Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/166

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i lunga tastiera di un vecchio cattivo | clavicembalo di Fri ti (che, il barone per, la sua-innata antipatia alle pòse nuove, non j aveva mai voluto indursi a cambiarlo con uno slromenlo di fabbrica più moderna), è alia bell’e meglio tempestata dalle irrequietissime dita di donna Adelina... Peccato che alle sue incomparabili modulazioni facciano eco sgradevole dalla strada le.sgangherate grida del lattaio che passa, gli strilli dello spazzacammino, che dall’abbaino della casa di rimpelto fa’ udire con voce di sopranello sfocato la sua prolungata solfa, e l’urlo dell’ortolano che colla male untata sua carretta carica di cavoli attraversa il selciato. Questo strepito discorde non garba punto a ser Minuzio, e da probo e discreto maestro di cembalo, che non vuol rubare nè il tempo nè il denaro agli scolari, accenna a donna Adelina di sostare un istante, finché l’infernal strepito sia passato. Donna Adelina, abbandonatasi di nuovo alla spalliera,.della sedia, torna a sbadigliare. Sèr Minuzio slava per cominciare una dissertazione elegiaca sulle aberrazioni della musica moderna e sui cattivi metodi dei tanti maestrini di pianotorte usciti dal Conservatorio da alcuni anni in qua, quando a impor silenzio alla nojosissima sua didattica eloquenza entrò un servo con una piccola chicchera di cioecolatte per metà empita di spuma. Ser Minuzio si inchinò al bacile d’argento massiccio ch’ei recava: tornò a sedersi, e con tutta la serietà comandata da una delle più importanti operazioni della vita, attese ad ammollare 1 un dopo l’altro i varii crostellini di pane che una mano provida e sagace aveva saputo ammucchiare nella debita quantità intorno allo spumante calice. «Ora che ho lo stomaco confortato, prese quindi a dire, nell’atto di restituire lo sguernito vassoio al servo, potrò ammirare con niente più serena i prodigi della scolara, che io sopra tutte le altre apprezzo, e che deve i suoi incomparabili progressi al genio particolare che sorti dalla natura per la bell’arte de’ suoni... «E fece ségno a donna Adelina che proseguisse la Grande Sonale de Dusseck, ecc. É donna Adelina, sbadigliando forse per l’ultima volta, calava le mani sulla tastiera e dava nuòvamente principio alle scompigliate sue armonie. In quell’istante, dalla pendola vicina scoccò l’ultima mezz’ora della lezione. La precisione e la puntualità non sono i meriti i meno commendevoli di ser Minuzio... Eccolo quindi già alzalo dalla scranna: ecco già ribassati gli orli delle maniche, ecco già riposti gli occhiali, già pigliato il cappello ed il bastone... già intascato il biglietto... «Raccomando caldamente quella appoggiatura al do naturale... tyieW’ ammoizalo alla terza battuta, e quel rallentando presso alla cadenza... A rivederci domani all’ora dello cioecolatte». Ed esci tutto frettoloso avviato alla casa della contessina Fioridia, ove, a giudicarne dalla sua esemplare sollecitudine, lo attendeva senza dubbio un’altra aromatica libagione mattutina coll’anàlogo e convenevole mucchietto di crostelli. Dopo cinque anni di lezione, donna Adelina venne condotta da S. E. il sig. ba> rone suo papà ad un’accademia nella casa l della vecchia marchesa S***. Due giovignifica fantasia di Thalberg. Il barone, mentre la radunanza applaudiva entusiastata, torceva il naso e scrollava il capo. «Genere falso, gusto depravato, bisbigliava tra sè sotto voce». Fu pregala sua figlia di porsi al pianoforte. Dopo reiterate preginere accondiscese -ai generali desiderii. Ser Minuzio le si pose seduto al fianco con aria d’uomo che si prepara a un gran trionfo. Donna Adelina si scusò coi circostanti dicendo che per mancanza d’altro avrebbe eseguito un pezzo di musica, imparato da pochi giorni, e strimpellò alla meglio la Grande Sonale de Dusseck, ecc., che noi conosciamo da un bel pezzo. Dopo due pagine l’adunanza cominciò a sbadigliare sotto ai ventagli e ai guanti gialli, dopo quattro nessuno più badava alla musica. Ser Minuzio e il baróne R’”” nemico di Balzac e di Vittor Ugo, di Rossini e di Bellini, erano rapiti in estasi. ’ nette, predilette allieve di un maestro di | venticinque anni, diedero saggio deila loro valentia eseguendo a quattro mani una maCOtVKICLIO per quelli che apprendono la Composizione musicale. Con una gentilissima sua lettera V egregio maestro Simone Mayr ne accompagnava il seguente scritto che noi ci affrettiamo ad offrire dnostri lettori. «Avevo, in mente, egli ne scrive in essa lettera, di mandare alcuni altri miei articoletti intorno alla semplificazione e maggior precisione dei comuni elementi musicali: ma ora che sorge apposita officina per propagare la Riforma del Gambale. ora che il Montanello propone al Beccafichik1) il più economico sistema di nuove segnature. e che un nuovo riformatorefrancese condanna e vuole riformare tutte le antiche e moderne riforme, sarebbe fuor di proposito esternare alcune idee in simile materia». Ne spiace che per ragioni, a nostro giudizio non abbastanza valide, Tegregio Mayr si astenga dal prender parte ad una c/uistione di principii e di teorie che finora non fu combattuta con bastevole suppellettile di dottrina nè dalV uno nè dall’altro de1 varii campioni che a questi ultimi tèmpi sorsero in campo con diverse proposte di ’r forma nella. scrittura musicale. L‘ opinione e i giudizii d’un uomo nelle cose dell’arte de’suoni tanto altamente stimato coni1 è V autor della Medea avrebbe certamente sciolti non pochi punti di contrasto e dissipati i dubbii di coloro che non credono poter aver piena fede se non se nella scienza provata da ripetuti e fortunati esperimenti. Ma non più di ciò, e vengasi all’articolo promesso. Un esercizio molto utile, benché può sembrare a prima, vista tutto meccànico, è certamente per gli studiosi della composizione musicale, quello di mettere in partitura le classiche Opere di vario stile, e carattere. In nessuna altra maniera possono i principianti rilevare cosi bene l’originalità, ed i pregi intrinsici di un valente compositore, poiché nel.semplice sentire spariscono inosservate molte cose, e talvolta le prime finezze dell’arte. Veggendo non solo, ma praticando essi medesimi la distribuzione delle parti nello (1) Vedi la lettera pubblicata dal nostro Ricordi col titolo: Intorno allo scrivere la Musica. Lettera di Bartolomeo Montanello a Marco Beccatelli. trascrivere, vengono a conoscere l’inven- f zione, ed andamento della melodia, il rit- j mo, e la disposizione de’periodi, la con- ■ catenazione delle idee, e l’affinità de’pen- j sieri, nascendo dal principale (o Tema) molli altri analoghi, come da un fiume escono varj canali, lo che costituisce nella composizione il raro pregio dell’unità -, come nel sottoporre alla parte principale l’orditura dell’Armonia, la distribuzione ed il giro delle parti ora ristrette, ora lontane, l’imitazione fra di loro, la varietà e ricchezza armonica in giusto e quasi architettonico equilibrio, ecc;, mentre il paragonare lo stile dell’uno colle maniere proprie d’un altro-scrittore, apre una fonte inesausta d’idee, del modo di condurle,ecc. E se lo scolare volesse, darsi la pena di contrappuntare (come si suol dire) la parte principale d’un autore classico, e geniale, e comparare dappoi il suo lavoro coll’originale medesimo, essa verrebbe compensata dal molto utile che ne caverebbe. Nè credasi che la semplice lettura d’una partitura rechi lo stesso profitto a chi da principio non è atto ancora a scoprire con un solo sguardo la finissima orditura dell’artifizioso tessuto, né comprendere la ragione ed il fondanientó di strani ed inusitati accordi, che a prima giunta possono sembrare licenze arbitrarie, e viete^ o l’andamento, e l’intreccio di parti che talora sembrano cozzare contro le regole o di dissonanze, che sembrano abbiano ad offendere l’uditore, e rispetto alla espressione del sentimento diventano bellezze} e neppure desumere si può l’effètto d’un pezzo, e che più monta, additar non si sa ìa fonte da cui scaturisce quel magico diletto, che generano le opere classiche d’ogni genere. Ci fu assicurato che non pochi con questo, forse per molti nojoso metodo, hanno imparato più che non da un’arida esposizione delle regole, o da alcuni ischeletriti esempj. Di questo mezzo si valse pur Rossini istudiando sotto la disciolina delP. Mattei dimettendo in partitura quartetti di Mozart e di Haydn^ e del pari praticavano altri valentissimi compositori come Winter, Aiblinger (2), ecc. Quanto frutto non trae il giovine pittore dal ricopiare i classici modelli dell’arte, ora osservando ne’ capolavori di Rafaello l’altezza della concezione, la ricchezza della composizione, l’espressione del bello ideale, e la correzione del disegno, ora tentando colla varia mescolanza di colori di giungere ad imitare la lucidezza, la degradazione de’chiaro-scuri, e quelle quasi impercettibili sfumature, onde risulta queb l’incantesimo della vera imitazione della natura, di cui risplendono gli originali di Tiziano. Il V. S. di V. (1) Vedi vita del P. Mattei scritta da G. A. DeLafage, c tradotta da L. Rossi, pag. 11. (2) Per avvalorare vieppiù questo consiglio amasi di ripetere qui ciò che trovasi notato nella Autobiografia del famoso, c fecondissimo Carlo Czcrny, or ora stampato in questa Gazzetta nel IX. 5i. - Ecco le sue parole: a Mi occupai nella mia gioventù a stendere in partitura le composizioni d’orchestra de’gran maestri, come le sinfonie ed i quartetti di Mozart, llaydn c Beethoven, il quale esercizio mi fornì molte cognizioni per rispetto all’islrumcntalc, cd in generale riguardo all’armonia.