Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/189

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VARIETÀ. 5^ IiA 6A11ETTA MUSIC AUE vW DI MIUAAO DIA LOCO TRA SIMPLICIO E SEJ1PROJIIO (Il diulogo è già incominciato/. Semp. Davvero!... E qui si va dicendo che la Gazzetta Musicate è un giornale che pute di saccenteria?... E chi è che lo dice? Sirnp. Tutti. Dimandatene a chi volete e sentirete ad una voce la stessa canzone. Non v’è classe di gente che non abbia la sua dose d’antipatia colla Gazzetta. 1 più dichiarati nemici son gli articolisti teatrali; ma ve ne sono in tutte le condizioni. Per esempio i maestri veterani e i maestri novizj; quelli che son famosi c quelli che credono di esserlo; gli scrittori letterati e quelli che non lo sono; i filarmonici virtuosi e i filarmonici orecchianti; i mercanti di carta e i mercanti di musica; chi sa le note e chi non le sa; i lettori oziosi e i lettori studiosi; quelli che ragionano e quelli che non ragionano. Oh! in quanto a questo siale sicuro che i suoi antagonisti non sono nè pochi, nè d una sola pasta: se ne trovano d’ogni qualità. Semp. Ma, e le ragioni per cui fanno questo giudizio le espongono poi? Siin/>. Altro che esporle! E sono varie secondo i cervelli che ne ragionano. Semp. Davvero, che non so tacervi la mia meraviglia! Io che finisco adesso il giro d’Italia, e ne parlai con quanti dotti dell’arte mi vennero conosciuti, non ne sentii che espressioni di favore. Al mio arrivo ne tenni discorso anche col suo proprietario per se’co lui congratularmene, ed egli pure mi fe’ intendere che aveva motivo a’ essere contento della sua intrapresa, dacché da tutti i paesi d’Italia aveva ricevuto lettere di lusinga sul conto della sua Gazzetta musicale. Vedete se giustamente ho a maravigliarmi di ciò eli’ ora ascolto. Ma, per vederci un po’ meglio, di queste tante ragioni per cui i suoi censori l’accusano di pedanteria sapreste voi dirmene qualcuna? Simp. Anche tutte se avete piacer di sentirle. V’ho già detto che son varie secondo la varietà delle teste che ne discorrono. Chi ne adduce una, chi un’altra. I maestri veterani, per esempio, quelli che son famosi, sostengono che gli scrittori della Gazzetta musicale, tranne qualche eccezione, sono come i cercatori della pietra filosofale, perchè nella musica del tempo presente non trovano nemmeno un’opera che li soddisfi veramente, e appena è che si degnino di concedere la loro ammirazione ai maestri già morti da quasi un secolo. Cercano la perfezione, e si sa che la perfezione è al di là le mille miglia di questa bolla di sapone. Stampano che llossitii non è sempre abbastanza estetico, che. Bellini è povero d’armonie, che Mercadante è fragoroso, che Donizetti è trascurato, che Bacini è leggero e bizzarro,,e così di tutti gli altri che vengon dopo questi: ne hanno una per tutti. E dunque naturale che nessuno de’compositori cui ella prende a rivedere il pelo possa essere di buon animo con chi va seminando per il mondo di simili dicerie, che son cavate fuori da certi loro ragionamenti che sanno di filosofia e che bisogna far troppa fatica di testa a capirli. I maestri novizj poi sostengono che la Gazzetta musicale non sa quel che si voglia, ed è ingrata verso il progresso del suo secolo, perchè disconosce i pregi di tutte le più recenti produzioni, divulgando per terra e per mare che la musica melodrammatica è decaduta dacché Bellini e Rossini non fanno più opere, quasicchè dopo Bellini e Rossini non siasi più udito un nuovo spartito, ed i teatri siano sempre stati chiusi. I così detti virtuosi poi l’hanno fieramente colla Gazzetta musicale perchè, quando parla di loro, si degna a malapena di dire quello che pensa, in tuon laconico e senza tante smancerie, nè badando ad officiosità ed a riguardi d’abbonamento, il che, come vedete, è un andar contro la corrente, ed e proprio un voler drizzare le gambe ai cani. L’hanno poi con essa acremente, perchè come la più parte degli altri giornali non vuol farsi proclamatrice a snou di tromba delle loro vicende teatrali, de’ loro trionfi, e non parla che di quelle cose che sente colle sue orecchie, e vede co’suoi occhi. Anche questo è un voler singolarizzarsi senza utile proprio e senza compiacimento di nessuno. 1 così detti dilettanti ed orecchianti, che sou quelli che danno i giudizj più sicuri in fatto di musica, aneli essi non hanno alcun buon sangue colla Gazzetta musicale perchè, con una fantasia tutta sua, abbandonando il giudizio della moltitudine, vuol mettere in campo quello soltanto delle sue dottrine, il che e un far della musica un’arie arcana, che non capiscono che quelli che hanno studiato assai per capirne i misteri. Fin adesso ci fu sempre musica, ci furon compositori, gli uni migliori deMi altri, e non s’è mai udito far distinzione nè di melodia, nè d armonia, nè di scuola italiana nè di scuola tedesca, né di espressione, nè di imitazione o estetica, nè di stile elaborato, né di stile semplice, ne di sapienza drammatica, nè di sapienza istromentale: tutte corbellerie che non l’anno che imbrogliare la testa di ehi vuol leggere gli articoli teatrali senza darsi la briga di pensare se dicono delle cose sensate, ovvero delle freddure. In teatro si deve dir bello quello che piace alla moltitudine, sia pure a dritto o a torto, e chiunque ha le orecchie.è in grado di sentirlo e giudicarlo. Hanno dunque ragione i buongustai di averla colla Gazzetta musicale, perchè vuol toglier loro la facoltà di giudicare, sostenendo che senza una positiva ed illuminata educazione artistica non si può far buono e fondato giudizio de’lavori di arte. Che importa di sapere il do-ve-mi per conoscere se una cabaletta è bella o brutta? Credetelo: sono corbellerie che non fanno che confondere senza giovare ad alcuno. Così poi 1 hanno colla Gazzella musicale alcuni mercanti di musica e di carta perchè, parlando poco bene delle moderne produzioni, fa discredito alla loro merce, e gran parte della musica che stampano marcisce ne loro magazzini. Questo è un danno assoluto di cui la sola Gazzetta del Ricordi è colpevole, e dovrebbe essere obbligata a compensarne i danneggiati. Degli scrittori d articoli finalmente non parlo. Essi che hanno finora tanto bene tenuto il campo della critica teatrale non possono soffrire la pretesa di taluni che vorrebbero cacciarli di scranna vantando dottrine e principj, teorie e sistemi, che finora furono al limbo senza che si sentisse mai la necessità d" invocarli. Le loro ragioni son precisamente come quelle degli orecchianti che non giudicali d’altro che dell’effetto, per quel che ne sentono; colla sola differenza che i primi spiegano le loro opinioni colle parole, questi cogli scritti. Per me trovo che fanno benissimo. Guai se i giornalisti non dovessero parlare che di quelle cose che sanno! La musica che deve essere un’arte di mero diletto per coloro che hanno orecchie, se non diletta, manca al suo scopo, e quindi non è più musica. Io son quindi persuaso che tutti han ragione di dire che la Gazzetta musicale pute di saccenteria. Semp. E non son altri che questi gli argomenti con cui dimostrano la rettitudine del loro giudizio? Simp. Che diamine! E non vi par che bastino? Semp. Son anche troppi per mostrare la cieca vanità di certi ragionatori! Mi permetterete però che vi dichiari che non sono nient affatto dell opinion vostra. Anzicchè provare che la Gazzetta musicale sa di saccenteria, le ragioni che voi m’avete comunicate dimostrano eli’ essa fa egregiamente il suo dovere. Simp. Scusatemi, ma temo che sia più facile dirlo che provarlo. Semp. E vero, perché a provarlo occorrerebbero molte parole che non è or tempo di fare. Nondimeno vi pregherò d’avvertire che dacché gli uomini han per costume di dir male di quelle cose che li privano della licenza e li guidano al bene, s’è sempre udito che, quando non han più nulla a susurrare contro chi s’adopera ad illuminarli, si vendicano col dire che son pedanti o che son lunatici. Provatevi ad impedire gli abusi di questa nostra amorevole società, e sentirete quante benedizioni di pedanteria o peggio vi capiteranno addosso. Simp. Si; ma questo non sarebbe veramente il caso. Semp. E il caso per l’appunto. Ne volete una prova? E perché cotesta gente che chiama saccente o anche pedante la Gazzetta, musicale, invece di limitarsi a propalarlo colle parole non lo mostra a tutto il mondo coll’organo delle stampe? La Gazzetta musicale, non predica le sue teorie di soppiatto, ma parla e discute al cospetto di tutti. Per qual motivo chi ha dei ragionamenti migliori dei suoi non li pubblica cogli scritti e manifesta cosi la sofisticheria, l’artificiosità, la stranezza, l’inopportunità delle sue dottrine? Questo dovrebbero fare e non accusare di pedantismo chi s’affatica di giovare all’arte col far conoscere i difetti che ne guastano i lavori. Ma qui abbiate anche me per iscusato se vi dico eli è più facile il dirlo che provarlo. Simp. Le ragioni ch’io v’ho spiegate valgono di prova per molti. Semp. Sì, valgon di prova per molti, ma son tutti di coloro che, o non sanno vederne l’erroneità per difetto di naturale intelligenza e per mancanza di coltura musicale, o di coloro che fan guerra alla Gazzetta dedicata alla musica perchè essa ha il coraggio di parlare schiettamente la verità. La verità, voi lo sapete, partorisce tutt’altro che amore. Vedrete or quindi che non è la cosa più prudente l’affidarsi ai giudizj di simili condannatori che hanno troppo palese interesse di Screditare chi non s’inchina ad incensarli come son usi d’essere incensati; e troverete che non a torto io ricuso di rimettermi ai giudizj loro come a quelli di gente troppo pregiudicata. Del rimanente abbiale per certo che non fa mestieri d una gran perspicacia per mettere in evidenza