novità delle sue produzioni. Da quell’epoca,
questo valente artefice ha fatto ancora altre
innovazioni, ma la più importante è senza
dubbio quella della quale stiamo occupandoci.
Il pianoforte di cui si parla è di otto
ottave compiute, il suono è d una sorprendente
bellezza e d una forza non comune;
i sette semi-tuoni aggiunti ai bassi sono
cosi pieni, così puri come nelle ottave che
seguono. Quanto alle note acute sono tutte
sonore fino all’ultima; però questa parte
dello stromento non tocca la perfezione dei
bassi. Ciò che in esso più ci colpisce si è
che coll’enorme quantità di suoni che possiede,
pare più corto, e in tutto meno voluminoso
che non sieno i cembali a coda di
forma ordinaria. Affrettiamoci ad aggiungere
che questa riduzione di formato è tino
dei perfezionamenti di cui il sig. Pape si
è specialmente occupato in questi ultimi
anni.
Sciolto una volta questo problema, l’applicazione
ne diventa facile. Il chiavicemlialo
ad otto ottave ne offre una prova
irrefragabile; perchè col sistema ordinario,
per ottenere dei suoni simili a quelli di
questo istrumento sarebbe abbisognato una
cassa di grandezza smisurata. Ora, lo scopo
del sig. Pape, fabbricando questo cembalo,
è stato sopra tutto di mostrare i vantaggi
che si possono ottenere col suo sistema ili
costruzione.
Noi crediamo che questo fabbricatore sia
il primo a desiderare che i pianisti vogliano
pur contentarsi dell’estensione ordinaria
della tastiera. Checché ne sia, il sig. Pape
pare stia facendo in questo momento un
nuovo esperimento che consisterebbe a
impiegare per questa ottava, aggiunta alle
ordinarie, delle lamine metalliche simili i
a quelle dei cembali senza corde i quali
producono dei suoni più robusti di quelli
delle corde. Insomma questo fabbricatore,
a non dubitarne, caverà un gran partito
da questa nuova estensione, e a tale riguardo
il passato è garante dell" avvenire.
Da trent1 anni il sig. Pape non ha cessato
di portare i suoi continuati perfezionamenti
sopra tutte le parti dell arte sua, e
noi conosciamo più di cinquanta invenzioni }
patentate dovute al suo ingegno. Invitati a
esaminare il nuovo cembalo di otto ottave,
abbiamo potuto convincerci che, sebbene
a tutta prima paja esagerata quell’immensa
estensione della tastiera, presenta ciò nulla
meno un interesse reale per le innumerevoli
risorse che offrono le note supplenti,
sopra tutto quelle del basso, che contribuiscono
potentemente alla ricchezza e alla
pienezza del suono; cosicché siamo d avviso
che bisognerebbe piuttosto sopprimere
un ottava alta che levare una sola nota dei
basso, e se il chiavicembalo è destinato’
a limitarsi a sette ottave, la tastiera si estenderebbe
dopo questo risultato, non dal do
al do, ma dal sol al sol.
Punto non dubitiamo che tutti i compositori
che si occuperanno di osservare questo
istromenlo saranno del nostro parere.
F.e M.e
Essenziale perfezionamento del eia»
rinetto fatto dal sig;. Fingerliut,
fabbricatore di stromenti, a Cassel.
Per quanto il clarinetto, fino dalla sua
invenzione (nel 1690 da Gio. Cristiano Denj.ner
a Norimberga) ai tempi attuali sia stato
migliorato ’da parecchi fabbricatóri di stromenti,
nominatamente dal rinomato sonatore
di clarinetto ‘Iwan Mùller, lasciava pur
sempre desiderare varie cose riguardo alla
sua costruzione e al suo meccanismo.
Tra le altre cose non si poteva tuttora
eseguire un perfetto trillo dal mi alJ’a diesis
(quarto spazio, quinta riga), e sul si (sotto
le righe), giacché coll’aprire la sesta chiave,
la nota ausiliare do si fa troppo acuta.
Tanto più devesi èssere riconoscente al
fabbricatore d" istromenti sig. Fingerhut a
Assia-IIassel, al quale dopo lunga meditazione
è riuscito di dare un altro meccanismo
alla sesta chiave, a guisa del flauto di Bulini,
per cui non solo si eseguiscono i suddetti
trilli perfettamente e colla maggior facilità,
ma ancora l’accordo di mi minore occorrente
su e giù sul mi nella seconda ottava
sotto il rigo. Questo meccanismo è di eguale
vantaggioso effetto sul mi sopracuto e sul
sol acuto, e garantisce la loro giustezza.
Gli stromenti del sig. Fingerhut si distinguono
in oltre per la loro bellezza, e
lavoro pieno di gusto. Questo suo perfezionamento
fu confermato in iscritto, in
data di Cassel 1 maggio 18-12, dal celebre
maestro di cappella Spohr.
BIBLIOGRAFIA MISICALE.
A.) Opere ili Thalberg e IAml recentemente
in Milano pubblicate.
Nella gerarchia musicale trovatisi alcuni uomini il
cui soiu nume e un talismano contro I indifferenza del
punDuco ed un mlaliiDne garanzia di successo. Aiiorcue
essi ìiinangoiisi inoperosi, ua ogni parie sorgono lamenti,
e coniimiuaiente vengono sollecitati a produrre alcun che
di nuovo: quando poi annunziano qualche inedito lavoro
tutti aspettano ansiosamente il giorno della pubblicazione
per acquistarlo e cosi deliziarsi col novello parto della ceìeontà
prediletta dalla moda.
iuaioerg e Liszt, gli imperanti pianisti della giornata,
a preferenza degli altri vanno annoverati fra codesti esseri
privilegiali: ogni apparir di una loro nuova opera, sia
essa di breve sviluppo e perciò non di rado con immagini
proprie, oppure di lunga portata, cd allora con molivi
ed andamenti tolti a maestri in voga, e un avvenimento
che mette in moto tutti 1 dilettanti e professori
ui pianoforte, che sono o si credono innoltrati d assai
neu arte esecutiva meccanica, ormai spinta ad un eccesso
veramente strabocchevole. Prima di inoltrarci a
far bree cenno delie composizioni di Liszt e Tnalberg
or ora fra noi comparse, ci si permetta esternar nuovamente
una nostra opinione in rapporto al genere da
queste sommità più specialmente nei comporre adottato,
genere cne, tranne ben poche differenze parziali, presso
a poco c quasi sempre io stesso e si può uir che non varj
se non per le maggiori o minori complicazioni e per le
cantilene piuttosto di Rossini o di Donizetti, che ui Meyerbeer
e odimi. l’halberg e Listz, forniti come sono di un
raro e forte ingegno, ed ii cui esempio esercita grande influenza
sulia massa Uegii artisti, a nostro credere, almeno ui
quando in quando, dovrebbero immaginare alcune composizioni
cne’ pei loro merito intrinsico, per la forma e
per»a condotta avessero a riuscire ammirate dalla posterità.
Le fantasia opolpourrisowo altrui motivi non ponilo
sopravvivere di moito all epoca in cui furono accozzate.
Le soie opere basate sopra i felici risultati di una ierace
immaginativa, di caldo sentire o di scientifica sicurezza
ponno aspirare ad una fama duratura. Infatti chi fra
ì giovani sanatori d’oggidì si e mai esercitato colle Fantasie
miliari, navali, funebri e colle Opere l’ò e si di
Steiheit (!), eolie minute Variazioni ai Gelinoli e di
VVanhal, oppure colle arie del Sansone e dell Orfeo
variale da Lramer, ecc. ecc.: pezzi che nella loro novità
vennero ad entusiasmo ricercati ed applauditi nelle società
musicali?
i ra ie creazioni di Clementi, Mozart, Beethoven, Weber
e Kummel, quali vengono tuttavia apprezzate ed eseguite
dagli intelligenti? le poche sopra pensieri altrui o le
nioite magnifiche Sonale a solo o concertate? Le prime
forse troveransi per caso presso qualche bihlomane musicale,
nel mentre le seconde, dichiarate splendidi monumenti
delFartc, dal vero esecutore vengono sempre con
molto vantaggio consultate. L poi se ne vuole una prova
anche fra gu autori viventi? Le Fantasie o variazioni
sopra melodie teatrali tempo là pubblicate da Czerny e
da lierz ora non vengono forse apertamente ripudiate
da coloro che pochi anni sono le vantavano come il non
plus ultra della musica brillante?
Da tutto questo vorremmo che Thalberg e Liszt de’
ducessero esser di assoluta necessità ricondurre la mu.
sica di pianoforte ad un genere in cui l’invenzione possa..signoreggiare, lo stile e la fattura possa» valere, cd in
cui il meccanismo più non sia la scapo dell’arte, ma
bensì il mezzo.-Chopin, che non tardò a comprendere
-una cosi savia massima, meritossi il titolo di pianista-com(1)
Il chiarissimo Félis asserisce che Steiheit ò stato
l’inventore delie fantasie sopra temi favoriti, il che fu
cagione di non poco danno alla musica di pianoforte.
positore eccezionale. Moschelcs, Iialkbrenncr, Mcndelsohn,
Berlini, Pixis, e poehi altri ci hanno dato anche
de’ pezzi severi, ma questi egregi autori sono da tenersi.quali emanazioni della vecchia classica scuola. 1 lettori
lei perdonino se alla sfuggita abbiamo toccato un imporItantissimo
argomento a svolgere il quale non basterebbero
più fogli: le verità che ponno riuscire d’incremento
all arte ed agli artisti non sono mai abbastanza proj
pagate, e il farsi bandilricc di esse è la principale de»
stillazione di questa nostra Gazzetta.
Al capolavoro di Donizetti, all’insinuante musica
della Lucia, che tanto spesso ed in tante guise ha servito
a virtuosi compositori ed a’ riduttori di ogni genere,
ricorse anche lhalberg; al pari del despota pianista
ungherese sul magnifico andante del finale secondo, il
pianista-tipo ha portato le sicure sue mani, ammantandolo
di tutti i seducenti capricci del nuovo suo sistema,
sviluppandolo fra un vaghissimo intreccio di accordi,
di trilli, di terze, di ottave, di arpeggi, di tremoli ed
in line di velocissime scale, senza che In melodia
cessi un sol momento di sentirsi distinta ed etlicace in
ogni sua parte. Il lavoro di Liszt sullo stesso tema, da
varj anni edito dal Ricordi, per forza e robustezza è da
porsi al di sopra di quello dell’autore della fantasia
sul Motèl le pagine di questi vincono quelle del trascrittore
di Schubert per delicatezza, grazia ed elegante
espressione. In quanto ad effetto noi incliniamo pel
primo. L Andante della Lucia variato da Thalberg
fu pubblicato dal Lucca presso il quale vide pure la luce
anche il Tema e studio in la minore che [ter la incantevole
sua bellezza, tanto di concepimento, quanto di
chiaro artifizio, assai notevole in ispccie, allorché le
note ribattute si uniscono al soggetto melodico, non che
pel meraviglioso modo con cui nelle varie capitali di
Europa venne dallo stesso Thalberg eseguita, già si acquistò
un’illimitata fama e venne perfino scelto da Adams
pel prossimo concorso al Conservatorio di l’angi.
— ÌNelle Licder o canzonette di Schubert, il compositore,
di musica intima, troppo presto rapito all’arte, trovatisi
inspirazioni per tutte le fasi dell’esistenza privata, sorrisi
per tutte le gioje, lagrime per qualunque dolore,
preghiere per ogni supplicante: l’anima lasciasi signoreggiare
dalla patetica espressione de’ suoi canti pieni
di melanconia e li accoglie con un’emozione inesprimibile.
Ecco il magico potere delle Licder di Schubert con
tanto fervore amate in Germania ed in Francia, e che
forse a noi sarebbero del tutto sconosciute se Liszt non
avesse rese famigliar! colle impareggiabili trascrizioni
presso i nostri coltivatori del pianoforte l’eòlia Serenata, il
toccante Desiderio, la Barcarola colle sue ondulazioni voluttuose,
il misterioso Boi des Aulnes, la fidante
Religiosa che prega fra l’imperversar della procella,
1 originale Posta, la commoventissima Ave Maria e molte
altre composizioncelle tolte a Schubert, che figurano sul
Catalogo del Ricordi, il quale fece pure tradurre le migliori
in lingua italiana.
Listz ora scelse quattro fra le melodie sacre del creatore
di una nuova poetica musica di canto per camera,
e da uomo intelligente e coscienzioso seppe rispettale
r individualità caratteristica del grande modello e conservarne
le primitive grazie, trasportando dalle voci al
pianoforte quei mistici e dignitosi concetti in taluno
quasi senza cambiare od aggiungere nota, ciò che per
vero dire non sempre fece in altre trascrizioni. Affinchè
poi le Melodie Sacre di Schubert potessero avere un
degno riscontro, a Beethoven ebbe ricorso l’imaginoso
pianista, e dalle creazioni sfuggite all’incomparabile
genio in un momento di penetrazione religiosa, trasse sei
pezzetti di una difficoltà piuttosto moderata, i quali riesciranno
assai interessanti anche senza il soccorso della parola,
e per essi si potrà giudicare quanto il grande alemanno
sinfonista fosse semplice e vero allorché egli voleva esserlo.
Beethoven anche in queste sue Melodie sacre lascia
travedere l’autore del Cristo al monte Oliveto e della
famosa Messa Solenne’, Listz. nel trascriverle, si meritò
gli elogj a cui è accostumato; in esse non operò meno
bene cne nelle Serale Musicali di Rossini, Donizetti e
Merendante, nelle Romanze di Mendelsohn, nelle Sinfonie
di Bcrlioz, di Beethoven, e del Guglielmo Teli, a più
di tutto negli Studj trascendentali di Paganini e nelle
Licder di Schubert. — Il riduttore mettendo alla portata
degli istroincntisti le composizioni vocali, adopera
nella stessa guisa di un incisore con un dipinto; perciò
il riduttore per pianoforte, da uno scrittore di cui ora
non mi sovviene il nome, viene qualificato pel più determinato
propagatore dell9 arte musicale, come l’incisore
o il litografo lo sono di quella della pittura. Ma
(piai enorme differenza passa dal ridurre come fanno
Listz e Thalberg, a coloro che un tanto al foglio colla
maggior traseuranza alterano e dilaniano in cento guise
le Opere teatrali per smania o bisogno di far presto!
Alla pubblicazione degli or accennati lavori di Liszt,
l’editore Ricordi fece succedere la Grande Fantasia
sulla Sonnambula dell’istesso autore, importante opera
di una condotta analoga alle già precedentemente applaudite
sopra motivi della Fiabe, de’ Puritani, della’
Lucrezia Iiorgia e dei Roberto il Diavolo. La nuova
fantasia principia con una introduzione a movimenta
moderato ed a passi arditi, nella quale di quando in quando
si odono alcuni brani di un coro nel finale primo che
in progresso vie» tre o quattro volte replicato variandone
il tuono, ciò che serve a dare al componimento
una certa qual tinta di unità. La bella melodia dell’andante
dell’aria del tenore è quindi posta con malto
discernimento e le espressive intenzioni di Bellini sono
riprodotte, colorite e modulate con buon gusto e maestria
in ispecie agli arpeggi segnati a tic righi. Una cadenza ad
libitum precede ii tema - Ah non giunge uman pensiero,
col quale Liszt volle imitare i corni staccandosi
però alquanto dal carattere prescritto dall’illustre autore;
poscia dopo dodici battute interviene nel rigo del violino
fa cabaletta del! aria del tenore si meravigliosamente
unendosi al tema finale dell Opera, che i due motivi
appaiono sempre distinti col loro accompagnamento,
a cui in seguito per sovrappiù aggiungasi un pedale u