Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/141

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— -137 GAZZETTA MUSICALE ANNO II. DOMENICA DI MILANO N. 32. ^ Agosto 4 843.. <>. f,amustquc.par des tn/lextons vtves,accentuées, et,

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pubbli,, a. - Sai W».1 ’ SS/ftLKtSSS5S2«&S2l’danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica. tt ”arte aìlu^ d^ZmnTedefsenClassica antica c moderna, destinati a comporre un vo- timénn nrnnru „ lume in i." di centocinquanta pagine circa, il quale in tw,enlt >,ro?re3 a 1 _ apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Aa- • " Il prezzo ddl’associazione alla Gazzetta v niVAntologia classica musicale c dicITctl. Ausi.!.. 12 pcrsemcstre, cdeffctt. Ausi. L.U affrancata di porlo fino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I,a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio /licordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa 1licordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. I. Li Musici guardata nei bisogni presenti. - II. Mkjioria intorno alla vita ed agli scritti di Franchinu Gaffurio. - 111. Cirtkgg.io. Lettera da l’arigi. - IV. Vibikti’.-V. Notizik Musicali Divkrsk. LA MUSI C A GUARDATA KE’ BISOGNI PRESEMI ARTICOLO ’Salacche la maggior parte de’pro’fe^dotti dell’ingegno è oggi indtrizJf|zata al miglioramento della so», s-s- ^ cietà- non sarebbe egli bene di6^3scutere un poeo.se la musica nostra vi possa anche cooperare? Quest arte è divenuta ormai sì universale e comune, è penetrata in tanti luoghi prima inaccessibili, che è ormai tempo di chiederle ragione di sua ubiquità. Poiché se ella non si è diffusa come genio malefico, egli è da credere che le sue espansioni abbiano qualche principio od intenzione di benefico influsso, di filantropia. Nè vorrei che la musica per qualche suo poco fedele interprete mi rispondesse in modo ad essere scusata dal bene e dal male. Se ella diffondesi nè per migliorare, nè per peggiorare fumana famiglia, ma per diminuir solo la noja che è pur diflusa, ed accrescere la somma de’passatempi anche in regioni poco filarmoniche, io le dico, che sarà quanto prima accusata d’inutilità al tribunale umanitario. In niun modo può ella oggidì., simile a chi viaggia per non star fermo, passare per indifferente, nè farsi credere inerte nell’universale affaccendarsi. Nel mondo morale havvi forse elemento che possa rifiutare la sua energia, o che, per colmo di malizia, ardisca mettere inciampo o ritardo a quella degli altri? Che se quest’arte suppone di appartenere ad un altro mondo, voglio dire al fisico, al grande universo di chi vive e vegeta, sappia ella, che non può aspirare in esso mondo a maggiore importanza di quella degli epicurei, de’ profumieri, dei pasticcieri, e di simili artefici di sensualità. Arrossiranno allora per lei Pitagora, Timeo, Platone, e Keplero, i quali la vollero in aiuto delfastroriomia, della fisica, e della morale} arrossirà tutta l’antica civiltà degli Orfei ed Anfioni, e la moderna deplorerà un sussidio di meno. Le noje che essa vuole sbandire, ed i piaceri che intende di procurare sono essi mezzi o fini suoi? Ponga mente a questo, e poi risponda. Se i piaceri non sono il veicolo di qualche durevole vantaggio, o, quel che è peggio, se i piaceri sono diretti a snervare l’energia sociale, badi bene, che quanti più ne arrecherà tanto più rea si costituisce di lesa. società. Ma per meglio discorrere del benigno concorso che può esercitare la musica nei bisógni presenti, cioè de’ buoni effetti che essa può e debbe produrre sui nostri costumi, fa d’uopo prima toccare le difficoltà che possono presentarsele in questa benefica missione. Talvolta quando le arti vanno deteriorando, o deviando dal loro scopo, debbono piuttosto essere compatite, che riprese, perchè la colpa non è di esse, ma de’ tempi, imperocché i tempi sono o male educati, o volti al guadagno, o di cattivo gusto. Questi tre vizj possono stare in grande armonia colle arti, promuoverne, cioè, tutti i materiali vantaggi, ma nello stesso tempo essere infausta cagione della loro corruzione. Ciò. appunto avviene alla musica. La mala educazione, voglio dire i cattivi insegnamenti ed esempj, i pregiudizj, le prave abitudini, e quanti elementi entrano male a proposito a formare la vita morale delle case, delle città, e delle nazioni, questa mala educazione, ripeto, è il maggiore ostacolo ai benigni effetti di quelle arti che ci presentano le forme del vero e del bello nel loro più seducente aspetto. Quando si guardi, per esempio, la danza, o la scherma come semplice esercizio meccanico, come scuola di agilità e destrezza, nulla havvi a dire. Queste due arti non possono pretendere di più nella vita presente, nè aspirare ad importanza maggiore. Ma quando si considera la musica come esercizio di gola, e di mani, come corredo d’eleganza e coltura, non come elemento di morale perfezione, perchè quest’arte può fare di più, l’erudizione musicale è fuori di sua strada. Un giovine così educato terrà il canto ed il suono come semplice trastullo che quanto più -lo trattiene ora in casa sua, tanto più un giorno lo invaghirà delle case altrui. Il minor male-è quando la musica così guardata occupa talmente i suoi amatori che gli distoglie dai peggiori disordini. Peggiore educàzione è quella del teatro. Vi si va per divertirsi, udire, e guardare, mentre una volta andavasi per imparare. Quando la musica è buona fa un buono effetto sull’orecchio} si ammirano le belle voci, si loda il maestro, l’orchestra ed anche l’impresario. Tutti si sono sollazzali} tre o quattro ore sempre incomode tra la mensa ed il letto passarono rapidamente. Se tra questi gaudenti ha.v-. vene uno che non abbia pranzato, e non possa dormire a cagione d’una musica che scosse tutta la sua sensibilità, che gli armonizzò più l’anima ed il cuore, che i timpani acustici, merita la compassionè di tutti gli altri. Ma torneremo su questo proposito. Il secondo ostacolo è 1 amor del guadagno. Una volta dicevasi: Honoralit arfes; adesso bisogna dire: il danaro alimenta le arti. - A’tempi nostri si calcola troppo, e si corre rischio d’essere soggiogali dall’aritmetica. Ma e non si potrebbe ragionare così? Qual è il vero vantaggio arrecalo dal vapore usato quale forza di locomozione? Quello di abbreviare agli uomini le distanze. Quando producesse effetto contrario, sarebbe pazzo chi non tornasse alle vetture d una volta. Ed il vero vantaggio della oggidì tanto promossa agricoltura qual è? Che tutti vivano con minor disagio traendo dalla terra maggiori prodotti di pubblica prosperità. Ora qual è il vero e reale guadagno della musica? Quello forse che ne ricavan i professori ed appaltatori? Certo niuno vuole impoverirli } ma il solo vantaggio che l’umana famiglia può ottenere da quest’arte si è, che insieme al sollievo e piacere, colga buona messe d’impressioni che ingentiliscano lo spirito, purifichino il cuore, nobilitino i sentimenti. Sarà forse questo guadagno contrario agl’interessi materiali dell’arte? Vi sarà forse meno musica, minore teatro-mania, quando l’uria e l’altra cooperino al bene universale? Il terzo ostacolo è il cattivo gusto. La falsa logica mette le scienze più profittevoli alla società fuori della via salutare del ben pubblico. Ed il cattivo gusto è appunto la falsa logica delle arti belle. Io lo considero qui scompagnato dalla ignoranza e dalla presunzione che sovente gli fanno buona scorta. Guardo solo i disgustatori come ammalati di cattivo palato, sieno compositori od uditori, e poi dico: il fracasso moderno ci può scuotere e stordire, ma non muoverci e penetrarci} la languidezza, il piagnisteo di alcune melodie può annojarci, ma non simpatizzare coi nostri affetti. I gorgheggi, le destrezze, i giuochi del canto e del suono come scenderanno al cuore, come lo metteranno in armonia col buono e col bello? Quando il dramma è un mosaico d’inverosimiglianze, e d’assurdità, di poesia barbara e di musica insignificante, come potrà influire sul perfezionamento morale? Una volta i viaggia tori da certi indizj a caso osservati pr< sagivano il grado di civiltà del paese i cui stavano per entrare. La Grecia per lo più presentava al forestiero i sintomi del “ «