Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/39

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GAZZETTA ISÎGALE ANNO II. domenica N. 9. 26 Febbraio 1845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume in A." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. S OH MARIO. I. Critica Melodrammatica. I Lombardi allaTprima Crociata. - II. Iuk.1i. Dcr Freyschiitz, ecc. -IH. Bibliografia. La Scala1, Visione di G. Sega. - IV. Nuovo Sistema DI NoTÀZIONK MUSICALE. - V. NOTIZIK MUSICALI Diyf.rsb. Firenze, Modena, ecc. critica mommam I lOIWBABD* ALLA PRIMA CROCIATA Dramma lirico di Temiktocr.ii Solerà. posto in RUiiHiea da Giuseppe Verdi. II. alla basilica di S. Ambrogio, ■tTiW iT anz‘ dafie gallerie del palazzo «t Jjdi Folco, signore di Rò, al ^ ^gSeominciamento dell’atto secondo, la scenaci trasporta nelle mura di Antiochia, e precisamente nella sala del trono del tiranno Acciano. Non possiatn qui trattenerci dal notare che il poeta melodrammatico, d’un balzo recandosi dalle pianure di Lombardia nelle provincie ottomane, fece fare a’suoi spettatori una volata alla foggia di messer Lodovico, la quale farebbe mormorare alcun de’ partigiani della peripatetica unità di luogo e di tempo se ancora ve ne fosse. Ciò non ostante cosi prodigiosamente romantica non è la musica che il maestro Verdi ha appropriato ad un coro di ambasciatori, di popolo e di soldati, i quali raccolti intorno al loro signore invocano l’assistenza d’Allhà per punire gli audaci che dalle barbare contrade natie vennero a seminar di stragi e di ruine i tranquilli paesi di Maometto. E una composizione leggiadra che forse a taluno potrebbe sernbrare alquanto lieta in confronto del carattere della scena e delle parole che vengono proferite. Acciano lascia il trono e tutti partono. Sovraggiunge quindi Sofia, moglie d’Acciano, che di nascosto s’è fatta cristiana, e con essa Oronte, suo figlio, il quale in alcune frasi di dolce e passionato recitativo, le chiede contezza di Giselda. Qui ha luogo un’aria cantata da Oronte (Guasco) la quale è piena di modi soavi e procaccia bella copia d’applausi al cantante non meno che al compositore. Forse si sarebbe mantenuta più viva l’azione dram- j matica, e meglio sarebbesi servita la sce- j nica verità, ommettendo poche battute di ì ritornello che annunciano la melodia del DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peinl tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen» timents propres à l’émouvoir. • J. J. Housse nu. secondo tempo, durante il qual ritornello il cantante è obbligato di sospendere il suo dialogo per passeggiare sino al fondo della scena, menlrecchè gli strumenti fanno la parte loro. Cosi può ad alcuno parer monotono quel far succedere due tempi di natura eguale in un sol pezzo, perchè la bellezza, essendo molto giovata dalla varietà e massime nella musica essendo necessario che le immagini si vadano incalzando, l’indole naturale dell’arte non meno che la vecchia costumanza avrebbe voluto che ad un tempo riposato se ne facesse succedere un altro più mosso. Ciò non toglie del resto che l’aria tanto nel recitativo quanto nei cantabili sia molto ben fatta e molto applaudita. La scena si muta e raffigura le prominenze praticabili di un monte, nel quale internasi una caverna. Un Eremita cfi’è il parricida Pagano (Derivis), solo in quelle rocce, sta in attesa di udir l’inno di guerra onde purgar le sue mani dal lezzo del gran misfatto squarciando le bende de’Musulmani; e quindi ha luogo un’aria con recitativo di severa e gradevole composizione. In abito musulmano arriva Pirro per chiedere all’Eremita come possa ottener perdóno delle colpe da lui commesse in aver prestato mano a un parricida e nell’aver rinnegata la sua fede. L’anacoreta non sa dirgli che di sperare... e mentre l’altro s’annunzia come il custode delle mura d’Antiocbia, odonsi in lontananza dei suoni. Pirro riferisce che Son le crociate Genti sparse alla pianura. Al colmo dell’entusiasmo sciama allor l’Eremita: Cieli... che ascolto!... Il ver tu dici? Ya, con me sei perdonato! Dio, gran Dio degli infelici, Niun confine ha tua pietà. Pirro!... Ebbcn! pel tuo peccato Offri al cicl la rea città. Entra indi con Pirro nella caverna e ritorna armato d’elmo e di spada mentre i guerrieri crociati distendonsi sul monte preceduti da Arvino, il quale anch’esso viene a chiedere al santo veglio che voglia pregando placare sopra di lui l’ira dell Eterno, poiché un branco di Musulmani gli ha rapita la figlia. L’Eremita promette che la rivedrà; e facendosi duce a’ lombardi fratelli intuona un tutti sui versi: Stolto Allhà!... sovra il capo ti piomba Già dell’ira promessa ia pièna; Ecc. il quale, ancorché richiami il noto terzetto del Belisario più per la scenica omogeneità Il prezzo dcH’associazionc alla Gazzetta call’Wnfofogia classica musicale è dieffelt Ausi. L. -12 per semestre» cd effett. Ausi. L. I l affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Hicardi, nel modo indicato nel Manifesto. — I.c associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzella in casa Iticordi, contrada degli Omcnoni N.° 4720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. 1 che per la qualità della melodia, riesce | abbastanza gradevole perchè caratteristico, ed animato. Mutasi nuovamente la scena; e siamo I nel recinto di un Harem, in cui un coro j di donne tocche d’invidia per la sorte di Giselda, La bella straniera che Palme innamora, la viene con sarcasmi schernendo perchè abbia lasciato le case de’suoi padri per venire ad accendere d’amor scellerato il core del loro principe diletto. Bello e benissimo ritrovato è questo coro, il quale, oltre alle venustà del canto, ha una graziosa tinta orientale per essere ornato! d’un accompagnamento molto caratteristico. Durante questa scena Giselda, clic sta mestamente abbandonata sopra un sedile, nulla risponde; le donne se ne vanno, e la bella Lombarda, rimasta finalmente sola, sorge impetuosa per fare un’invocazione alla madre che soccorra al suo core, il quale ha perduta la pace. Le donne ritornali fuggitive precedute da soldati turchi, inseguiti dai Crociati, e con loro sopraggiunge Sofia desolata, la quale narrando che un indegno tradimento ha guidati i nemici, e sposo e figlio gli son caduti a’piedi, ne accenna l’uccisore in Arvino che arriva coll’Eremita e con lombardi cavalieri. Vedendo Giselda il sangue sulla spada di suo padre retrocede inorridita quasi colpita da demenza, e piena di disperazione irrompe in questi versi: No!... giusta causa - non è d’iddio La terra spargere - di sangue umano; È turpe insania - non senso pio Clic all’oro destasi - del Monsulmano! Queste del cielo - non fur parole... No, Dio noi vuole - No,Dio noi vuole! E un de’ migliori tratti del libretto, al quale il compositore sentissi degnamente inspirato dal poeta, e vi accoppiò note cosi spontanee, cosi calde, cosi vere, così drammatiche, che sembrano una sola concezione la musica e la poesia e gli animi ne rimangono sovranamente colpiti. Succedono a questi altri versi nei quali Giselda, sempre come fuor di mente, rimprovera ai Crociati il sangue versato e predice loro che niuno rivedrà più le terre paterne, perchè, dice ella, L’empio olocausto - di umana salma Il Dio degli uomini - sempre sdegnò. Che mai non furono - di Dio parole Quelle onde gli uomini - sangue vcrsàrl No, Dio noi vuole - No, Dio noi vuole Ei sol di pace - scese a parlar! Su questi ultimi due versi la musica si. sfoga in uno slancio che corona slupen- 1 damente lutto il pezzo. (