Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/203

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— 499 — 5. Il S. Guglielmo, oratorio sacro, alti 5. 6. L’Olimpiade, dramma, alti 5. 7. il Prigimiter superbo, dramma, atti 5. 8. La Salluslia, dramma, alti 5. 9. La Serva padrona, intermezzi, atti 2. JO. Concerto di violino. i 1..Vessa a due cori. 12. Salve Regina, a voce di soprano. i5. Aria: Nacqui agli affanni in seno. li. Lo Stabat Ma ter. ■15. Misererò, a quattro voci. IG. Salmo Confilebor, a cinque voci. 17. Molletlo. 18. Antifona (originale). 19. Messa, a due voci con islroincuti. 20. Salve Regimi, a voce di soprano. 21. Tuoni ecclesiastici, co’ loro versetti. Nell’archivio dc’PP. dell’Oratorio. 1. Messa, a più voci in dc-la-sol-rc terza maggiore. 2. Partitura di un Oratorio sacro, per la nascita del Redentore. Presso l’autoro di quest’articolo. Le due Salve Regina di sopra nominate. Presso il maestro di musica Gennaro Parisi. Il salmo Laudale a 5 voci con violini, viole e bassi. II salmo Dixil in dc-ta-sol-re a due cori con violini, viole, oboe, trombe e bassi. Presso il copista di musica Francesco Canipagnonc. Quattro Cantale ad una voce. La prima in bc-fa col pianoforte solo. La seconda in cf-fa-ut, violini e viole. La terza in E-la-fa violini e viole. La quarta il recitativo in cf-fa-ut, l’aria in e-la-fa. In Inghilterra presso lord Norlhamplon. 1. Una Messa a 10 Voci. 2. Un Dixit a 10 voci. 5. Un Confilebor a 4 voci in canto fermo. 4. Sci Cantale stampale, 5 con violini,~ viola, e basso, e 3 con accompagnamento di piano forte. Nella casa del signor principe di Avellino esistevano molle composizioni del Pcrgolcsi, che furono involale. Il signor Domenico Corigliano dei Marchesi di Rignano possedeva lo Stabat scritto di propria mano dell’autore, -ed io ne ho fatto incidere il facsimile nella mia lettera Biografica intorno atta patria e alla vita di G. B. Pcrgolesi. Marchese di Villarosa CAKTEGG10 Parigi... Novembre 1813 Decisamente l’Opéra-comiqiic è un teatro abile e fortunato; la sua cronaca da qualche mese in poi non presenta clic una serie di novità e di successi; ad opere nuove piene d’interesse succedono riproduzioni non meno interessanti, clic mantengono viva la curiosità, e clic fanno del secondo teatro lirico francese un vero teatro di moda. Nell’ultima mia vi ho parlato del grande favore con cui fu accolla la Mina del signor Thomas; ebbene! la mia penna non è del tutto asciugata, clic già debbo intrattenervi della ripresa d’un’opera antica, clic fu accolta dal pubblico parigino con un favore dichiarato. Si tratta del Disertore di Monsigny. Questo sparlilo fu composto e rappresentato al teatro della Comédic ilulicnne, nel 17G9-, e dall’epoca della sua nascita in poi ha fatto il giro di tutta la Francia. La sorte felice di questo lavoro era meritala; Monsigny e Sedaine, clic ha fatto il libretto, sfoggiarono nel Disertore lutto ciò clic v’era in essi di spirito di sensibilità. Il Disertore è un vero modello d’opera comica; ricco delle melodie più graziose, pieno talora di originalità, di brio e di gaiezza, questo spartito alterna le sue tinte vivaci e brillanti, le sue ispirazioni gentilmente scherzose, con altre tinte òhe ispirano ia melanconia, la tristezza e la passione, con altre ispirazioni dalle quali trapela il dolore, la mestizia, la tenerezza. Non potete credere quanto questa ricchezza e varietà di colorilo giovi a mantener viva l’attenzione, col produrre ch’cssa fa delle impressioni sempre nuove ed imprevedulc. Ciò che mancava per altro a Monsigny era la scienza armonica; la sua opera è sotto questo rapporto d’un’incredibile debolezza. Questo inconveniente fu tolto grazie al concorso di Adam, che ha mutato nell’orchestra tutto ciò che vi poteva essere di troppo vuoto o di eccessivamente monotono, offrendo così un’istromentazione elegante, completa ed in armonia colle risorse e cogli effetti della scienza moderna. Adam adempì alla sua tremenda incombenza con gusto, con i spirito, e con una rara coscienza; io non saprei qual altro maestro si sarebbe cavalo dal diflìcilc e delicato impegno coll’eguale abilità e coil’egualc successo. II Disertore e divenuto così uu’opera, che conservando le immense bellezze originali, si trova d’altra parte meglio appropriala ai gusti ed alle esigenze del pubblico de’ nostri giorni. L’esecuzione di questo spartito merita molti elogi, ed io potrei citarvi i nomi di lutti gli artisti che vi presero parte, se dovessi presentarvi l’elenco di coloro clic meritarono d’essere applauditi. Al Teatro Italiano la Semiramide tenne dietro al Belisario; fu il successo più debole dcll’appcna incominciata stagione. La messa in isccna ne ò realmente iudccenlc; ed urta orribilmente collo spettacolo di lusso e di buon gusto offerto dal brillante pubblico della sala Yenladour. Fornasari che continuava in quest’opera i suoi dcbuls, si cavò assai bene d’impegno, ma non ci permise d’obbliare l’agilità rapida, viva, sicura di Tamburini. La Crisi è splendida nella parte di protagonista... ma d uno splendore meno abbagliante di quello clic la circondava l’anno e gli anni scorni... Madamigella Brambilla sarebbe superba se la sua voce corrispondesse alla purezza del suo metodo.... ma sventuratamente la cosa non va cosi. 1 cori cantarono in un modo perfettamente detestabile. Da questo complesso è facile pronosticare clic la Semiramide, la più beila, la più sublime fra tutte le musiche possibili, non avra clic i secondi, i terzi, od i quarti onori della stagione. Non c’ò clic dire, i grandi artisti si moltiplicano da tutte le-parli, le celebrità piovono a scroscii ad ogni momento, il teatro diventa un Olimpo troppo stretto per questi Dei musicali che si propagano con una fecondità meravigliosa, ma frammezzo a questa benedetta e santa abbondanza di creature straordinarie, eccezionali, noi abbiamo il dolore di dover esclamare - i cantanti se ne vanno! - e ciò quando siamo abbastanza di buon umore per non gridare - i cantanti sono andati! - 0 grande o bella musica d’un giorno, chi ti può ora interpretare, chi ti farà sgorgare da queste ugole affaticate dall’uno e fatte inabili dall’ignoranza? Oh! io vedo bene tutto intorno degli artisti sublimi, clic hanno un orgoglio intollerabile, delle pretese essenzialmente ridicole, un’aria licra clic dinota una profonda convinzione dei proprii meriti, ma se io dicessi ad uno di costoro - cantatemi, vi prego, un po’ di Rossini - io ne avrei per risposta le risa degli amabili signori, che mormorerebbero con tuono di sprezzo - ò musica vecchia, non vale la pena doccuparscne - ed a queste risa si unirebbero alla Bue le mie, perché davvero bisogna ridere persino di se stesso, quando si ha avuto il coraggio di domandare alle cornacchie il canto del cigno. E con qucsl’ullima metafora poetica perinette.emi di chiudere la lettera e di dirmi Vostro affezionatissimo VAIAI ETÀ Altri cenili sulle «lue sorelle A1ii.asoi.lo Con buona pace della classe beata e trionfante dei signori virtuosi cantanti, non esce dal vero chi afferma clic messa imparzialmente a confronto della classe de’ virtuosi islruménlisti, e prese le cose in generale, quest’ultima supera di molto la prima, non solo nella vera dottrina musicale fondala sull’intimo studio delle difficoltà molteplici dell’arte, ma anche nella squisitezza e profondità del sentimento estetico dell’arte stessa. Mettete, per esempio, ad un esame di confronto, non dirò gli infimi, ma i distinti suonatori dell’orchestra di un’opera e i cantanti di qucll’opera stessa, e vedrete quanto di gran lunga i primi superino questi nel complesso delle cognizioni tccni- j clic, nell’intelligenza, nella varietà e solidità del saper | musicale. Quante volle vediamo in teatro certe eroine i ed croi in chiave di soprano o di. tenore esser og- ji getto del clamoroso entusiasmo del pubblico, i quali,, se avessero a ricever la lezione dall’oscuro professore di clarinetto o di flauto, farebbero la meschina figura! Quante volte quella prima donna o quel primo basso cantante si offrono baldanzosi sulla scena a cantare le più diffìcili parli de’ più acclamali spartiti; e se un modesto maestrino di violoncello o di pianoforte avesse a ripassar loro (quelle parli col foglietto alla mano troverebbe di compatirli, perchè non sanno dar ragione nò del valor delle note o della misura, nò della natura dei passaggi, nè dell’importanza degli accordi, e avrebbe a persuadersi clic tutta la loro scienza musica consiste nel possedere una discreta orecchia, una felice ritentiva, e una temerità senza pari? Vogliamo di grazia essere giusti e sinceri, e convenire che se avviene che in una cavatina, o in un pezzo qualunque sia di drammatico concetto o di bravura, il motivo principale o la cabaletta, sia proposta da qualche stromcnto dell’orchestra, ben raro è ch’ei non la eseguisca con molta maggior precisione, garbo e giustezza di espressione clic non il cantante pel quale quel motivo o quella cabaletta furono espressamente ideali dal maestro. Non parliamo dei passi cromatici, perchè al di d’oggi i nostri signori cantanti, se appena appena si fanno compatire nel genere coni’ ci dicono spianato (che in sostanza è il genere più comodo per la mediocrità) guai (piando toccano al genere cromatico! E in questo è appunto ove i virtuosi stromèntisti, o suonatori, come volgarmente son delti, superano immensamente i virtuosi cantanti; anzi,. si può dire clic il più modesto suonatore eseguirà la più complicala variazione d’un tema colla facilità quasi medesima con cui un cantante arriva ad eseguire il teina stesso dato clic questo sia solo un pochino infioralo di eleganze cromatiche (1).. Cotali pensieri mi (lassavano per la mente la sera di lunedì scorso mentre udivo quel caro angioletto d’una TcresinaMilanollo eseguire la fantasia della Mula di Portici, e l’ultra sui pensieri di Bellini. In verità, dicevo tra me e me, gli è un gran pezzo che frequento il teatro della Scala, le cui scene si vantano d’aver dato ricetto a tanlc e a laute esimie celebrità gutturali; ma quando mi venne mai udito svolgere i più soavi artifizi dell’adagio con tanta precisione d’intonazione, con tanta finezza d’accento, con tanta verità e misura d’espressione, quanta lic mise quella sublime funciullelta nei due pezzi or accennati? La mia memoria mi ricordò tre soli nomi al cospetto de quali feci un segno rispettoso del cupo: ì nomi della Pasta, della Mulibran, e’di Rubini: ma se ne logli queste tre sommità, quali altri virtuosi vocali muschi o femmine, apparsi da un pezzo sulle tavole del nostro gran palco scenico, ne diedero ad udire le vere meraviglie del canto con maggior arte e con più squisito sentimento di quanto fece la Tcrcsina col suo modesto violino? Quale cantante, mostrò di sentire più addentro di lei il carattere dello stile patetico di Bellini, e la commovente soavità delia sua frase cantabile, e il dolcissimo svolgersi di quelle sue sì care modulazioni, sempre suffiisc di una tinta di passione che inai non degenera in caricatura o esagerazione di sentimento? E caricatura o esagerazione di sentimento ò l’ordinario scoglio al quale urtano que pochi cantanti che pur si pretendono di aver, capilo e di saper far capire l’indole della musica bclliniana, in ispccie Vadagio! Ma non cosi la giovinetta Milanollo, la quale con quell’angelico suo arco scorre leggerissima su tulli gli sviluppi del discorso melodico senza clic mai il colorito, l’accento, l’espressione pecchino o per difetto o per eccesso, ma sempre mantenendosi a quella giusta misura clic produce il più puro diletto e In commozione più spontanea. Ora, clic dopo tanto tempo dacché ad ogni breve intcr(1) Non si obbietti a ciò, col dire che il suonatore, qualunque stromcnto adoperi.gli sarà esso molto meno indocile di quanto suol essere la gola al cuntanle; poi. hè d ciò rispondiamo che il fatto pare mostrare il contrario; mentre sono ben molli coloro che senza saper nulla di musica e senza aver fatto esercizi scolastici di sorta, per solo istinto naturale sanno eseguir colla gola de’passi di canto anche complicati; laddove i di gran lunga più raro che si trovi chi faccia lo stesso con un violino, con un flauto, con un oboe, od altro slromento anche di meno difficile maneggio.