DELL'ISTROMENTAZIONE.
ARTICOLO V.
(Vsdi i fogli 5, 8, iO, -19, 24 e 2ò).
Nelle composizioni che debbono generalmente
avere carattere melanconico, l’uso
frequente del corno inglese collocato nel
centro della massa istromentale, perfettamente
conviene. Allora si può scrivere una
sol parte d’oboe e supplire alla seconda
con quella del corno inglese. Gluck ha impiegato
questo stromento nella sua Opera
italiana Telemaco, ma senza speciale intenzione,
e senza cavarne grande partito;
egli non lo usò mai ne’suoi spartiti francesi.
Io non so perchè Mozart, nè Beethoven,
nè Weber mai se ne sieno serviti. La maggior
parte dei corni inglesi sono di cuoio ("•),
e se ne fanno ancora di legno; i primi mi
paiono da preferirsi, poiché il timbro loro
è d’un carattere più deciso.
Il fagotto è il basso dell’oboe. La sua
considerevole estensione, che abbraccia per
10 meno tre ottave, lo rende in moltissime
occasioni di grande utilità. La sonorità non
ne è molto forte, e il suo timbro privo
al tutto di viva risonanza e di nobile sostenutezza,
propende al grottesco; del che
bisogna saper far conto a luogo opportuno.
Le sue gravi note forniscono bassi eccellenti
al gruppo intero degli stromenli da
fiato di legno. Si scrivono comunemente
i fagotti a due parti, ma siccome le grandi
orchestre sono sovente provvedute di quattro
fagotti, si ponno allora scrivere senza inconveniente
a quattro parti reali, e meglio
ancora, a tre; essendo la parte grave raddoppiata
all’ottava inferiore, per dare maggior
forza al basso. Il carattere delle sue
note acute esprime l’angoscia e il soffrire,
dirci quasi, di chi è oppresso, a talché si
può-questo stromento collocare qualche
volta sotto una lenta melodia, o in un disegno
d’accompagnamento con effetto sorprendente.
Laonde il sommesso chiocciare
(,gloussement) che si ode nello scherzo della
sinfonia in do minore di Beethoven, verso
la fine del decrescendo, è unicamente da
ascriversi al suono un poco sforzato del
la bemolle e del sol acuto de’ fagotti all’unisono. Quando il sig. Meyerbeer, nella
sua resurrezione delle monache, nel Roberto
11 Diavolo, ha voluto trovare una sonorità
pallida, fredda, cadaverica, s’è servito delle
note estremamente acute de’fagotti, e ha
ottenuto l’effetto. I gruppetti rapidi a note
legate possono impiegarsi con successo;
essi riescono felici quando sono scritti nei
tuoni che l’istromento desidera.
Il Fagotto per quinta, diminutivo del
precedente, il cui diapason è più alto d’una
quinta, più non ha luogo nelle nostre orchestre,
e il corno inglese vantaggiosamente
ne fa le veci. Esso ha però più forza
del corno inglese, e il suo timbro è di buon
effetto nella musica militare. E poi da dolersi
che sia stato quasi del tutto proscritto
dalle orchestre di stranienti da fiato, nelle
quali i fagotti grandi e piccoli servir potrebbero
ad addolcirne l’aspra sonorità.
Il contraffagotto, il suo nome il dice, è
al fagotto quale al violoncello è il contrabbasso.
La profondissima gravità del suo
diapason lo rende prezioso, non solo pelle
musiche militari, ma per le grandi orti)
Questo è un errore che il medesimo sig. Bcrlioz
ebbe a correggere ne! susseguente suo articolo1 Non vi è
specie alcuna di corno inglese di cuojo; vi è bensì il corno
inglese ricurvo il quale si copre di pelle perchè meglio
sieno uniti i pezzi di- legno dei quali è formato.
chestre ordinarie, specialmente ne’ pezzi di
carattere energico e grandioso. Beethoven
l’ha posto nel fanale della sinfonia in do minore,
e in quello della sinfonia con cori. Ma
nessuno lo suona a Parigi, nè s’insegna in
questo Conservatorio. Si tenta qualche volta
di rimpiazzarlo coll’officleide, il cui suono
non ha egual gravità, poiché esso è all’unisono
del fagotto ordinario e non all’ottava
bassa. Il timbro dell’officleide non ha
niente che fare con quello del contraffagotto.
Io credo pertanto che meglio si farebbe
senza questo stromento, di quello
che rimpiazzarlo a questo modo.
Gli stranienti a semplice ancia, come i
clarini e i claroni costituiscono una famiglia
non tanto attenente di parentado a
quella degli oboe come si potrebbe credere.
Sopra tutto v’è grande differenza nella natura
del suono. I clarini di fatto hanno
le voci mezzane più limpide, più piene, più
pure e più dolci di quelle degli stranienti
a doppia ancia, il cui suono è sempre acre
e in certo modo aspretto, che può però
essere raddolcito per mezzo dell’abilità
degli esecutori. Gli acuti suoni dell’ultima
ottava, togliendosi dal do in terzo spazio,
tengono alcun po’ dell’agrezza de’ forti
suoni dell’oboe, mentre che il grave e
risentito carattere delle note basse si assomiglia,
solamente però per la sua rubesta
vibrazione, a quello di certe note del fagotto.
Per conseguente il clarino ha tre
timbri distinti: quello del registro sopracuto,
che vuole senza più essere impiegato nel fortissimo
delPorchestra (alcune note sopracute
possono nondimeno essere tenute piano
quando l’attacco del suono siastatoacconciamente
preparato), o negli arditi tratti d’un
solo brillatilo; quello di mezzo, che si affa
alle melodie, agli arpeggi e ai passaggi; e il
grave proprio a quegli effetti Jreddamente
minacciosi, a que’ neri accenti di pertinace
rabbia, de’quali fu Weber 1 ingegnoso
inventore. Quando si voglia dare
grande rilievo agli stridi penetranti delle
acute note, e se si teme dall’esecutore il
pericolo d’un cattivo attacco dell ardua
nota, bisogna nascondere questa entrata del
clarino sotto un forte accordo di tutta l’orchestra,
il quale interrompendosi quando
il suono abbia avuto campo di rapprendersi
e spiegarsi, lo lascia allora impunemente
alla scoperta. Il destro di collocare
opportunamente queste tenute sopracute
capita assai di rado. 11 carattere de’ suoni
di mezzo spiranti una certa fierezza che
rattempera uria nobile dolcezza, li rende all’incontra
acconci all’espressione dei sentimenti
e delle idee più poetiche. La frivola
gajezza e del pari la ingenua gioja sole
paiono punto non convenire a questo
timbro. 11 clarino è uno strumento poco
acconcio all’iddio, ma si conviene meglio
al carattere epico, come i corni, le trombe
e i tromboni. La sua voce, quella è dell’amore
eroico, e se le masse degli stranienti
metallici, nelle grandi sinfonie militari,
risvegliano l’idea d’un guerresco
esercito ricoperto di luccicanti armature,
che va incontro alla gloria e alla morte, i
molteplici unisoni de’clarini, sentiti nel
tempo medesimo, sembrano rappresentare
le amate donne, le amanti dal fiero sguardo,
dalla profonda passione, che il rumore tlell’armi
esalta, che in combattendo pur
cantano, che coronano i vincitori o muoiono
insieme coi vinti. Io non ho mai potuto
di lontano sentire una musica militare senza
essere vivamente commosso da questo timbro
femmineo de’clarini, e preso da imagini
di questo genere, come dopo la lettura
delle antiche epopee. Questo bel soprano
istromentale, così sonoro, sì ricco di penetranti
accenti, quando è posto in opera
per masse, acquista nel solo quel tanto
di delicatezza e di misteriosa affettuosità
che perde in forza e in islancio. Niente di
più verginale, niente di più puro del colorito
dato a certe melodie dal timbro di un
clarino adoperato ne’suoi suoni mezzani da
un valente virtuoso.
Tra tutti gli stranienti da fiato il clarino
è il più atto ad imprendere, rafforzare,
diminuire e sfumare il suono. Quindi la
preziosa facilità di produrre il lontano, reco,
Ceco dell’eco, e il suono crepuscolare. Quale
esempio più mirabile potrei io qui citare
dell’applicazione di qualcuna eli queste
impressioni, se non la mistica frase del
clarino, accompagnata da un tremolo degli
stranienti da corda, nel mezzo dell’allegro
della sinfonia del Freyschùtz non è
questa la voce della vergine derelitta, la
bionda sposa promessa del cacciatore, che,
levati gli occhi al cielo, mesce il suo tenero
pianto al fracasso delle alte quercie
agitate e squassale dal turbine?
O Weber!!!
Io potrei del pari citare l’effetto se non somigliante,
almeno analogo d’un canto di clarino,
i cui frammenti interrotti con pause sono
egualmente accompagnati da un tremulo
d’una parte degli stranienti a corda, mentre
che i contrabbassi sforzano di tratto
in tratto una grave nota che produce sull’armonia
una pesante pulsazione. Ma in
questo caso l’autore, per dare al suono un
accento il più possibile vago e lontano,
volle che l’istromento fosse ravvolto in un
sacco di pelle che dovea far l’officio della
sordina. Il risultato di questa sperienza e la
sonorità per metà scomparsa di questo solo
di clarino hanno sempre l’alto grande impressione
su gli uditori. Quest’ombra di musica
fa nascere un tristo sentimento che
sforza al pianto, lo che non sarebbe dato
di ottenere agli accenti più dolorosi; un
suono di simil genere desta nell’animo una
tristezza qual si prova all’udire le tremolanti
vibrazioni dell’arpa eolia <-*-).
(Sarà continuato).
Bkulioz.
(*) Ripetiamo quel che abbiamo detto in altra nota;
è peccato eh» in questa sua analisi dell’indole e mezzi
di effetto dei varii stromenli il sig. Ilerlioz trascenda a
sovverchio abuso di poetiche interpretazioni 1 L’Esimi.
INDUSTRIA.
I.
€K!IIBALO M OTTO OTTAVE
Di fabbricazione ilei signor Paph
di Parigi.
La manifattura degli «stranienti di musica
s’è arricchita da alcuni anni in qua
di preziose scoperte. Ampliandosi sempre
più il dominio dell’armonia, non poteva
rimanere stazionaria l’industria che presiede
alla fabbricazione istromentale. L’fisti-omento
poi di cui più particolarmente
si doveva cercare di aumentare le risorse
era il cembalo, come quello che meglio
rappresenta le voci numerose dell orchestre.
Di certo non si è dimenticata la prodigiosa
quantità di cembali che vennero
posti in mostra all’ultima esposizione degli
oggetti di industria in Parigi, e le invenzioni
anche più numerose ond’erano raccomandati.
Fra tutti i fabbricatori di Parigi,
il sig. Pape si distinse per la varietà e la