torto, a dolersi di quattro sfrisi, che in fine hò preparato per l'eccellẽze loro, mettẽdo sul principio un mar di lodi, et cõsecrãdo mille honori debiti alla professione delle leggi, così in commune, come in particolare, per mostrar l'affettione giusta, ch'io tengo verso una disciplina sì egregia, che altre volte nello studio di Ferrara et di Siena sotto dottissimi precettori è stata da me con singolar fatica seguita et abbracciata. E tanto più che non son io che dia sul viso alle persone; come fanno i maldicenti, e detrattori, ma gli abusi delle cose tanto noti, et apti, che senza occhiali al naso da gli orbi istessi possono vedersi, et rimirarsi. Ne devranno per questo men gratiosamente rifiutar questo discorso, essendo stato cõpilato da i detti de' più famosi giuriscõsulti che vadino attorno, e in lor favor e gratia principalmẽte da me cõposto, et ordinato Cõ somma licẽza adữque di quelle illustri toghe, vẽgo a isplicare al modo i rari pregi di questa professione, riservãdo nell'ultimo la narratione de difetti, per parer (come sono) più alle sue lodi prõto, che a biasimarla disposto, e sollevato. Hãno le leggi (parlãdo dell'humane) havuto vari, e diversi auttori, et institutori d'esse; percioche si legge al tẽpo che Mosè scrisse la legge divina a gl'Hebrei, Cecrope haver instituito leggi umane per gl'Egitij. Foroneo dopo questi fu il primo che diede le leggi a i Greci, secõdo Isidoro[Isidoro.], havẽdole date prima a i mortali Cerere, secõdo il parer di Põponio Leto, [Põponio Leto.] et di Virg. che dice. Prima dedit leges, Cererint sunt õia munus. [Virgilio.]Appresso à lui Mercurio Trimegisto le diede à gli Egitij: da poi Dracone, et Solone a gli Atheniesi; Licurgo à Lacedemoni; et Palamede fu il primo che facesse le leggi delle guerre a giudicar gli esserciti. [Valerio Massimo.] Narra Valerio Massimo nel libro de simulata Religione, che Minos diede le leggi a i Cretẽsi, Philolao le diede a i Thebani secondo il Volterano [Volterano.] Apollo a gli Arcadi secondo M. Tullio nel lib. De natura Deorữ. Zoroastro [M. Tullio.] secondo Celio, a i Batriani, Platone a i Magnesij, [Celio.] secõdo l'istesso Deucalione a i Delfi, secondo Ovidio, di cui dice quelle parole [Ovidio.].

Non illo melior quisquam, et amantior aequi
Vir fuit

Saturno à gli Itali, secondo Virgilio in quei versi [Virgilio.].

Et genus indocile, ac dispersum montibus altis
Composuit, legesq; dedit, Latiumq; vocari.
Maluit.

Et altri auttori vogliono, che i Magi le dissero a i Persi, i Druidi a i Galli, Zeleuco a i Locresi, Hippodamo a i Milesij, i Ginnosofisti à gli Indi, Belo a i Caldei, Eaco a Egina, Phidone a i Corinthi, Zamolsi a i Scithi, Charõda et Phalea ai Cartaginesi, Romulo, et Numa ai Romani, et per maggior credito loro attribuirno quasi tutti l'inventione di quelle ai Dei; di modo che Zoroastro disse haverle ricevute da Oromaso, Trimegisto da Mercurio, Charinõ da Saturno Dracone et Solone da Minerva, Zamolsi da Vesta, Platone da Apolline, Minos da Giove, Numa Põpilio dalla Ninfa Egeria: La onde furon le leggi tutte illustrate nella Genealogia fuor di modo, benche tutti costoro [Marsilio Ficino.] andarono (come dice Marsilio Ficino) come simie imitando Mosè, qual veramente ricevete per man d'Iddio la legge, ma nõ già loro, se ben col lume particolare, ch'esso lor porse, informarono i popoli di leggi saggie, et prudenti, quãto l'humana coscienza puote comportare. Quindi [Platone.] Platone nel suo libro delle Leggi disse apertamente, che le leggi non possono essere senza il lume d'Iddio contituite et il medesimo nel suo Protagora disse tutte l'arte humane discipline procedere da Prometheo, cioè dall'humana providenza, ma la legge sola venire da Giove per Mercurio, cioè da Dio per mezzo dell'Angelo. Questo istesso disse [Demosthene] Demosthene in quella sentenza. Omnis lex est invẽtio, et donữ Dei, et M. Tullio nelle Filippiche disse. ex nihil aliud est, nisi recta et a numine Deorữ tracta ratio, [M. Tullio.] questo medesimo attestano gli Imperatori nel Codice, al titolo de praescriptionib. et né Canoni, al capitolo Nemo, alla causa sestadecima e questione terza, son scritte queste parole. Leges sunt per ora principum divinitas promulgatae, il che evidentemẽte conferma ancora quel passo de' Proverbij. Per me Regis regnant, et legum conditores iusta decernunt. Ne sẽza mistero (dice Marsilio Ficino) furno ascritte particolarmẽte le leggi di Minos à Giove, quelle di Licurgo a Apolline, et quelle di Solone a Pallade, perché toccarono in questo le trine persone, e gli attributi loro, che per fede cõfessiamo noi Christiani, cioè la potenza determinata per Giove principal fra gli Dei, la sapiẽza allusa da Pallade, et la bõtà significata per Apolline, la quale è tãto ampia, et grãde, che solẽ suum oriri facit super bonos, et malos. In favore delle leggi parlano poi tutti gli auttori dotti, [Aristotile.], et massime Aristotile, che nel libro della morte et della vita dice,