Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/119

Da Wikisource.

- 415 o © GAZZETTA MUSICALE ANNO III. - N. 28. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.” di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antoloc.ia classica MisicAi.K. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2UU0 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati qratis all’atto che si paga!’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Leggasi I* avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. I!• (•!> (do- 4n.in Lui LA»> i> itili”’ VUJ’I SOMMAR IO.; I. Delle, cagioni per le. quali le musiche nuove diventano vecchie. - IL Della proposta Calta dal chiarissimo sig. Geremia N itali di un nuovo mezzo per determinare con esattezza i tempi musicali. - 111. Gazzettino SETTIMANALE DI MILANO. - 1V. CoillUSI’ONDENZ.A PARTICOLÀRE. - V. NOTIZIE. - VI. ALTRE COSE. DELLE CAGIONI PER LE QUALI LE MISICIIE miOVE DIVENTANO VECCHIE a L’arte clic tutto fa nulla si scopre u. Tasso, Gerls. tutti è certamente avvenuto di,osservare un fatto, ed è che le Sfty ’Ù^opere maggiormente applaudife î1 ei teatri italiani, dopo breve volger di tempo, cadono in dimenticanza non solo, ma se avviene che |i qualche Imprenditore faccia la buon’opera di richiamarle in vita, e tenti d infonder i nuova lena entro corpi lasciati per parco- । chi anni in riposo, accade (piasi sempre che si faccia poco buon viso all’ospite no- j vellamente arrivato, con non poco scapito ■ degl interessi di chi tentò di riporlo in cammino per nuovi viaggi. Questo fatto. ’ io diceva. osservato da tutti. è interpre-! tato dai più ad un sol modo-, vale a dire, j che la musica ha le sue fasi, le quali si! cambiano ad ogni dieci o dodici anni, e. che quest arie divina, in teatro almeno, e i schiava di quella regina assoluta di tante ì altre cose mondane, ossia la Moda. Per j verità a chi ha coscienza di questa nobi: lissima e bellissima delle arti, a chi os-, serva come sia basata sopra principi! filosofici ed inalterabili. a chi vede che la! । prima fra le scienze esatte, la matematica, serve come di piedestallo a questa stui penda creazione, a etti, dirò con Dante. । han posto inailo e cielo e terra, troverà! più che dura, falsata la sentenza: ma sic- [ come il fatto sta e viene ogni di alla luce, 1 parmi pregio dell’opera cercare donde derivi. Conviene anzi tutto dividere in due categorie distinte i teatri, sieno dessi della i j nostra o di straniera nazione. Ve ne ha 5?. alcuni, in cui. allorquando un’opera è collocata ni repertorio, cioè nel numero di i tîiüri fltH-^e riputate degne d’offerirsi al pubblico, vi prende stabile dimora, come un ig cittadino nella sua terra natale, ned è scac—

DI MILANO • La musique. parties inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire.parlantes, exprime toutes les pas• stoni, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte, ainsi jusqu’au coeur de l’homme des seti• timents propres à l’émouvoir. •.7..7. Ilmssioc. ciata. avvegnacchè le sopravvenute sieno molte e nuove. Cosi a Parigi. a Londra, e diciamolo pure a Napoli ed a Vienna, le opere teatrali non si risentono gravemente della tirannia della moda. Questo fatto, a mio avviso, merita di essere attentamente studiato. Ond’è mai die un’assemblea di ascoltatori faccia ugualmente buon viso in sere successive a Gluck. Spontini, Paesiello, CimarosaMozart, Meyerbeer, Auber, Rossini. Bellini, Donizetti, ecc. tra i lavori dei (inali correranno talvolta dei mezzi secoli di distanza, e che tentata la vicenda in allre assemblee, desse mostransi svogliate e sonnacchiose? Dovrern credere che gli organi dell’udito variino da terra a terra? Mai no. Possono bensì questi organi venire educali in modo diverso: e qui è dove prendo a considerare f altra categoria dei teatri. Quando pel giro di dieci o dodici anni nel maggior numero di quelli della nostra Penisola non si veggono e non si ascoltano che opere di un autore, o de’suoi pedissequi1, accadono due cose ugualmente fatali aliarle^ la prima si è che 1 orecchio, il (piale si accostuma si presto alle forme perchè può tenervi dietro senza fatica, è molestato da tutto quanto non consuona coi movimenti ai quali si è assuefatto, finché sopraggiunta la sazietà. leva a cielo il primo venuto che in qualche modo gli procaccia sensazioni diverse. Io porto opinione che la stessa causa, supponendola trasportata dalT orecchio all occhio, produrrebbe lo stesso effetto. Spiego la cosa. Se in alcuna fra le gallerie di quadri-, che pur molle ve ne hanno e di magnifiche anche nelle città italiane di second’ordine. vi fosse chi non lasciasse campeggiare se non se una scuola, supponiamo la veneziana, cosi ricca di tinte splendide ed energiche, e le cose progredissero di modo die per parecchi anni gli occhi dei visitatori di quella galleria, non ritraessero d altronde sensazioni diverse in fatto di pittura, io mi persuado che presentando ad essi tutt’ad un tratto dei (piade! di scuola parmigiana, bolognesi*, fiamminga e va dicendo, noterebbero a difetto un colorito non a sufficienza vigoroso. E certo è gran ventura per f arte del disegno e della scultura, che i monumenti più pregevoli di tutte le scuole e di tutte le età possano essere raccolti in guisa, che l’osservatore posa f occhio distintamente su lutti, ritraendo dall esame delle singole parti I idea di quel bello ideale che paDOMENICA 4 4 Luglio 1844. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. Li affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pozzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio bicordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso IL’lIiçio <lella Gazzetta in casa /tienrdi. contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli 11 Ilici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. recchi secoli di operosità mandarono a noi. Ma ben diverse corrono le cose per l’arte musicali*, i lavori della (piale, perchè sieno palesi all orecchio, liait d uopo molte volte dell opera di centinaja di persone. Io dico adunque che per questa parte la musica soggiace a molli e brevi cambiamenti, non per difètto di beltà assolute, che non possono esser mai passaggiere e periture, ma per non esser invalso il costume di famigliarizzare roreccliio del popolo coi capolavori di tutte le età. Altra causa del fatto che abbiamo preso a considerare risiede in certe forme, comunemente abbracciate e seguile dal maggioì- numero dei compositori. I limiti che mi sono proposto nel tessere questi cenni non mi permettono di considerare se, e fin dove le forme, le (piali non sono figlie dell’arte. ma della convenzione. ponno giovare all’arte stessa, ed a chi la professa. E indubitato che anche dalle forme dei pezzi, ripetute ormai da tanti anni, deriva (pici senso di sazietà che si presto si attacca alle produzioni teatrali del giorno, sceverali* quelle chi* pur servendo alle forme. porgono nell originalità del pensiero un elemento di novità che signoreggia le forme medesime. Conforterò di qualche esempio la mia opinione, Lenendo dietro alla storia del1 arte, noi vediamo come ai tempi passati il pubblico si dilettasse in teatro ad udire in certi punti di cavatine sposarsi ad una vocale, e soggiace per più misure in cando centinaja di note e duetti la voce con questa passo e in giù toccon vario moto e colore, finche arrivava al termine del cammino ove soleva trovarsi un trillo. La moda estese il costume a! pezzi strumentali: e il trillare del clarinetto, dei flauto, del violino e va dicendo, denotava il momento in cui gli uditori dovevan batter le mani. A poco a poco le cadenze finali vennero spogliandosi delle tante rifioriture che possedevano. e. toccalo un altro estremo, ognuno di noi ha potuto sentire con quanta parsimonia di abbellimenti si ornasse il canto, che pareva accennare di volersi identificare colla declamazione. Il punto convenzionale dell applauso venne a risiedere in certe corone. ove il cantore ferma la voci; elevatamente tonante, intanto che il direttore dell orchestra aspetta coll arco in aria che, vuotati i polmoni, si passi al pieno d orchestra nelle cadenze finali. Oggimai (* questi gridi e il riprodursi degli