Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/183

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- 479 | pubblico, c iiì, vestito in abito di città, colle mani i chiuse ermeticamente da guanti gialli e irreprensibili, I con una parsimonia di gesti piena di buon gusto., e ì con un accento piccante, brioso, scintillante di spi3’rito, declamò un discorso in versi, una specie di ’ prologo universale, raduto dalla penna amabilmente epigrammatica del sig. Doucct. Questa riproduzione di una costumanza, che è una delle buone tradizioni del classicismo, fu accolta dal pubblico con un vero trasporlo, e fe’ risuonarc la sala d’applausi. È vero però clic, sia il discorso, sia la maniera con cui fu declamato, meritavano quest’attestato clamoroso di soddisfazione: l’autore ed il suo interprete associarono tutto il loro spirito, tutte le risorse dell’immaginazione e del gesto, la loro piccola malignila, il loro brio, per formare un assieme superiore ad ogni elogio: fu una cosa assolutamente seducente. Monrosc, coperto da applausi,dovette ripetere il discorso per altre due sere successive. Quando Monrosc, i suoi guanti gialli, ed il suo abito nero si furono ritirati, Lucrezia, la liliale eroina clic preludiò ad una rivoluzione, clic voi, io e tulli coloro clic limino fatto le loro classi di ginnasio debbono conoscere alla perfezione, comparve drappeggiata alla romana, e ridotta in tragedia dal sig. Ponsard. Allorché in un’altra mia di qualche mese fa, vi parlai della prima comparsa di questo lavoro, clic’unisce a grandi meriti lcllcrarii qualche cosa di troppo arido, di troppo convenzionale, di troppo lambiccalo nella forma, io vi manifestai la mia alta sorpresa pei deliri, pei rumori critici e giornalistici, pelle ^idolatrie clic festeggiarono l’arrivo alla scena dei signor Ponsard e della sua prima rivelazione letteraria. Non è ch’io negassi, allora, come adesso, la facoltà poetica del nuovo autore, non è clic, presa, massime dettagliatamente, quella tragedia non presentasse delle vere bellezze sia nella dizione clic nell’arte con cui era fatto il verso, jioh e che alcuni caratteri non fossero designati con forza e clic certe scene non sieno condotte assai abilmente, ma basterà lutto questo a giustificar l’enorme grido elle si alzò da tutte le parli, quando Lucrezia venne, parlò, e si uccise sulle scene dell’Ottóni? Non parve forse che la letteratura dovesse passare, grazie a questo sforzo poetico, dallo stalo di naufraga a quello di salvala, non parve che il signor Ponsard fosse venuto, come la colonna di fiamme della Bibbia, a rischiarare la via a tutti questi ebrei tipografici vaganti nel deserto letterario? Ecco la tragedia, ecco il verso, ceco il poeta si urlò da tutte le parti. Va bene, signori, ma prima del sig. Ponsard tutto ciò era dunque ignoto, queste tre grandi parole rappresentavano una vaga idea di cui si attendeva la realizzazione? Voi, mio caro amico, avrete ora frullo mani quest’America rimata nuovamente scoperta, e potrete giudicar da voi stesso se alla fine questo folle entusiasmo non peccava di esagerazione, se non era una specie di sconosccnza l’innalzare prodigiosamente la statua del nuovo poeta, perché lutti i grandi nomi della letteratura moderna apparissero quali pigmei al suo confronto. Si, sconoscenza! giacché, credetelo, non fu il merito assoluto della Lucrezia ciò clic produsse tante esaltazioni, tanti trasporti nella critica verbale.e giornalistica, ma piuttosto una volontà di reazione portata alla mania contro la letteratura del giorno, reazione ch’io troverei degna d’approvazione, se si fosse manifestata con minor accanimento, come la protesta della ragione, e non come un’ispirazione dell’astio e dell’inimicizia, lo sono lungi dal contrastarlo; la letteratura contemporanea, e massime la drammatica, volle spingere un po’troppo all’estremo l’applicazione delle sue nuove teorie; essa scorse troppo disordinatamente nei campi dcll’imaginazionc, accumulò con eccessivo ardimento le sorgenti più forti delle emozioni, sparse di troppo pepe, perdonatemi la volgare ma giusta metafora, e di troppi aromi le sue vivande, ma che perciò? Non ebbe essa degli slanci luminosi, non offrì dei componimenti ammirabili, non fu essa spesse volte nobile, grande, ispirala, potente; non ruppe il pesante freno dei vecchi pregiudizi,’non ci guidò per intentali, sebbene pericolosi sentieri, alla ricerca del bello, del bello, sublime, multiforme e mobile Iddio che il classicismo aveva inchiodato sovra un trono di pietra, a cui il genio stesso non polca più giungere se non guidato’ dalla mano agghiacciata e cadaverica di ridicole prescrizioni, di sistemi, di regole, di rancide forme? La letteratura moderna, come tutto ciò che è giovane, avea forse ecceduto nell’ardimento, s’era troppo lasciala predominare dallo spirilo d’innovazione, avea ascoltato con troppa buona fede i primi applausi che erano stali la conseguenza delle prime emozioni, ma si potea avvertirla de’ suoi traviamenti con più di gentilezza, massime dopo d’esserne stati i complici accarezzando, adulando, festeggiando senza misura la bollente ed inesperta creatura. Ma, a monte le digressioni; la riproduzione della Lucrezia, i cui personaggi erano sostenuti da nuovi attori, non fu accolla certamente con un fanatismo troppo ’ violento; risuonarono degli applausi, ma questi alili plausi erano calmi e moderali; gli spettatori comini ciarono ad accorgersi di aver gettato una dose troppo g abbondevole di corone a proposito del primo suicidio? femminile, citato dalla storia, e cercarono quindi di | mostrarsi meno prodighi di apoteosi. La nuova esecuzione non fece obbliare l’antica, sebbene la Maxime, Ia Dorval, Ballande e gli altri attori abbiano avuto delle buone ispirazioni, e dei momenti assai felici. L’Odèon diede la seconda sera un nuovo dramma in cinque alti ed in versi del signor Lcfévre, intitolalo l’Leale des Princcs. Ebbe un successo di stima, uno di quei successi che si’ collegano talora alla noja, o che almeno non ne sono nemici capitali. Il concetto fondamentale di questo dramma è d’una antichità adamitica. In una corte di un duca xv, y, z, a vostro piacere, dominano il tradimento, la corruttela, la prepotenza, e tulli gli analoghi vizii che generano dei relativi delitti: la virtù é calunniata, decita -odoppressa, l’amore viene imposto come una legge, ed é attivala, per soprappiù, quasi fosse una cosa perfettamente naturale, una fabbrica di vittime che lavora islancabilmcnte, e che mette quindi in commercio un gran numero di questi interessanti prodotti. Or bene, frammezzo a questa immonda cloaca di tutte le depravazioni, compareuno diqucgli uomini a maniere rozze,ad accento robusto, a voce t uonante, a viso imperturbabile, che fanno il bene ad ogni costo, e che non fanno altra vita che scoprire ipocrisie, svelar colpe, difendere calunniati e salvare innocenti. Il mestiere é eccellente, ma di poco profitto;:, spesso anzi é un mestiere impossibile. 11 signor Felàmunn per altro, l’eroe filosofo dell’llcole des Princcs, giunge al suo intentò, ed ha la soddisfazione di veder puniti i birbanti ed esaltati i giusti. Il pubblico ha ammiralo, ne sono sicuro, il risultato delle fatiche del signor Feldmann, ma si è dimenticalo di manifestare un po’ palesemente questa sua ammirazione. Oli! il pubblico talora è un grande smemorato! Un Voyage cn Espugno di Tcofilo Gauthicr ha avuto un grande successo alle Varietis. È una satira piccante, briosa, della Spagna fisica, morale,-e govcrnamcntalc. Io vi risparmicrò l’analisi di questo Vaudeville. il cui scopo principale e quello di promovere l’ilarità degli spettatori, e clic adempie fedelmente alla sua missione. Ber queste produzioni, l’analisi é impossibile, giacche il loro merito non istà ncll’àndamcnto, nell’intreccio, insomma nella tela, ma bensì nella bizzarria delle posizioni, nella vivacità del dialogo e nell’abbondanza dei frizzi, e degli epigrammi: il Vogage en Espugno ha tali pregi, e dicendovi questo credo d’avervenc parlato abbastanza. Al teatro della Gaicti il nuovo dramma di Balzac Pamela Girami venne abbastanza applaudito. Sebbene questo dramma sia assai superiore al Vautrin ed al Quinola, d’infausta memoria, pure mi conferma nclÌ’ opinione clic il più grande romanziere sociale de’nostri giorni non sia fatto pel teatro. Egli confonde troppo facilmente la parola lettore con quella di spettatore, e non sa colpirne abbastanza la differenza. Le sue analisi fisiologiche, fine, delicate, profonde, il suo gusto per certe particolarità che rivelano in lui un prodigioso talento d’osservazione, sono inapprezzabili alla lettura, ma perdono il loro effetto sulla scena; la miniatura la più perfetta, la più stupenda non é fatta pel teatro; ci vanno ilei grandi colpi di pennello, delle linee ardite, delle tinte assai calde, per ferire rapidamente queste imaginazioni affollate in una platea, clic attendono l’impressione, ma che non si vogliono prender la briga di andare a cercarla. Chiuderò questa lettera annunciandovi l’immenso successo del dramma in cinque alti ed otto quadri dei signori Dennery e Granger, datosi all’Ambigu, e clic è intitolato Ics Boliimiens de Paris. È un dramma all’acido solforico; il pubblico si commove, trasalisce, trema, palpita, piange, ride, si agita, nuota insomma in un oceano di impressioni, clic piombano da ogni parte, che sorgono da ogni scena, che spuntano ad ogni gesto, ad ogni parola; e dopo d’essersi ben sentito ad agghiacciare ed a riscaldare il sangue, l’ottimo pubblico balte le mani come un ossesso. Venti lettere come questa, basterebbero appena a sciogliere il nodo gordiano dell’intreccio di questo dramma; rimetteremo dunque, la cosa ad un altro secolo. Nella supposizione però che possiate ignorare il valore della parola Bohémiens, appartenente agli eroi di questa epopea in cinque atti, mi affretto a dirvi che il Bohémien é l’uomo clic, cessando d’essere Gamin per abbondanza d’età, si risolve a divenire vagabondo, venditore di marche di teatro, qualche volta borsajuolo, commissionario, facchino, ecc., ecc. Egli esercita molle industrie, ma a preferenza le meno faticose, ed ha una dichiarata tendenza a difendere il principio sansimoniano, che dichiara che il tutto é di tutti. Egli non trascura mai l’occasione dì mettere in azione questa massima feconda di.... sottrazioni, ed U suo zelo sarebbe sicuramente illimitato, se la policc corredini/elle non si prendesse la briga di procurargli qualche anno di riposo, assegnandogli un posto in uno dei pubblici stabilimenti volgarmente chiamali prigioni. Vi sono dei Bohémicns onesti a quanto si dice, ed il dramma sembra disposto a confermare, almeno in parte, questa opinione, ma siccome non ebbi mai-il bene di trovarne, così v’invito a venire a Parigi per ajuturmi in questa interessante e dificile scoperta. Credetemi intanto Vostro affezionatissimo. CRONACA DEL TEATRO RE Domenica sera la riproduzione del Luigi di Normandia, innanzi ad un pubblico abbastanza affollato, offrì campo all’arte meravigliosa del Modena di palesarsi m tutto lo splendore della sua potenza. Io ritengo che la parte di Luigi XI in questo dramma sia la più bella creazione di questo sublime artista, e sì che egli ha create quelle stupende parli del Saule, dell’Oreste, dell’Orosmane, ecc.! Non e possibile io credo, portare la verità ad un punto più elevato,’ ed •il -quarto e quinto atto del Luigi, sono sostenuti dal Modena in un modo, per battezzare il quale non troverei opportuno clic l’aggettivo favoloso. Lunedì si diede la Camaradéric di Scribe, che fu agita con sufficiente ingegno, ma clic lasciava scorgere negli artisti una certa irresolutezza, una certa indecisione, clic servi a diminuire l’attrattiva di alcune fra le scene più brillanti di questa commedia. Modena, nella parte del dottor Bernadet fu inapprezzabile; l’uomo che la sera prima era comparso debole, vecchio, caduco. più simile ad uno spettro clic a creatura nelle cui vene circolasse la vita, era la sera dopo destro, spiritoso, agile, pieno di frizzi o ili egoismo, e presentava con una incredibile evidenza uno de’ tipi più singolari della scienza medica... parigina. Oltre lutti i talenti del grande artista, Modena possiede alla perfezione quello di sapere abbigliarsi; cominciando dai guanti per terminare fino alla spilla, voi trovereste, analizzando il vestito del Modena, un calcolo, uno studio, una finezza clic dinota la profondità fisiologica del sommo attore. La signora Adelia, nella parte di Duchessa, meritò pure molti elogi; in questa artista si scorge la qualità più rara nelle commedianti de’ nostri giorni, vale a dire l’abitudine ed il gusto della buona società. Essa ha dell’eleganza, della distinzione nelle maniere, della grazia nell’accento e nel sorriso, e sa assumere assai beilo quella piccola aria d’impertinenza, elio è uno de’ connotali più essenziali delle lionnes del gran mondo. La commedia brillante e di costume, le parli leggiere e graziose di dama e dicoqueltc trovano quindi in lei una eccellente interprete; ma il dramma forte, colle sue passioni ardenti, vive, esaltate é meno opportuno per questa simpatica attrice, la cui voce manca di lagrime, e che alle volle, nelle situazioni estremamente patetiche o estremamente appassionate, converte il dialogo in prosa in qualche cosa, clic sventuratamente ha la somiglianza d’un caniabile. Il signor Lancctli sostenne assai bene la parte ilei Pari nella Camaradéric, e ne riscosse molti applausi: le parti di earicalurg, -ono -empi e disimpegnate lodevolmente da quest attore. Martedì il dramma stòrico del sig. Giacomelli intitolato Domenico Zampicri, detto il Domenichino, fu accollo eoli molla freddezza dai pochi spettatori che si sono ricordati, che quando un pubblico ha la pretesa di voler sempre cose nuove, incorre anche ncll’obbligo di compensare colla sua presenza gli sforzi, le pene, le fatiche di chi cerca d’appagare questo suo desiderio.L’intreccio di questo dramma é meschino; é una continua successione di scene elicsi assomigliano tutte, e clic vertono sulla gelosia schifosa degli artisti rivali del Domenichino; la ripetizione’ costante delle stesse situazioni, delle stesse miserie, degli stessi dolori finisce poi ad annojarc mortalmente. L’episodio dell amore della figlia del Domenichino per un nemico ili suo padre, pel pittore Ribcra, non giunse certo a rialzare l’andamento del dramma, clié anzi la rivoluzione improvvisa che nasce nell’anima dcll’Angiolina, clic cangia nel breve corso d’uita scena la sua passione in odio e disprezzo, servì a dare un’idea dei mezzi con cui certi scrittori di commedie si cavano dalle situazioni difficili, in cui si sono volontariamente imbarazzati, facendo succedere una di quelle strano metamorfosi morali, che urtano il buon senso, n che sono sempre trovate detestabili dal pubblico. Né il dialogo può faro dimenticare la debolezza dei concetto del signor Giacomelli; è uno di que’dialoghi comuni, senza idee, clic eccitano troppo’ facilmente la noia e la stanchezza. Quando poi il signor Giacomelli cerca di raggiungere una certa elevatezza, allora cade in quelle’ volgari figure reltorichc, clic oramai sono divenute di esclusiva proprietà dei piccoli autori clic esordiscono nei collegi. Il pillare ama i suoi figli come ama i suoi pennelli; la sua oila è simile al fiore che apre i suoi petali, ecc. Per Iddio! ma il pm bello dei drammi sarebbe rovinato con un assortimento di tali frasi pretenziose, rococò, clic ci ricordano il tempo dei nei e del minuetto! L’immenso ingegno del Modena, che trasse un ammirabile partito dalla sua parte, non giunse a vincere la generale indifferenza per questo lavoro storico del sig. Giacomelli. Mereoledì una nupva commedia francese, intitolala lln ultra esordiente, piacque abbastanza, senza piacere eccessivamente. Il teatro era ancora più deserto del solito; Modena non recitava. Giovedì l’Enrico terzo di Dumas, provò che le inclinazioni drammatiche del pubblico, subirono: da qualche tempo un notabile cangiamento. 11 trasporlo per tutto ciò che colpiva più vivamente un giorno è