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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 45 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
OSSERVAZIONI
Di un vecchio suonatore ili viola, ecc.
(Tedi il foglio IV. 42, 43 e 44 di quella Gazzetta)
f a in che cosa mai consiste il
)pregio ed il mirabile effetto di? quella esecuzione?Non già nella
Svantaggiosa acustica costruzio!§>>ne
della Cappella Sistina-non
già nell’apparato della stessa, perocché la si
spoglia di ogni arredo, e non vi rimane che
la pittura dell’estremo giudizio fatta dal
terribile pennello di Michelangelo, e vi ardono
soltanto quindici candele, che si estinguono
poco a poco lino a notte, mentre
pare, come dice madama de Stàel, che vi
compariscano le ombre dei Profeti e delle
Sibille, - non consiste nemmeno nelle impressioni
che produce la presenza del sommo
Pontefice, di tutti i Cardinali e di moltissimi
Prelati, i quali, allorché dopo un
breve silenzio si intuonano le melodie dei
cantori invisibili al pubblico, si prostrano
umilmente al suolo:, ma piuttosto si deve
attribuire quell’immenso effetto a’ pregi
intrinseci di quella inimitabile [esecuzione,
che invano fu tentala altrove. Essi sembrano
dipendere da una scelta unione di
voci di bassi ripieni di forza, e molto
estesi nel profondo, di tenori robusti, e
nel pari estesi negli acuti - di contralti
e soprani musici, le cui voci hanno già da
per sè stesse qualche cosa di penetrante-,
da una mirabile intuonazione, così perfetta,
che le stesse dissonanze sembrano
armonia - da una particolare coltura nell’arte
del canto, per cui si odono quelle
sì dolci messe, quei sì studiati e piacevoli
portamenti di voce, e da una singolare
concordanza nel tempo. E per questa
non s’intende già una secca osservanza
di misura, ma quella somma intelligenza
nell’uniforme e contemporaneo smorzar
delle voci, che sembrano uscir tutte da una
sola bocca, ora nel concitato e marcato,
ed ora nel ritardato e nel molle, ma non
arbitrario, anzi ritmico e appieno corrispondente
al senso delle parole ed allo
spirito delle frasi musicali. Tale intelligenza
si manifesta in quel chiaro-scuro che non
consiste in alcun modo, come erroneamente
vogliono taluni, nel passare dal pianissimo al
fortissimo, o viceversa dall’estrema forza alla
quasi totale estinzione della voce (la quale
è affettazion da teatro) ma nella particolarità
che ivi il suono più debole è un mezzo
piano, ed il più intenso un mezzo forte,
da cui risulta una soavità incomprensibile,
poiché il passaggio dall’una all’altra modificazione
di voce suggerito dal sentimento
è cosi insensibile, che l’uditore ne sente
l’incantesimo’, senza aver compreso come
sia stato prodotto. Si aggiunga, che quelle
cantilene, le quali pajon tanto semplici sulle
carte, vengono animate ed arricchite da sceltissime
fioriture e da bellissimi ornamenti
adattati alle voci ed alle situazioni, sempre
eseguiti col più lodevole magistero, e
non mai discordanti dall’altezza dell’argomento,
nè sconvenienti alla santità del
luogo e del rito. Perlocchè sembra evidente,
che tutto ciò non possa essere che il risultamento
di una preziosa tradizione convalidata
da fine osservazioni sul gusto, e
da uno studio ed esercizio indefesso, e da
uno zelo intenso di sostenere la gloria della
Cappella Pontificia, e la supremazia del
canto italiano.
Sono queste idee, che non ha guari mi
comunicò un esimio maestro, che reduce
da Roma passò per Bergamo ritornando
alla sua patria, ed alla meglio che potei
le ho riportate nel mio Album.
Ma guai allorché si comincia! E nota
l’usanza dei cantori di Orazio, ed in quanto
al difetto di non voler finirla posso esser
messo anch’io nel loro novero. Mi pare,
che siccome generalmente costumasi nelle
Biografie, non avrebbe dovuto scordarsi
il signor Sevelingès di accennare, non già
tutte le opere del Palestrina, che il loro
indice avrebbe occupato uno spazio tre
volte maggiore che lutto l’articolo, ma almeno
le più pregiate; affinchè i giovani,
che per loro vantaggio e pei progressi del1
arte volessero prevalersene ne proprj studj,
e se qualche amatore bramasse arricchirne
il suo archivio, fossero in grado di poterne
fare immediatamente un’ottima scelta. Chi
volesse mandare ad esecuzione questo pensiero
si potrebbe giovare dell’accennato
libro dell’Abate Baini, il quale, assai diverso
di tanti altri scritti, contiene ben più di
ciò che ne promette il titolo. E quell’abate
un eruditissimo e valente scrittore di musica
ecclesiastica, ed un suo Miserere cantasi
a Roma nella settimana santa. - Siffatto
onore non venne mai ottenuto da
niuno, salvo che dal Palestrina, dall Allegri
e dal Baini. Egli ha formato il divisamente
dì pubblicare una edizione compiuta
di tutte le opere del nostro Pier
Luigi - e molte sono inedite - le quali si
cantano ancora nella Cappella Pontificia. Io
unisco i più ardenti miei voti a quelli deifi
Europa musicale, affinché non l’avanzata
età, nò la salute infievolita possano
impedire all’egregio scrittore di effettuare
un sì nobile pensiero, per cui si acquisterà
nuovi diritti alla nostra stima e gratitudine.
Non voglio finalmente passar sotto silenzio
una cosa, che è degna sicuramente
di essere conosciutissima, trattandosi di
gloria tutta italiana, ma la quale però difficilmente
poteva giungere a notizia del
Sevélinges.Nella.introduzione ad una nuova
Teoria di musica del nostro professore
Alessandro Barca, di grata memoria, inserita
negli atti accademici di Padova, si legge
quanto segue: «Non v’è persona nelle
«cose musiche anche appena iniziata, la
«quale non riconosca l’epoca del nascili
inerito di quella scienza nel tempo della
«pubblicazione dell1 opera del signor Rati
meaù stampata a Parigi nell’anno 17212
n col titolo di T/ attato deWarmonia, opera
«in cui si propone per principio immoti
diato dell’armonia, e in conseguenza di
«tutta la musica teorico-pratica, il così
«detto basso fondamentale. Ma se tutti
“ oggi, o da gran tempo sanno in quanto
ti pregio deliba aversi una siffatta scoperta,
«molto meno è lecito ignorarlo fra noi,
it mentre qui in Padova, assai prima che
«in Francia, si ora nella farraginosa serie
«degli accordi trovato il paragone del
n suono principale accompagnato sempre
«di terza e quinta, ossia del basso fonti
damentale; e due valentissimi uomini si
«crearono per così dire un nuovo perii
lèttissimo sistema di armonia.Francesco
«Antonio Calegari condotto maestro delti
l’insigne Cappella di S. Antonio l’anno
«1705; egli fu che desiderosissimo di pulii
avere una sicura scorta nella pratica,
«prima incertissima, degli accordi, si
«pensò di scrivere in partitura le arruoli
nie del celebratissimo Pier Luigi da Pati
lestrina, affine di ponderarle con ogni
«studio, e vedere ancora se polea mai
«scoprire qualche ordine negli accordi i
«più composti e nel medesimo tempo i
u più armoniosi del secolo XVI. Così in
«quella maniera che dalla considerazione
ii di numeri rappresentanti la più piena
u e la più diretta armonia consonante, riti
sulta, che la si risolve sempre in annoti
nia di terza e quinta, questo stesso doti
dusse il Calegari dalle diverse posizioni
«degli accordi nella musica del Palestrina;
«con ciò di più, che siccome gli esem«plari del secondo erano pienissima arti
nionia consonante insieme e dissonante,
«s incontrò felicemente a proporre la
«stessa semplicità tanto nell1 una come
«nell’altra specie d’armonia, mentre al
«contrario non avendo esaminato Rameau