Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/133

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^ del giorno onomastico della Nobilissima 5 Duchessa, e tutta Milano sa bene in quale. splendida guisa i di lei ligli sappiano s ogni anno solennizzare la ricorrenza d’un ’ giorno per loro sì felice. L imponente serenata della quale volli far cenno su queste pagine ebbe luogo nel giardino. Appiè del palazzo stendevasi numerosissima orchestra di ben più che sessanta parti, e composta del più eletto fiorò de’nostri artisti, cui presiedeva l’arco vigoroso ed impuniabile del Ferrara. A fianco a questa s alfollava un’altra sessantina di eccellenti coristi d’ambo i sessi, a’ quali teneva dietro la notissima ed anzi orinai rinomata Banda di Lainate, componentesi pure di più che trenta suonatori. Questa banda, istituita già da più anni dal troppo presto rapito genitore del Duca Antonio, e da quest ultimo interamente provveduta, e fornita di ottimi maestri, trovasi ora capace e sicura della più perfetta esecuzione. Sicurezza immancabile d’intonazione, perfetto colorito ne’ chiaroscuri, dolcezza e brio negli-stranienti.di legno, potenza-e vibrazione in quelli di metallo; sono tutte doti che questa banda non invidia certamente a nessun altra. Nel mezzo del giardino poi elevavasi un altro palco, dal quale faceva ampio cerchio la migliore delle bande militari della capitale. Da ciò coinpreudesi che il materiale di questa serenata componevasi duna massa iinpouente P|ù che i200 artisti di musica. Ciò che poi interessò ed incantò maggiormente si fu la scelta variata e giudiziosa dei pezzi. Erano otto questi pezzi, che parte.eseguivansi dalla sola orchestra, parte dall’orchestra e dai cori, e parteancora dall’orchestra unita alla brava banda che più sopra lodai. E questi pezzi venivano poi alternati da altri che eseguivansi dall’altra banda militare, in guisa che mai v’ebbe silenzio, e che per quasi tre ore si passò senza posa da una ad un’altra deliziosa melodia. Il primo tempo della sinfonia in mi bemolle di Krommer aprì l’Accademia,- e le pompose armonie e le grandiose imitazioni dell’illustre alemanno ebbero doppio vigore dalla Banda che fu da mano peritissima aggiunta a maggiormente1 colorire i forti dell’orchestra. Il famoso, coro in do della Vendemmia nelle Stagioni di Haydn diede bel campo d’effetto alle belle voci de’ nostri coristi; i quali furono pure vigorosi e pieni di fuòco assieme a tutta la potente orchestra anche nella sublime introduzione del Guglielmo Teli. Rabbonì slanciò in. un suo pezzo un torrente di note con quella dolcezza, fluidità e forza che egli sólo, io credo, sa unire nel, flauto. Bottesini ci ricordò sul contrabbasso i melodiosi pianti di Beatrice di Tenda. Questo portentoso artista è una delle nostre giovani glorie. Non credo che nessuno, come egli, abbia saputo toccare finora il patetico Su quell’immane stromento in modo da raggiungere, c fors’anco sorpassare, la malinconica dolcezza del timbro del violoncello e della viola istessa. L’introduzione dei Lombardi del Yerdi fu pure eseguita con ogni purezza d’esecuzione dall’orchestra e dalla banda di Lainate. Ciò che però più di tutto solleticava la curiosità dei dilettanti in questa bella serata erario.due novità musicali. Una di 5 queste fu una Sinfonia appositamente detr tata per questa solenne circostanza dalJ l’egregio giovane sig. Pezzoli, maestro di cappella al Duomo di Monza. Era questa pure composta per orchestra e banda, e la marcia di quest ultima in si bemolle che rompe l’allegro in re a 6/8 è d’un effetto brillantissimo, nuovo e piccante, e mise più ch’ogni altro pezzo in piena luce il valore prodigioso de’ bandisti di Lainate. In generale uotansi in questa sinfonia originalità di forme, tanto difficile in giornata, originalità di molivi, elevatezza di concetto, eleganza di dettagli, giusta conj dotta e sicurezza di fare. E cosa dolorosa | invero a vedere come artisti di vero talento j e di fondate, e direi, certissime speranze, debbano rimanere sepolti pressoché nell’obblio, condannati a non essere conosciuti ed ammirati che da un ristretto numero d’intelligenti, mentre potrebbero giustamente aspirare a ben più larga fama; e tutto ciò per mancanza di occasioni che aprano loro l’adito a poter mostrare quanto possano e quanto valgano. A mio modo di vedere il sig. Pezzoli va pur troppo annoverato fra questi talenti dimenticati. L’altra novità musicale, più che lutt’altra cosa, interessante in questa bella sera pello scopo cui era diretta, si fu una commovente ed affettuosissima Cantata, che il conte Giulio Litta cultore, come ognun sa; felicissimo d’Euterpe, creava e dedicava come omaggio d’amore figliale alla Madre la Duchessa. Questo pezzo, grandioso e nobile, e nel tempo stesso delicatissimo, gentile e pieno del più soave affetto commosse tutti gli astanti. Pieno di dotte armonie, di vaghe ed elegantissime melodie, e tessuto con nuova e bene immaginata fattura ebbe il più caldo e più toccante plauso di generale entusiasmo. Tale si ìu adunque questa magnifica Serenata, che resterà ben lungo tempo memorabile a’ què’ pochissimi eli’ ebbero la fortuna di esservi invitati; e furono ben pochissimi gli eletti, perchè a’ soli più stretti conoscenti si volle permesso il partecipare d’un tanto omaggio che alla madre esclusivamente volevasi (dai figli consacrato. Fossero pur molti quelli cui piacesse, dietro l’esenipio di questa nòbilissima famiglia, l’adoprare ogni cura, zelo e ricchezze per ispiugere innanzi l’arte, e per beneficare ed animare coloro che l’arte a proprio sostentamento professano! Alberto Mazzucato. CARTEGGIO. Riproduzione dell’JEtligto «Colone di Saecliini. Parigi li... Nell’ultima mia V’ho parlato abbastanza diffusamente dei piaceri classico-musicali dovuti alla beila istituzione fondala dal principe della Moskowa, ed ora m’affretto a comunicarvi clic anche la prima scena lirica francese ha imitato in qualche modo il nobile esempio clic le veniva offerto, riproducendo uno dei capolavori dell’antica •scuola_drumnialica, VEdipo a Colane di Sacchini. Il direttore signor Pitici ha reso cosi un omaggio a questo gusto rinascente pclla musica del tempo che fa, c tanto più onorevole in quanto clic non sembra.dover ottener dal pubblico quel compenso, clic avrebbe giustamente meritato. Giacche io debbo pur dirvi che la folla che s’era accalcata nel recinto della Grand-Opera alla prima sera di questa interessante riproduzione, comparve alla seconda orribilmente decimala; le panche erano quasi vuote, le loggic quasi deserte; desolante spettacolo per una impresa, clic se è sensibile alla lode degli intelligenti e degli artisti, 6 però costretta a preferire l’mumirazionc meno delicata ma più proficua del grosso pubblico, che 6 quello alla fine che conosce meglio di tutti l’arte di riempir la cassetta. Ed é dinanzi a questo doloroso risultato, che io mi trovo inclinalo a non condannare del lutto jl vandalismo forse forzato dei nostri direttori ed appaltatori di teatro, clic permettono che la brillante luce della pubblicità e, delle ribalte circondi, co’ suoi lucidi botti coite meschinità musicali da cui ei troviamo innondali, mentre lasciano che il silenzio e la polvere dcll’obblio ricoprano le pagine meraviglioso, elio, ci conservano le auliche e forti ispirazioni del genio. Come in falli azzardare delle spese che possono essere enormi, come rinunziare a guadagni quasi certi, a speculazioni assai poco artistiche, ma eccellentemente fruttuose, mentre un pubblico freddo e senza entusiasmo accoglie con indifferenza i vostri sforzi, c vi lascia là solo sulla scena frammezzo ad una caterva di cantanti e. di suonatori clic vogliono essere pagati e crudelmente pagati: L’amore esclusivo, generoso, pieno di sacrifico, di stenti, di relegazioni, che lotta contro lutti i traviamenti delle masse, che si mantiene fermo ed. invitto frammezzo alt’impetuoso combattere di contrarie mlluenze forma la bella e salita passione dell artista, lo cui profonde,convinzioni, i cui misteriosi godimenti, sono un sufficiente compenso pcll’isolumculo, e forse pclla miseria a cui vicn condannalo? Sta l’impresario è 1 uomo del calcolo, una specie di gabelliere, che chiamalo per professione a riscuotere un dazio sui pubblici gusti, non si trattiene ad analizzarli, nu li accetta tulli ciecamente, i più’ vantaggiosi a preferenza dei più regolari. Mettete pure clic vi sia qualche impresario che abbia delia venerazione peli’arte, che possieda il giuslo e vero sentimento del bello, che si senta trasportato per lutto ciò clic è realmente grande c che disprezzi le leggere c vuole bolle artistiche del giorno, ebbene, mio caro, ubo poira nini fare la singolare fenice quando le sue nobili intenzioni, non- vengano comprese ed accolte convenevolmente dal pubblico? Nulla, assolutamente nulla, a meno clic non sia eroe abbastanza per accettare la rovina de’suoi.affari, c.per vedere con rassegnazione a prosperare i suoi rivali più ligi agli interessi materiali e finanziari! clic a quelli dell’arte. Né questo esordio sarebbe perfettamente inutile, qualora se uè volesse dedurre il corollario, che s> ha torto se si aspetta dal teatro quella desiderata educazione delle masse, che si evoca con tanto trasporlo, c che pure si è tanto lontani dall’ottenere. Uim rivoluzione di tendenze compieta, assoluta ed improvvisa é impossibile, ì miglioramenti non si ottengono che gradatamente e con isforzi insistenti e continui. Tocca ai privali, tocca alle società ricche c che possono disporre di granili mezzi il far filtrare nelle masse le buone idee, i retti giudizii, predisporre cioè le men.i con una coltura un po’ lenta ma saggia, ma che farà lutti i giorni delle nuove conquiste; predisporre, io dico, a considerar l’arte musicale sotto aspetti più vasti, più alti, più severi, più inliinamènle poetici,.di quello clic si ami a riguardarla in qùesto secolo di romanze. di walzer c di cabalette. Fallo questo, ottenuti questi primi risultali, il teatro porrà allora l’ultimo suggello alla grande rigenerazione della musica, ésigliando dalle sue scene i freddi imitatori, i plagarii, le languide e sbiadite nullità, tutto questo garrulo alveare clic si china bassamente innanzi ai volubili capricci della moda, perché manca a lui l’unica forza clic può persuadere alla resistenza, la coscienza cioè del proprio genio ed il rispetto per la propria missione. Ma per ora contentiamoci di deplorare insieme a Geremia Jc rovine coperte d’cileni, le colonne abbattute, c le mura cadenti del tempio dell’arte, ■_ Che se voi aveste assistilo alla riproduzione dell’Edipo, vi sarebbe venula alla mente un’altra riflessione, egualmente dispiacevole, di quelle clic avreste fatte sulla quasi totale freddezza del pubblico. Era impossibile infatti sottrarsi ad un penoso sculiml-nlo nello, scorgere l’.impotente esecuzione degli artisti, clic avvezzi a frasi brillanti ina leggere,’ a’forme graziose ma gracili, a passioni pigmee c languidamente colorile, piegavano sotto ifc peso, della grande declamazione antica, coi suoi grandiosi concetti, colle sue tinte forti c subtjmi, colle sue proporzioni gigantesche, colle sue melodie colme di passioni quasi lita