Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/127

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-423 gnità che dall’adulazione, quando la vostra più leggera osservazione vien considerala nome un frutto dell’invidia, dell’ostilità, ò d’un orgoglio che tenti di innalzarsi sutlc altrui rovine? Quando lo spirito di colleria è cosi profondamente filtrato nel sangue letterario, che nella lode e nel biasimo non dovete più guardare il merito cd il valore dei combattenti ma il colore della bandiera? Quando delle cieche prevenzioni, delle idee grammaticali od ultra-pedantesche od ultra liberali, delle simpatie di nome c di persona, determinano i giudicii dei critici che scrivono e delle maggioranze che leggono? Quando la forinola comune delle opinioni è qualche cosa di elastico c di esclamativo clic si attaglia ad ogni opera, c che toglie dall’imbarazzo di giustificare.colle prove il concetto che alcuno si è formato di un qualche lavoro? Né crediate clic io esageri le tinte onde velare con esse un peccato d’inerzia; ò questa ne più nè meno la condizione generale della critica fra noi, critica avventurata c balzana, che studia prima il colore e la forma dell’abito dell’autore, che s’informa della sua posizione, che interroga il catasto delle sue rendite e la qualità de’ suoi stipendii, che guarda scrupolosamente su qual gradino delia scala sociale sia collocato, prima di esporre un giudizio, prima di scagliare un anatema che potrebbe divenir pericoloso o di gettare un encomio che potrebbe non esser ricompensato. E cosi l’arte prospera e cammina felicemente alla perfezione. Ed ora, mio caro, vi dirò, che Rubini, il cigno dell’epoca in chiave di tenore, c tómolo in Italia dalla sua metallica c canora spedizione di Russia, e trovasi a Milano occupato a formare una compagnia d’artisti pel teatro di Pietroburgo. Pare che le intenzioni del grande artista, sostenute dai mezzi enormi che sono posti a sua disposizione, sia quella di dare al nord una bella e magnifica idea della musica e del cantò del nostro paese; egli cerca con avidità i nomi più celebri, le riputazioni teatrali meglio stabilite, le voci maggiormente encomiate dal pubblico c dai giornali. Ma quale sarà la siia disillusione quando, dopo aver raccolto con immensi sforzi una mezza dozzina di divinità vocali, che furono trascinate in un trionfo tipografico sulle colonne del giornalismo, egli si avvedrà clic tutti questi sublimi, questi inarrivabili, questi continuatori del gran secolo musicale, di cui noi vedemmo, almeno ne ho timore, il tramonto, sono tutt’aj più della mediocrità in cui c’è sempre qualche cosa d’imperfetto, o l’arte od i mezzi naturali? Giacché, bisogna confessarlo, il deperimento artistico è allarmante; invano il pubblico attenua le sue esigenze, invano gli spettatori fanno sfoggio d’una incredibile indulgenza, invano con una bonomia degna dei maggiori elogi si cerca di tener conto dei pregi più ioggeri, si si affatica a separare qualche minuta scaglia di diamante da un ammasso di fango; l’arte ad onta di questo, invece di corrispondere con qualche tentativo generoso a questa sublime benevolenza, decade tutti-i giorni, c ciò grazie all’enorme facilità con -cui si fabbricano gli artisti, grazie alla nessuna responsabilità attaccata al nome di maestro, grazie alla trascuratezza dell’educazione cd al. diffondersi dei vizii più fatali alla voce ed allo sviluppo dell intelligenza. che si osservano nella innumerevole schiera dei cantanti. L’avvenire dei teatri è singolarmente compromesso, giacché l’abuso che s’è fatto della pubblica pazienza cominciò a convertirla in noja c disgusto, cd i vuoti teatri attcstano che le umane virtù hanno un limile, c che alla fine viene un moménto in cui ciascuno s’accorge che fino clic si sbadiglia è impossibile il divertimento. Alcuni de’ nostri impresarj principali d’Italia hanno forse molta colpa in questa decadenza, giacché la facilità neU’ammeltcrc su grandi ’ scene degli inesperti esordienti, che cercano di far passare una completa ignoranza sotto il prestigio di qualche aggradevole suono, rovinò fino alle radici quest’albero maestoso dell’arte, che quindici o ventanni fa era ancora pieno di bellezza c di vita. Il tirocinio, il lento cd istruttivo tirocinio che facca trascorrere il nuovo cantante attraverso una serie di teatri d’una graduale importanza, e che lo facca giungere così alla sommità arricchito di tutti i pregi dello studio, dcH’cscmpio c dell’esperienza fu tolto da questo fatale abuso di gettare l’esordiente sulle più terribili scene, su quelle da cui suonavano un giorno le voci ammirabili ed ammirabilmente educate dei Nozzari, dei Bianchi, dei Crivelli, e di tutta quella favolosa progenie di artisti sublimi, che furono deplorabilmente sostituiti da creature la cui innocenza musicale cd artistica è il più certo, il più conosciuto, cd il più comune dei fatti. Ed ora questi stessi impresarj soffrono le conseguenze della loro cieca imprevidenza; l’avidità del lucro che gli avea consigliati a si meschini espedienti restò crudelmente ingannata, cd adesso essi Vanno gridando inutilmente per tutta questa vasta c fiorita superficie del suolo italiano, dateci delle voci, dateci degli artisti! Gli artisti sono scomparsi, le voci sono rovinate, cd i poveri imprcsarii ’ si trovano nei più penosi imbarazzi. Il pubblico si lamenta con ragione della nullità delle compagnie, c si scaglia contro gli appaltatori, che dal loro lato hanno la più inappellabile delle giustificazioni, l’impossibilità cioè di trovar degli artisti. Io vi assicuro clic la posizione d’un impresario d’un grande teatro è attualmente assai pericolosa e sparsa forzatamente d’amarezze, giacché avesse i più nobili istinti di generosità, fosse disposto ai più enormi sacrificii, egli, non potrebbe adunare una compagnia completa degna d’un grande teatro. Provvedete poi in carnevale cinque o sci teatri di primo cartello, cd una ventina di teatri secondarli, ma ’che pure pretendono degli spettacoli che sicno in proporzioni delle loro risorse abbastanza abbondanti! La disapprovazione mio caro, la disapprovazione ecco il vero elemento teatrale in progresso, c che minaccia di divenire la più abituale espressione delle impressioni prodotte sulla maggior parte dei pubblici dall’onorevole esercito degli artisti. Ma questa geremiade mi trasse un po’ lungi, e mi fe’ dimenticare le proporzioni clic dovrebbe avere una lettera. Voi sarete abbastanza gehtilc per perdonare la mia prolissità, mentre vi prometto di risparmiare in un’altra mia le riflessioni c di abbondare in notizie. Credetemi intanto. Vostro Affezionatissimo D-i II. Stimatissimo signor Direttore. Firenze, 8 Luglio 1843. In questa mattina mi pervenne il N. 27 della Gazzetta Musicale in cui trovasi inserito parte della traduzione italiana di una lettera scritta dal signor Félis sulle orchestre d’Italia, che vorrei la fosse letta da tutti gli artisti c dilettanti di musica della penisola, affinchè mossi dalle verità che in quella si accennano si giungesse ad ottenere gradi maggiori di perfezionamento nella esecuzione musicale a grandi masse. Quello però clic ora mi spinge a scrivervi con sollecitudine si è la necessità- di una errata-corrige ove si parla del nostro Festival celebrato nella; occasione del terzo congresso degli scienziati italiani tenuto in Firenze nel settembre 1841. Nel luogo del mio nome va posto quello del Giorgetti professore valentissimo di Violino, come voi già ben sapete, avendo esso occupato il primo seggio dell’orchestra tanto in questa occasione come in tutte le altre simili, meno che in quest’ultima, per trovarsi egli leggiermente ammalato; nè d’altro onore io posso gloriarmi oltre quello di esser sempre stato compreso nella nota dei coristi in quéste grandiose riunioni insieme con i più rispettabili maestri, artisti, e dilettanti della nostra città.’ Credetemi, ecc., ecc. Luigi Picchiami. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Al teatro Re si è riprodotta la Figlia del Reggimento di Donizett’qed ebbe sufficiente fortuna. La musica non manca di una tal quale tinta di originalità e di grazia. Vogliono alcuni che sappia un po’ dello stile proprio dell1 Opèra-comujue^ ma facciamo osservare che appunto la Figlia del Reggimento fu scritta su libretto francese j e per cantanti francesi. I pezzi di genere [ scherzoso ne paiono più felici di quelli in cui domina una tal quale tinta sentimentale. In generale questa musica è elegante, aggraziala e piacevole, pregi che non mancano mai alle composizioni dell1 egregio maestro lombardo. Nulla diremo per ora dell1 esecuzione vocale che nel tutt insieme non ne sembrò gran fatto felice. La prima attrice cantante madamigella Angiolina Zoja è una brava giovinetta, piena di vivacità e di grazia. È molto piacevole nei parlanti, e sente il ritmo musicale con una iinezza che indica in lei un ingegno artistico non volgare. Il pubblico applàude clamorosamente un coro di soldati a tamburo obbligalo, col quale la figlia del reggimento fa mova di una précisione di tempo e di un’agilità di braccia singolari. Lo stromentale fiorito e ricco di geniali andamenti è affidato ad una buona orchestra, e il Ferrara le dirige colla sua solita maestria. — Ommettemmo nel foglio scorso di far cenno dell1 ultima bimensile accademia di musica’classica datasi nel gran salone della Società de1 nobili. Vi si eseguirono tre sinfonie del gran genere. Per prima quella di Haydn delle Stagioni, spirante la più cara freschezza dlmaginij poi una grande sinfonia di Spohr ricca di squisite armoniche combinazioni; per ultima quella in si bemolle di Beethoven, sfavillante di pensieri originali, e piena di quello slancio e di quella varietà di colorilo che danno una impronta particolare alle composizioni del sommo tedesco. L’esecuzione fu come al solito lodevole, avuto riguardo a questo che non fu preparata da prove. E generale il desiderio che codesti bellissimi esercizj si rendano più frequenti con vantaggio sommo dei nostri professori e dilettanti, i quali così avranno mezzo di udire e gustare debitamente uh genere di musica per fatale combinazione proscritto dai nostri teatri. — Nuove pubblicazioni — È ragionevole clic un giovane, il quale con qualche titubanza entra nella carriera di compositore-pianista, per meglio assicurarsi il favore del pubblico, si appigli al facile genere ora maggiormente in voga Tra gli istromenlisti; opperò approvar devesi clic il sig. Antonio Grassi abbia fatto succedere a’ vivaci suoi ritmi intitolati Omnibus-Faltz, un Capriccio sopra i Lombardi atta prima Crociata. I motivi di quest’opera sì strepitosamente fra noi applaudita sono tali da assicurare in quest’anno un pieno successo a chiunque li presenti a’nostridilettanti. Il Grassi con gusto scelse il fiore de’ pensieri con cui l’egregio Verdi accrebbe il numero dei suoi ammiratori, con chiarezza c senza alcuna complicazione li coordinò, alcuni ornò di scorrevoli passi, c ad altri appose delle brillanti variazioni, senza omettere i modulati passaggi c le risonanti cadenze. Ognuno clic Tu alla Scala nel rumorosissimo inverno passato, all’udire questo svariato pezzo noii potrà a meno di proVarnc speciale diletto, sentendo in lui rinnovarsi le più gradile rimembranze. A questo saggio il Grassi possa far tener dietro qualche coscienzioso lavoro inventivo, onde si abbia a recar giudizio, oltre della sua conoscenza del pianoforte, anche della immaginazione di lui. Il Capriccio sui Lombardi venne pubblicato da Ricordi presso il quale or ora comparvero: una barcarola, un notturno e la Fantasia sull’aria popolare napoletana Io te voglio bene assaje del messinese Ernesto Coop; pezzi già assai apprezzali nella bassa Italia c che meriterebbero esserlo fra noi. — Genova k Pavia. Terminato il corso delle rappresentazioni di primavera, in ambe.le città si propose di eseguire lo Stabat Maler di Rossini colla maggior pompa ed accuratezza possibili;ad un tale uopo a’cantanti addetti ai singoli teatri se ne aggiunsero altri si artisti che amatori, cd il numero degli orcheslristi venne aumentato. L’esito corrispose alla grandezza dcl,capolavoro musicale cd all’immensa aspettativa. A Genova la magnifica sala del palazzo ducale risuonando degli inspirali concetti rossiniani, agli intelligenti sembrò essersi tramutata in un paradiso. Al teatro di Pavia alla prima esecuzione la sorpresa fu molto maggiore degli applausi, alla seconda poi questi furon pari a quella e si vollero replicati l’a solo della Vieni, dal classico metodo, l’aria della Lagrange, la quale ne’ fasti teatrali pavesi va posta fra le cantanti ivi più acclamate, cd il quartettino a voci sole in cui presero parte anche il bravo Fcdor cd il basso Bianchi.