Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/162

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e de’concetti.Provatevi unpo’aparlare ad un professor di musica di qualche cantante che goda di grande celebrità europea procacciatasi coll’arte di commovere, di rapire, di superiormente investirsi degli affetti, ecc! Il professore vi risponderà ingegnandosi a convincervi che quell’artista vai poco, e sapete il perchè? perchè qualche volta, forse rapito dall’enfasi artistica, dimentica la giusta misura del tempo, qualche altra volta, nel calore della declamazione drammatica, non conserva la precisa misura de’ suoni, é non di rado poi si arbitra ad ornamenti di canto, che non sono sempre rigorosamente conformi alle leggi della severa numerica, ecc. Ma un artista cantante che possegga questi soli doni potrà egli essere chiamato vero artista? V’ho data aU’ingròssò la pittura del Professore, ora farò di delinearvi in brevi tratti quella del dilettante, che è il rovescio della medaglia. Un uomo che ha compiti più o meno severamente i suoi studii letterarii, e che per conseguenza procacciò maggiore ominore sviluppo a un ingenito sentimento del bello, in lui non soffocato dalle aridezze della scienza nè dalla noja di un insegnamento metodico, inesorabilmente continualo pei migliori anni della giovinezza, educato di buon’ora agli studii della musica, cui si volle dedicare per passione dell’arte, per gusto, per passatempo, non per vincolo di mestiere, non per necessità; atto a sentirne le bellezze che parlano al cuore, ben più che non quelle che sorprendono lo, spirito; facile alle emozioni perchè dato a una vita gentile; capace di misurare la forza, di analizzare l’indole degli affetti perchè fornito d’uno spirito colto e affinato dall’attrito sociale, un uomo abituato a recarsi al teatro per distrazione di altre molteplici distrazioni, solito a sedere placidamente in un palco, ed ivi assistere allo spettacolo musicale, non già per un obbligo di professione; ma per desiderio di un sollazzo, per vero amore ad un’arte superiormente atta ai più nobili intrattenir menti.dell’anima, ecco il vero dilettante, il dilettante modello. Parlale a costui delle bellezze di contrappunto semplice o doppio che fanno mirabile questo o quel pezzo concertato, questa o quella sinfonia; accennategli il sublime accordo delle parti in quel quartetto o in quella stretta fugata, la forza e maestria di istrunàentazione ed armonia di quel finale, ed egli. sorriderà. Emozioni, emozioni, egli vi griderà, non gretta scienza; pensieri, invenzione, poesia, non studio, non scolastiche ricercatezze. Adunque, in fatto di produzioni musicali, avete due distinte categorie di giudizj, da un lato il giudizio del professore che vuole la precisione grammaticale e tecnica del componimento, e non ne cura, o anzi non è atto a curarne l’effetto estetico; dall’altro il giudizio del dilettante che non fa stima dei pregi di composizione e di lavoro se non se in ragione del partito che il compositore seppe cavarne per fare della musica un particolare linguaggio dell’animo, e un modo speciale di ritrarre le passioni e di dar viva espressione agli affetti. Non chiuderò questo cenno senza prima osservare che non tutti i professori sono inclinati per educazione e per difetto di sentimento a fare stima esclusiva delle bellezze meramente materiali e tecniche delle musicali composizioni; come non tutti i dilettanti sono dotati di quel gusto fino e di quella gentile educazione che,può costituirli giudici intelligenti de’veri pregi di quelle.Itt ambe le categorie vi hanno delle eccezioni, e a queste mi cavo di berretto o volgo le spalle secondo il caso. Nel mio articolo non ho tenuto conto che delle generalità. Se mai qùalche professore di musica credesse ch’io mi sia mostrato ingiusto verso la sua classe, si faccia innanzi, ottenga di convincermi con buone ragioni, e sarò io il primo a confessare il mio torto. La nostra Gazzetta è aperta a codesta specie di discussiom. G. B. CARTEGGIO i. L’anno scorso, in un breve articolo sulla musica a Genova, inserito nel N. 51 di questa Gazzella, cercai alla meglio d’informarvi di quanto offriva d’interessante questa cospicua città, nella quale i cultori della bell’arte musicale sono in maggior numero c più valenti di quel che a tutta prima si potrebbe esser indotti a supporre. Non di rado ebbi ad imbattermi in chi, senza pretese, con lodevole metodo schiudeva la sua voce a lutti gii artifizj del bel canto, o in pianisti infervorali per le scabrose composizioni di Listz, Chopin, Ilcusrlt, ecc., oppure in dilettanti clic i più soavi suoni traevano dal flauto, o da altri slromenti, per non dire di non pochi i quali del bello musicale sapevano dar ragione c far elette prove. Eppur della maggior parte di essi preventivamente non oravi stalo annunciato il merito nel rispettivo grado di ciascuno: ciò proviene dal non prodursi essi quasi mai nelle società. Per voler recar congruo giudizio dello.stato di un’arte in un paese qualunque non bisogna tener conto solo di ciò che più facilmente ed in pubblico si presenta ai riflessi dell’osservatore, giacché volendo accontentarsi di tal esame se ne potrebbero dedurre delle conclusioni alquanto fallaci. In fatto, un amatore di musica che entra nelle chiese di Genova allorché una coorte di cantanti e d’istromcnlisti la faccia echeggiare di suoni c di canti (ciò che succede spessissimo a vantaggio de’ professori, i quali dovrebbero applicatisi con un po’ più di coscienziosità) il più delle v olte non potrà a meno di rimaner sorpreso del poco accordo negli esecutori, dell’abuso negli stromcnti di ottone, c dello stile teatrale che senza temperanza signoreggia su quello che converrebbe al tempio d’Iddio. Passando poscia al teatro (non parlo se non di un secondario, quello del Carlo Fclico ora essendo occupato da una compagnia comica) quale oricalchico strepito, quale ondeggiamento c confusione di parti, quale continualo insister nel forte!... E per questo, senza dar luogo ad alcuna eccezione, si dovrebbe asserire che a Genova indistintamente non si cura il colorito, non si fanno le necessarie prove, che la chiesa é fatta un agone di profani csereizj? Io no al certo, che qua c là senza grande strepito d’accompagnamenti, ho potuto talvolta udire de’ concetti religioso-musicali piuttosto pregevoli ed in particolare assistere ad esecuzioni vocali ed istrumcntali degne d’essere apprezzate eziandio per delicatezza e finitezza di modi. Eccovi una sfuggevole enumerazione con poche osservazioni di quanto in questa mia seconda dimora a Genova udii c seppi di qualche importanza relativamente alla musica. In una grande solennità alla cattedrale, che bellamente rifulgeva di mille c mille cerei, si eseguiva una messa composta dal Sivori ( non stretto da parentela al celebre violinista) il quale a mio credere dimostrava abbastanza padronanza delle risorse melodiche ed.istrumcntali, c rendeva perciò più dispiacevole, per accondiscendere al gusto comunemente qui invalso, vederlo attenersi ad un genere che tanto si discostava dal sacro, ed in cui la tromba veniva adoperata con eccessiva preponderanza, resa più evidente dalla robustissima cavata del forte suonatore. I’ra i cantanti emergeva il dilettante Robatlo, ottimo tenore del (pialo i maestri potrebbero con maggior profitto giovarsi. Fui invitato ad una brillante distribuzione di premj in un lodato collegio ed ivi ebbi campo di giudicare di una sinfonia c di alcuni cori ad effetto del Meggioni, che da qualche anno abbandonò Milano c stabilissi a Genova: in due a solo di que’ pezzi si sono accaparrali i generali suffragi il violoncellista Vcnzano cd il Becali. Per la cappella dell’istcsso convitto dagli abili fratelli Lingiardi, pavesi, di fresco costruivasi un organo, il quale, toccato dal valente Gambini, riusciva di piena soddisfazione. Il maestro Sciorati, condiscepolo di Bellini nel Conservatorio di Napoli, propose un nuovo metodo di notazione, per convincersi della chiarezza del quale basta dar un’occhiata alla tavola con tutte le scale; sembra sempre una sola cd il labcrinto de’diesis, bemolli, c bequadri è interamente soppresso. Nel Figaro già si fece di pubblica ragione uno schizzo della semplificazione dello Sciorati; i professori potranno giudicare del- ( l’applicazione di lui all’armonia, c se possa con van- f taggio sostituirsi al comune da cui in sostanza i progettisti di riforme, modificazioni, facilitazioni, stenografe, ecc., chi sa che più presto di quanto generalmente si suppone abbia a derivare una rigenerazione nella segnatura musicale? Ho udito un ragazzo di otto anni, educato nel pianoforte dal Novella, cd ho dovuto persuadermi che il metodo di quello zelante maestro, testé edito dal Ricordi, riesce d’incontrastata utilità, c che le molteplici suonatine desunte da favoriti motivi teatrali alla moda ponno servire a sviluppare il gusto melodico c ad indurre negli allievi più spontaneo eccitamento a’loro sludj. Degola, l’autore MVIsabella Spinola, del Don Papirio, che. tanto onora il suo ■ maestro, il chiaro Mirccki, il quale assai contribuì all’avanzamento della bell’arte in Genova, sta occupandosi di una nuova partizione drammatica, della quale ebbi occasione di ammirare al pianoforte alcuni squarci a graziose melodie c di una espressione commovente: in prova poi della sua conoscenza nel contrappunto severo mi mostrò una fuga a quattro parti cd un canono, che doveva far parte di una messa a cui sta ponendo l’ultima mano. Dietro una vociferazione, giorni sono, mi lusingava di esser in grado di assicurarvi clic i preziosi manoscritti tuttora inediti di Paganini quanto prima per maggior gloria del sommo violinista alla fine avrebbero potuto pubblicarsi; ma fatalmente ebbi a rimaner persuaso che pur troppo la notizia sparsasi non era clic un caldo desiderio di chi si addolora clic il mondo musicale abbia sì a lungo ad esser privato di capola vori che doveano accrescere il vanto degli italiani. II figlio di quell’unico poco. può tardare ad esser dichiaralo maggiore, c. si. spera che prima sua cura sarà cpiella, onorando sé stesso, di render sempre più onoralo e memorando il nome del suo genitore col non permettere che opere, le quali hanno destato l’ammirazione dell’intera Europa, eseguite dalle magiche mani di lui, abbiano a giacer perdute per gli artisti. Nizza aspetta tolto lo scandalo della contrastata sepoltura di Paganini, questione inconcepibile nell’illuminato nostro secolo. Tutta Italia é ansiosa di render omaggio alle creazioni musicali di Paganini, c di additarle qual inarrivabile tipo al fastoso straniero. La pietà e. carità de’ signori genovesi oramai dovunque celebrate, si volsero eziandio alla musica c mantengon generosamente un Istituto musicale, nel quale cngono ammaestrali circa quaranta giovani di ambo i sessi nella composizióne, nel suono di vorj stranienti c nel canto. La direzione ò affidata al maestro Costa, il quale reputa di suo interesse nulla risparmiare onde ogni cosa ben proceda. A questo stabilimento veline fatto un ingente legalo di copiosi pezzi di musica dei più riputali autori di ogni tempo c di ogni nazione, per eoadjuvarc all istruzione degli allievi, che in prova della loro riconoscenza nella biblioteca fecero porre una inscrizione così concepita: G. B. ASSERETO OTTIMO, BENEFICO CITTADINO CHE MANCATO a’ VIVI IL DÌ 5 MARZO IS42 QUESTO MUSICALE GINNASIO DELLE PIÙ DOLCI ARMC/SIE STATE IN TERRA POSSA L’OPRA MAGNANIMA TORNAR D’ESEMPIO A CHI HA INTELLETTO DI PUBBLICO BENE 1 Il magnifico salone del Palazzo Ducale ove ree temente con luminoso successo crasi dato lo Staimi, nella sera del 18 brillantemente illuminato c zeppo di svariali spettatori, presentava un colpo d’occhio difficile a descriversi. Si solennizzava la distribuzione dei premj delle scuole pubbliche, cd era come una festa civica. Io non vi parlerò che della cantata prodottavi facendo precedere, le proteste di omaggio c di obbligazione verso il rispettabile corpo degli illustrissimi Decurioni genovesi, che ogni anno dispongono r modica somma onde venir in soccorso della bell’arte. Esempio che dovrebbe seguirsi da altre municipalità, chi la musica efficacemente serve a migliorare i c stumi c ad eccitare nobili c forti sentimenti. ’Nicolò Uccelli che colla lunga sua esperienza musicale - e facilità nel trovare i ripieghi nccessarj ad un maestro concertatore di opere, si rese utile all’impresa del teatro Carlo Felice, ornava di note musicali la lirica azione che intitolarsi a Colombo. Non dirò che ogni pezzo ballasse per novità, appropriatezza cd eleganza di concetti, clic l’orchestra nel chiasso mai non eccedesse i limiti, ma non potrò nemmen tacere varj cori, in ispecic uno, largamente condotto con parco cd eletto accompagnamento, alcune arie cd il finale concertato esser tali d’appagare l’uditorio, che tributava spesso applausi j al compositore cd alle prime parti, con impegno so- r stenute dai signori Robatlo, Mcnzio e Di-Negri, fra i ’ più scelti dilettanti del paese.