Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/163

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Giustizia c riconoscenza vogliono che si faccia onorevole menzione delle deliziose serate che ogni venerdì con tanta cortesia e compitezza si compiace dare il i munificente sig. marchese di-Negro, modello di tanti, ma temo che la loro modestia abbia a risentirsene, e perciò non farò che nominare una Castagnola, e una Crocco. un Botto sì esperti nel bel canto, un Pcscìq pianista di prima forza e di gran sentimento; un Motelli, un Adami pure versati nel pianoforte, un Sartorio che qual professore sa maneggiare il flauto, un de-Alberti al violoncello applicato, ed un Cancssc che assai di sò promette. Ilo lasciato espressamente per ultimo Andrea Gambini, amando dar termine a questa relaziono, già troppo, protratta, con una persona a cui nutro speciale affezione e clic meritasi particolare stima. Vogliate non sospettare di parzialità quanto ora sarete per leggere: l’amicizia, spero, non mi avrà fatto travedere. Gambini prosegui con attiva perseveranza gli utili travagli da lui intrapresi per maggiormente instruirc se stesso e per avvantaggiarsi nella pubblica opinione. Nel corso di poco più di sci mesi compose due fantasie con motivi della Saffo e del Corrado d’Allamura, già pubblicati dal Ricordi, due capricci originali e tre romanze, che sono in lavoro presso lo stesso editore, ed una fantasia da concerto sul Nabucco: oltre questi otto pezzi per pianoforte immaginò una messa in piena partitura, varj mottetti o salmi, e musicò buona parte del Colombo, fra i più encomiati melodrammi di Romani. Più volte si volse l’attenzione dei lettori della Gazzetta Musicale alle precedenti produzioni del Gambini, compresevi pure le due fantasie già nominate per le prime: quelle di cui voglio ora intrattenerli sono vieppiù degne di. eccitare il loro interesse. - Ne’ due capricci di propria creazione egli ebbe per iscopo di scrivere un componimento, il quale per la. sua condotta e pc’suoi pensieri avesse ad appagare le esigenze de’pochi clic hanno in giusto pregio una classica fattura, e non sono facili a. lasciarsi sedurre dalle futilità della moda, non trascurando però ncll’istcsso tempo quegli altri, i quali anzitutto nella musica richieggono un soave eccitamento alla loro sensibilità: ch’ci sia. riuscito lo potranno dire i pianisti elle non isdegneranno studiare e approfondire con coscienza questi ben elaborati e toccanti pezzi. - Le tre romanze senza parole corrispondono pienamente a’loro titoli e sono di un’esecuzione agevole: il rimprovero è un picciol dramma tutto ridondante di passione e di poesia; in esso dagli accenti irrompenti si passa a’delicati episodi per ben comprendere i quali è uopo di un’anima che profondamente senta. Non sembra forse di assistere à’ lagni di un amante, che erede esser tradito e a poco a poco si lascia trasportare fino ad uno sfogo di disperazione, poi ad un detto della signora del suo cuore pare calmarsi, poscia nuovamente spinto da’ foschi suoi dubbj rinnova le agitate sue proteste? - Impossibile riesce recar sicuro indizio di ’ una grandiosa composizione drammatica al pianoforte, suonata è cantala alla meglio dal solo autore, e perciò mi asterrò dall’entrare in particolarità.in rapporto al Colombo, col quale spartito Gambini pensa muovere l’arduo primo suo passo nella carriera teatrale: cionullamcno, arguendo dall’effetto che sopra di me produsse, mi sarà lecito pronosticargli un prospero successo e sollecitare gli impresàrj a tosto accoglierlo nelle loro palestre. - La fantasia di concerto in fine, intrecciata sopra i più applauditi temi del Nabucco, in meno di una settimana felicemente compiuta, pel pianista genovese deve essere ciò clic fu quella del Mosti per Thalbcrg, espressione che presso i cultori di pianoforte equivaler deve a qualsiasi grande elogio. Questo notevole pezzo è fra i pochi che la moderna scuola italiana di pianoforte possa con fiducia contrapporre a quelli che ci provengono d’olire alpe: in esso diè prova di una purgatezza di stile, di una chiarezza, di un’eleganza,’ varietà ed imponenza/di colorito tali, che a pari grado non era mai pervenuto nelle precedenti opere. Se Gambini vorrà decidersi ad intraprendere un giro di studio artistico in alcuna delle primarie capitali d’Europa, in breve lo si vedrà mover passi da gigante. I. C. II. Intórno ad un nuovo glatema di ìnuHicogrniia. Lettera al Chiarissimo D. Sficolò EustaeSilo Cattaneo. Ai. chiabissimo Don N. E. Cattaneo Pregiatissimo amico! Non saprei dirvi quanto mi dilettasse il leggere l’opuscolo del sig. Joseph Raymond (Essai de simplipcation musicógraphique) (1) da voi gentilmente favo";i pìccola mole contengono 1 cognizioni-tanto estese, e dimostrazioni più evidenti.! Ottimo consiglio fu quello di passare a rassegna i dichcz Bernard- Latte, et Turin ckez A/aversi sistemi di notazioni musicali fino ad ora immaginati; e la classificazione fattane con molto acume non poteva essere imi acconcia a far vedere in un colpo d’occhio i difetti degli uni e dogli altri pei quali dovevano necessariamente essere posposti all’usalo sili tutto poi vi è trattato senza le esagerazioni proprie dei sedicenti riformatori, e con quella pacatezza e moderazione che svela ad un tempo e l’animo gentile, e la forza logica dell’autore. 10 non so come saranno accolte le innovazioni che egli propone, ma intanto il modo da lui tenuto, non urtando di fronte una pratica universale, e finora vittoriosa, mi persuade ad accostarmi alla sua opinione, ed a sentirla per lo meno senza prevenzione ostile. Esaminando intanto il sistema del signor Raymond trovo utile che d’ora in.poi si adoperi la breve invece della semibreve, questa invece della minima, ecc., utile del pari che si sostituisca al 2/i il tempo a cappella, e si rettifichi il modo di segnare i tempi, egualmente che il nome delle diverse figure musicali, affinchè da quello venga significato il valore’ relativo di ciascuna. Ciò in parte non sarà che un ritorno a pratiche’antiche state poste in disuso per la mania di dare alla musica scritta o stampata un’aria d’importanza col molto inchiostro inutilmente sparsovi. Mi piacciono altresì le lineette in direzione analoga all’innalzamento o abbassamento di tono che noi indichiamo col diesis e col bemolle, e il segnare in un cogli accidenti occorrenti al tono anche la tonica. Queste sono innovazioni facili ad introdursi e mi sembrano vantaggiose e perchè più spedite a scriversi e pei seguenti motivi. f.° La lineetta volta all’insù, oltre al segnare innalzamento, avverte il cantante della direzione a cui tende per lo più la nota diesata, e viceversa la lineetta voila in giù fa presentire l’ordinaria inclinazione a discendere della nota bemollizzata. 2.° Essendo scritta la tonica col numero dei diesis o bemolli richiesti resta tolto il dubbio clic gli accidenti alla chiave lasciano sul modo; e non dovremmo più sentire’ quel molesto preludiare in modo maggiore ed attaccare in modo minore cosi frequente nei dilettanti, e nelle orchestre di provincia. Sarà forse da conservarsi l’usalo segno del bequadro, od inventarne uno mcn soggetto ad essere dagli amanuensi confuso con quello del diesis o del bemòlle. Queste sono modificazioni facili a introdursi, e probabilmente assai convenienti. Non sarà forse la stessa, cosa del rigo di una sola linea per ciascheduna ottava clic il Raymond ci propone di sostituire al rigo comune di cinque, lince, sebbene in apparenza quello di questo sia più semplice, ed offra il vantaggio di presentare con un medesimo segno tutte le note aventi Qui gli 6 dove conviene esaminare la cosa per sottile, perchè qui appunto sta la maggior differenza fra il nuovo e l’antico sistema, e si fa sentire più grave il peso di studiarne due come deve di necessità aèCadcrc almeno per un secolo, ove si venga ad adottare. una qualunqne nuova segnatura. 11 suaccennato vantaggio, siccome osserva lo stesso autore, è principalmente a favore dei principianti, e dei suonatori di Pianoforte e d’Arpa, ai quali risparmia lo studio di due diverse chiavi; ma non so poi se colesto rigo sia. preferibile all’usato applicandolo alla partitura. In primo luogo io osservo che qui le diverse chiavi saranno sempre’ necessarie finche avremo istromcnti soggetti a variare di misura. Il Clarinetto, il Corno, la Tromba, il Corno inglese, il Flauto terzino e alla, decima, obbligheranno sempre allo studio di un sctticlavio chiunque vorrà scrivere, o intendere una partitura; ma questo non è il punto più importante, av-’ vcgnachè nel rigo di Raymond vi sarebbe ancora qualche guadagnò. La seconda osservazione vi parrà forse di maggior pesò. II. nostro autore ci propone una sola linea con due lineette addizionali per ogni ottava, ora converrà moltiplicare le linee fìsse assegnandone a ciascun islromcnto tante che bastino per l’estensione propria, e separando ciascuna linea con sufficiente spazio per non confondere la nota si colla nota mi, e la portata di ciascuno stromenlo in modo clic si distingua da quella dello stromenlo vicino. Aggiungete che la maggior parte degli stromcnli d’orchestra oltrepassa l’estensione di due ottave; molli ne-hanno più di tre, alcuni toccano la quarta;’ e quegli stromcnli i quali non incominciano dal do hanno tutti bisogno di una linea di più per l’intiera loro scala. Cosi il Violino, il Clarinetto, il Fagotto, ecc., abbisognano di quattro lince; la Viola, il Flauto, l’Oboe, ecc., ne richiedono tre sole, ed altri due. Dalle quali cose intenderete quanto deliba riuscir grande un foglio di strumentazione a grande orchestra, e come riesca impossibile l’avere una carta preparala.per tutte le combinazioni clic vi possono occorrere in una partitura, la qual cosa debbe riuscire di gravissimo incomodo ai maestri. Non vi sarebbe altro mezzo per ovviare a questo inconveniente, che una continua trasposizione d’ottave, maquesto probabilmente erit errar pcjor priore. Gonchiudcrcrao-noi dunque clic il comune colle sue cinque linee, co’suoi tagli addizionali s eolie tante inconseguenze di cui è accusato 6 preferibile ad ogni altro sistema rii varsi?... Io non voglio azzardare ima tale sentenza; ma se dal passato si può argomentare, manìa delle innovazioni dovrebbe in i diminuire. || 0 io m’inganno, o un sistema qualè il comune non già inventato da Guido, come falsamente si erede, ma sviluppatosi a seconda dei bisogni clic il progresso, dell’arte fece man mano sentire, potrà bensì venire in qualche parte migliorato, mutato per intiero giammai. - Così la penso e godo che l’egregio Raymond istcsso trovisi poco lontano da questa mia opinione. State sano ed amate sempre l’affezionatissimo vostro II. Bouchcrdn TEATRO RE «ESTIVO MODEM E I SCOI AUTISTI Le rappresentazioni degli artisti diretti da Gustavo Modena continuano, ad interessare que’ spettatori, clic dal non poco profitto ch’-Ei seppe trarne nello spazio di appena sci mesi, deducono con certezza il moltissimo che. saprà ricavarne nell’avvenire. Secondo noi, questa compagnia, comecché affatto nascitura, non teme fin d’ora il confronto di qualunque; altra italiana, massime per quanto risguarda quell’insieme tanto desiderato perchè tanto necessario, mancando il quale le produzioni dei lavori drammatici riescono cose mozze od informi, sicché il pubblico, nè può interamente gustarle, nè proferire intorno ad esse con cognizione di causa un giudizio abbastanza retto. Grazie al cielo, la Compagnia Modena più non ci condanna ad assistere a quei salti tanto sgradevoli e pur troppo comuni. da alcune prime parli o buone o quanto meno mediocri, alle seconde ed ultime parti inette assolutamente ed insopportabili; in essa il nobile ed azzimato innamorato di jeri, ti fa quest’oggi da cameriere, e la superba duchessa di quest’oggi ti farà, se Ila duòpo, da comparsa domani. Se Modena, null’altro avesse ottenuto da’suoi artisti clic questo alto di sottomissione, egli avrebbe già fatto all’arte rappresentativa italiana un gran bene, togliendo di mezzo le sciocche pretensióni di que’ che l’esercitano e la •deturpano col ribellarsi ad ogni freno di una mente superiore e re■j golatrice. I nomi, tanto gelosamente conservati ed amI bili, di prima donna, di primo uomo, di primo amoroso, di caratterista e di padre nobile, sono espulsi | dall’elenco degli artisti diretti dal Modena, il quale a 1 norma del proprio criterio, che non è piccolo come: san tutti, assegna ai- singoli individui della sua compagnia quella parte, molto o poco importante che sin, I che, secondo lui; servirà meglio a rendere più cffel! -tivo l’insieme dei componimento clic mette allo studio. Le convenienze, questa peste dcll’arti teatrali, egli ha mirato a schiantarle dalle, radici!i Un’altra cosa di non lieve importanza, che fa, non solo interamente diversa questa dalle altre, compagnie II della Penisola, ma la rende eziandio superiore a quelle! d’assai, si è non tanto il lusso e lo sfarzo nel vestia, rio, clic è pure, grandissimo, quanto la opportunità (j di esso per ciò clic risguarda,direm così, il colorito!j locale o dell’epoca, e clic si manifesta senza interruzione |i dal primo attore all’ultima delle comparse. Nel Jacquart,

dramma in due alti, abbastanza gradevole per il conIj

trasto che vi si agita di generosi pensieri, e clic acquiI sta un vero interesse, particolarmente nella seconda parte dell’ultimo atto, poiché’ il personaggio del Protagonista è sostenuto dal Modena, in questo Jacquart, a cagion d’esempio, la cui azione si riferisce ai tempi del passaggio dal Consolalo all’Impero, ci ha fatto veramente piacere l’esattezza del costume, portata allo scrupolo fino nel taglio d’abito delle donne. Lo stesso dicasi di tutte le-altre rappresentazioni date fin qui, sebbene richiedessero tulle non che lusso e buon gusto, fogge Cuna dall’altra disparatissime. Brevemente! la valentia del Modena or non è più come per lo passato un oggetto d’incstimabil valore gettato là nel mezzo di cose abbiette e disaggradcvoli. E troppo gigante perchè altri lo possa avvicinare ed uguagliare, ma trovò ciononpcrtanto ne’ suoi allievi e colleglli chi degnamente può secondarlo, e d’ora innanzi le rappresentazioni date da lui non verranno più’ considerale siccome altrettanti monologhi! La misura nel gesto, la purezza di pronuncia, lo studio di tratteggiare i caratteri con tulli quei minuti particolari clic il vero presenta, l’arte di ’evitare le cantilene, il manierismo, il tono declamatorio, sono tutte conquiste di alla importanza clic il Modena ottenne in buon dalo da’ suoi allievi, e che li rendono non solo già degni d’incoraggiamento, ma ben anc< maggiore esercizio ’coronerà l’opera rinfrancami professione degli nnzidctli principj, e dotando! dio di quella franchezza, prontezza ed’agilità* il vero suggello dell’arte,, e cui non clic con una pratica lunga ed indcfcss