si conservasse lungamente, osservando gli ordini della Republica, et della militia tanto saldamente, che fu un miracolo in lor, et un stupore à gli altri [Valerio Massimo.]Valerio Massimo recita l'essempio di Torquato, che havendo comandato, che nessuno uscisse fuor de steccati contra l'inimico, e [Torquato osservator delle leggi.]pugnando contra il suo precetto il figliuol proprio volle più presto che morisse quantunque vincitore, che mai potesse dirsi che fosse permesso a' soldati Romani disubbidire alle leggi da capitani loro imposte. L'istesso essempio quasi nel primo de' Re, si legge, ove è scritto che Saul volle occidere Ionata suo figliuolo perché haveva contrafatto all'editto suo regio, benché ignorantemente, e per causa di necessità, mangiando un poco di favo melese per buona sorte il popolo israelitico non l'havesse dalle mani proterve liberato. Scrive Monsignor Macone huomo eccellente nelle lettere, nell'oratione funerale per il Re Francesco Primo, che l'invittissimo suo Re soleva dire, che il Magistrato, e 'l Re doveva comandare a tutto il resto, et le leggi a lui. Quindi che i Re Spartani (come nota Atheneo) molto saggiamente si sottoponevano al magistrato Ephoro chiamato, volendo dimostrare quanto conto tenevano dell'osservanza delle leggi del regno, degna veramente d'eterna veneratione et honore. Non è lontana minormente in un signor la cura de studij sì in se stesso, come ne sudditi suoi, meritevole d'attention, et diligenza, perché (come dice Vegetio nel primo De re militati Nullus est, cui sapientia magis conveniat, quam Principi cuius doctrina omnibus debet prodesse subiectis. Però Platone chiama felice quella Republica, nella quale o i Filosofi regnassero, o i Regni filosofassero. Et Seneca disse, il secolo d'esser d'oro, quando i sapienti regnano; perché (come attesta M. Tullio nel primo libro De dignitate) Regale opus est sapere et diiudicare. Perciò non chiese Salomone nel terzo de' Re altra cosa a Iddio che la sapienza, per governare il popolo commesso alla cura, et regimento suo particolare. E del Messia è scritto in Hieremia. Et regnabit Rex et sapiens erit, et faciet iustitiam, et iudicium in terra. Onde si legge in Policrate di Traiano Imperatore, che suase al Re de' Franchi, che instituisse i proprij figliuoli nelle discipline, dicendo che un Re illiterato non è altro che un asino coronato. Giulio Capitolino riferisce che Gordiano Imperatore hebbe più cura delle lettere, che di congregar thesori. Onde hebbe nella sua libraria sessanta due milia volumi. Parlando Simaco dell'amore che i principi han da portare a' studij, dice quella elegante sentenza: Et speciem hoc florens Reipub. ut disciplinorum professoribus praemia opulenta pendantur. Per questa causa Giulio Cesare appresso a Svetonio è commendato, per haver dato la cittadinanza tutti i professori dell'arti liberali, acciò più volentieri habitassero nella Città di Roma. Il Pontano nel libro, che fa della liberalità, scrive, che Antonin Pio non solamente donò salarij, e mercedi a Rethori, e Filosofi; ma dignità, et honori di grandissima