Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/88

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diffinendo che così sia una vera città, disse, che, Civitas est civiữ unitas ad bene vivendum ordinata. Imperoche se i Cittadini hanno da viver bene, è di mestieri, che siano uniti, e concordi. Onde nella sua politica prova che l'huomo per l'unione può pervenire alla beatitudine, e felicità; Cosa che prevedendo Licurgo [Licurgo.] legislatore, ordinò à suoi cittadini fra le pochissime cose la concordia fra loro. Onde saggiamente parlò [Democrito.] Democrito quãdo disse. Actum est de civitate, ubi imperium traditur discordiae. Ne meno [Socrate.] saggiamente favellò Socrate dicendo. Nulla est quam dissidens culpa quam discordia civius. Il che venne à confermar [Pisistrato.] Pisistrato in quel suo detto. Maiores civium hostes esse nequeunt quam dissipent cives. Però il Mantoano Homero in una Egloga [Virgilio.] si duol cotanto della discordia della sua patria in quei versi.

Impium hoc tàm culpa novalia miles habebit.
Barbarus has segetes, heu quo discordia cives.
Perducit miseros? en quos consuevimus agros.

E [Lucano.] Lucano Poeta la detestò tanto ancor egli dicendo.

Summum brute nephas civilia bella putamus.

[Essempi per la concordia.]Non è egli assai noto per l'historie il danno che apporta a' miseri governi la discordia? la potente Babilonia non fu destrutta da Cyro per la discordia de' suoi cittadini? l'antica Cartagine non andò in ruina per le dissensioni di principali? Non andò in esterminio il regno Giudaico per le dissensioni delle tribù discordanti fra loro? Se fra gli Indi non fusser nate le discordie, Semiramis non havrebbe ottenuto la vittoria così facile di quegli. I Lacedemoni non sarebbono stati vinti, e superati da gli Atheniesi infinite volte, se non havessero ricevuto i colpi di questa bombarda, che getta a terra le città intiere rotte, e desolate. I Numidi nõ sarebbon venuti alle mani de' Romani, se non fosse accaduto loro la pericolosa dissensione, che fu l'ultima ruina de' fratelli disuniti. E Roma istessa con tanta pace per tãti anni retta, non sarebbe ita in mal hora, se quel male, che previde Catone, non fosse entrato né furibondi petti de' suoi precipitosi cittadini. A tẽpi nostri è caduto dall'alto seggio della gloria sua la Republica Genoese, solo per questa discordia I Pisani, che già contesero dell'Imperio maritimo assoluto, per le lor dissensioni furono da Fiorentini miseramẽte soggiogati. I Fiorentini anch'essi persero la libertà quel tempo, che cominciarono i plebei a tumultuare contra i nobili, e che la pace della bella città, fu dagli animi del popolo strepitoso discacciata. La miseria de' Sanesi à tẽpi istessi quasi da gli occhi nostri è stata vista nõ esser proceduta da altro, che dalle discordie de' cittadini poco saggi nel governo della florida patria madre di tanti spiriti illustri, e generosi. Onde messer [Lelio Tolomei.] Lelio Tolomei, in una sua elegante oratione, attribuì la ruina di Siena, alle fattioni, et al mal governo de' superiori, dicẽdo Ne paia maraviglia questo, perché dallo