Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/120

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146 — । facile cosa deviare dal retto cammino, per। ciocché l’uomo d’ingegno potrà sostituire 1 ai vero il convenzionale, il quale, perchè tale, stancherà ben presto chi ascolta e verrà sostituito da altro convenzionale. Dopo tutto quanto son venuto discorrendo. nella lusinga di aver accennato alle l cause per le quali, indipendenlemente dall’arte, molte produzioni musicali soggiacciono fra noi a brevi periodi di vita, darò ai coltivatoli di essa quel conforto che, ho procurato e procuro di dare a me stesso tutto di: dir voglio di approfondire lo spirito delle regole e degli artifizi che ne dipendono. e che han tanta parte al re: gelare andamento dei pensieri, e di stui diare le opere dei classici autori. Le re1 gole e gli artifizi abituano la menti# a fare correttamente e con ordine: ciò che è somi inamente richiesto in musica. perciocché il linguaggio di quest’arte può vagare per! entro contini amplissimi. Colla norma poi I dei classici non sarà facile diventar troppo j ligi alle forme, perchè i grandi compositori noi furono: e lo studioso andrà formandosi uno stile, il quale tanto imporla allo; scrittore quanto all* uomo una particolare fisionomia. P. Torri^ianì. i. unisoni van cessando di svegliare f ap^6 plauso, ed è a credere perciò che fra breve ritorneranno le cose al lor giusto valore. kVj ed è a dire, a servirsi degli uni e degli q altri in quei soli casi die la posizione del dramma lo esige. Ma forse qualche altra convenzione sorgerà fra I artista e I uditore, dalla quale, se il primo ritrarrà applausi f a dovizia, non mi persuado che l’arte possa < gran fatto avvantaggiare. Già in questa stessa Gazzetta il maestro! Mazzucato discorse molto opportunamente e saviamente di altri punti convenzionali nei drammi musicali, parlando dell ] sforna del maestro Pacini (Vedi anno Hi, K. 9). Conchiudo col dire che la moda risiede ed ha impero nelle sole parti convenzionali, ma che queste non nacquero. né crebbero coll arte o per 1 arte, ma venner bensì prodotte dal desiderio dei nuovo, ricercato oltre i contini del vero. Aè cre; dasi che tale menda sia ad apporsi alla sola arte musicale. Per poco che vogliansi studiare i secoli della nostra letteratura e ’ della straniera, vedremo un avvicendarsi di vero e di falso, di brutto e di bello, con ciò che il plauso tributato al bruito ed al falso è stato sempre passaggiero, ed alla fin fine si è fatto ritorno al bello e ■ al vero, perchè il bello ed il vero consuonano colfintima struttura dell’organizzazione umana, del che è prova il vedere per quante vie le arti e la letteratura sieno camminate tratto tratto stortamente, ini tanto che il vero non ne ha mai segnata che una sola, in tutti i tempi e presso tutti i popoli. Le bellezze della letteratura ebraica, greca, latina, italiana e va dicendo, non variano per distanza di tempo, o di cielo. I salmi che Davide intuonava al Dio ’ d’Israele nei giorni del dolore, dopo tanti secoli e tante generazioni, spirano una potenza di poesia che commuove oggi, come 1 quando si sposava un tempo all arpa del suo creatore. Un* obbiezione potrebbe esser fatta a questo punto. Onde, alcuni diranno, che la letteratura per cambiare a passare da i certe maniere di essere a certe altre, ha d’uopo di secoli, intanto che la musica fa I le sue involuzioni in due lustri? Rispondo ’ col dire prima di tutto, che non la musica, ma certe forme che si vogliono attaccare a quel! arte vanno cambiando, ed è ciò sì vero che le opere veramente classiche non sono perite, nè periranno, nè per volger di lustri, nè di secoli. Oltrecciò le I variazioni in musica più sollecite che nella • letteratura derivano da questo, che la seì conda ha un archetipo di I bello meno vasto ed indeterminato ridia prima. Se uno scrittore di belle lettere venisse fuori con periodi accozzali senza legame, col senso che zoppicasse ad ogni passo. che a ino d’esempio parlasse a un tratto e dell’areopago in Atene e dell arte di far gli aghi a Londra, non si esiterebbe a chiamarlo impazzato. E certo die la musica è un i linguaggio col quale si compongono frasi, periodi, discorsi interi: ma, chi avvisa alla sconvenevolezza del legame delle idee? Chi i può dire in qual punto fautore ha deviato dal senso che il principio del1 discorso richiedeva’? Qui è dove, a mio avviso, sta il difficile dell arte. Chi la professa deve | aver ricevuto da natura organi costrutti © idoneamente ed educati alla scuola dei vi) buoni compositori. valutando con senno quellé regole, le quali si formano colla sintesi del bello. Dico adunque che in musica, più presto che in letteratura sarà Della ProponfH fatta dal elaiariaI Mimo Mlffiaor Geremia Vitali tli «c>«Himro metto jtet’detemdnare con cHattena i ’JTeMi>ì Musicali, dalla natura ed educato dallo studio deve prima aver w bene addentro penetrato nell’altezza dell’argomento, nel genere dello stile, nei caratteri tratteggiali dell’arringa o della poetica composizione, che deve recilare, se vuol cogliere quel vero punto di enfasi o gra- (Dfe vita, di pacatezza o vivacità o solennità nel porgere, q che solo può dare al poema od all’orazione recitata t tutta la forza d’effetto di cui è suscettibile, così il musico, se me ’I concedi, deve, prima conoscere e lo stile ed il genere e le individualità di espressione di ima melodia per rilevarne il vero, l’unico punto di movimento, ove solo potrà ottenere sull’uditore T effigili, l’impressione che lacc.vil nel cuore del compositore istesso nell’atto che la creava. - lo crederei poter paragonare il tentativo del musico, che dolalo di (minia iitusicale cerca quell’unico grado di movimento ove sta la pienezza dell effetto, a colui che lenendo una lente convesso-conv essa in faccia al sole., | e dirigendone il foco luminoso su di una stolli, allontana ed avvicina a vicenda a gradi a gradi la lente. ■ tinche trova queU’uniea distanza ove i raggi, raccolti j in piccolissimo circolo sulla stoffa, l’abbruciano. Prima di trovare la vera distanza del foco, dipingesi sulla stoffa un pili largo ma insieme più smunto disco di luce, e non che abbruciarla, a mala pena la scalda. ■ Cosi il musico scemerà la forza dell’espre.ijsiojic musicale, scambierà un concetto con un altro, ne renderà vaga, incerta la significanz.a, sia che rallenti od affretti il movimento, il Tempo al di là di quel grado, di quell’unico punto di movenza nel quale solo sta il possi- t bile, effetto. - Da ciò si può dedurre a mio avviso, •f.° che il vantarsi di leggere a prima rista la musica sia un cattivo indizio di perizia arlislico-musica- i le, a meno che colui che si fa bello di tal vanto in- | tenda parlare delle note non (lidia vivsica, 2.° (die ben più di ritialimque. possibile mezzo materiale debbano dare al musico l’attitudine, la facoltà di saper cogliere il vero, l’unieo grado di movenza ritmica nell’andamento de’suoni, l’educazione dello spirilo, l’esperienza, ed una particolare disposizione naturale. Ma se ciò e i vero, coinè crederei non potersene dubitare, e però altrettanto vero che un mezzo materiale, (die indicasse, il vero grado di lentezza o celerilà melodica sarebbe. un segnalalo servizio recato all’arte, in quanto (die 1." servirebbe a far conoscere i giusti movimenti agli iniziali nell’arte (die, non ancora a bastanza formati al tatto melodico, non sanno coglierli da loro stessi, c (piindi coIE esercitarsi nell’esecuzione esalta, formerebbero l’orecchio al ritmo, metterebbero nel capo il criterio musico, 2.“ servirebbe a materiale guida per coloro che, sebbene provetti nidi’eia, non lo sono nell’arte, nò ponilo sperare di diventar vecchi musici col diventare uomini vecchi, 5.° gioverebbe a conservare istericamente la misura de’movimenti caratteristici mule furono concepiti i pezzi musicali nella fantasia degli autori, sostituendo così un dato certo all’incertissima norma tradizionale, i.” toglierebbe di mezzo le ridicole decisioni, le contese fra certi artisti e maschi c femmine (die pretendono determinare la movenza delle musicali composizioni, non già dietro il significalo, il genere., il senso melodico, la situazione drammatica, ma dietro le proprie forze, e più sovente dietro i propri capricci, la propria presunzione. Mi piacerebbe quindi il sentirli meco d’accordo nel trovare benemerito all’arte il chiarissimo Vitali anche pel tentativo di introdurre un misuratore della durata de’pezzi musicali; ma d’altronde sapendo io di poter contare, assai sulla di lui ragionevolezza, devo tener per fermo che. non disamerà (die io chiami un terzo a valutare alcuni miei dubbj suH’opporlunilà del mezzo da lui proposto, quello vo’ dire del misurare i movimenti o, dirò meglio, le durale coll’orologio. E innegabile che il fondamento della potenza musica sia Visocronismo ritmico, (die «piesto, anche da solo, possa dare, un’idea di musica, mentre. Vintonazione (che è l’altro principiò costituenti’ della melodia) non lo potrebbe senza I’elemento del Tempo; gli è pure innegabile che a meglio dipingere le passioni, i sentimenti, a meglio far apprezzare l’efficacia dello stesso isocronismo del ’Tempo si esigono delle deviazioni dall" andamento normale, delle eccezioni, e ciò sempre più si avvera quanto più la musica veste carattere drammatico. La musica moderna offre esempi frequentissimi di siffatte alterazioni de’mov imenti melodici indicate nella musicale grafia coi vocaboli stringendo. rallentando, incalzando, stentalo, rimettendo e simili. A ciò si aggiunga che non essendo permesso al filarmonico l’alterare nè punto nè poco il movimento normale di una melodia (massime se di genere drammatico o descrittoo) sotto pena di svisarne la fisonomia, di tradirne l’effetto, ritengo che nelle alterazioni accidentali del leinpó si possa non di rado concedere qualche arbitrio senza danno, anzi forse con vantaggio della musicale eloquenza, e ciò a seconda di tante minute ma non meno inlluenli circostanze, ( Vedi Gazzetta Musicale A. 20). AL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO H1I1IOVDO HOLCIII KOY > Amico carissimo. Il ’.. Egli è proprio lo stare fra T incudine cd il martello | (pici sentirsi spinto dal più caro de’sentimenti ad enI rondare i parli dello spirito di un amico, mentre poi madonna Verità tirandoci pcr le falde ci dice all’o- | rocchio: Adagio! pensa che in faccia al pubblico non I sf loda impunemente senza il mio pieno, libero consenso: ’ pensa che se lodi l’amico a spese mie, gli fai il pegi giare de’ regali, e te stesso imbratti di adulazione... Ed io mi trovai appunto in (ale fastidiosa posizione! (piando ebbi letto la Proposta dell’aulico Vitali. Epperò spero cavarmela con un ripiego semplicissimo: dirli della lode «he. senza ombra di dubbio è dovuta all’amico Vitali per la sua Proposta, e dove avrò dei dubbj, mi rivolgerò a te come a giudice di assai mag- j! giore competenza; così avrò anche soddisfatto al seni- ’ pre vivo desiderio di poter concorrere, colle tisiche mie forze, a sostenere il musicale edilìzio, edilizio minacciato di crollo dall’ignoranza, dalla presunzione । I e dalla venalità de’ pseudo-artisti, che invece lo decantano a meraviglia progressivo, e tutto vi trovali perfidio, compreso, già s’intende, il canto strillalo, il sistema fracasso, Parti-molo dica Gran Cassa e simili bellezze dell’ur/f soave. 11 chiarissimo Vitali pensa a trovare un efficace, rimedio ad una delle peggiori piaghe della musica. la । traseuranza del Tempo, di questo primo, essenziale elemento della lingua musicale; e ben merita encomio da ognuno che sappia esser questo un pensiero coltivato da altri benemeriti dell’arte che seppero vederne l’importanza, ma che finora non poterono toc! care Io scopo., Era i tanti Artisti e Dilettanti che pur vorrebbero esser creduti teorico-pratici (empisti, ci scommetto. | non ne trovi molti che lo siano davvero. Sapere a ì memoria tutte le. divisioni pari e dispari della battuta, I sapere «piali ne siano i tempi forti, «piali i deboli, sa- j pere «die Vaiolante è più mosso dell’adagio, questo I più lento dell’andantino, ecc., ecco l’intiera teoria del tempo per i più dei musici; saperne battere con movimenti isocroni le parti aliquote, ecco la prati-! ca, ecco tutta la scienza di tanti sedicenti tempisti: tu parli arabo o sanscrillo se dirai a questa buona i i gente che per essere Tempista in tutta l’estensione, di questo termine, tecnico, bisogna anche, avere quel; senso ritmico, quel latto melodico per cui il musico I «piando ha, per così dire, assaggiato un motivo imi’ sicale, sa trovarvi, indovinarvi quel tal grado di de- ’ terminata movenza eoi (piale fu concepito nella lauta-. ì sia del compositore. - Come il declamatore favorito { di combinazioni e di varietà di mezzi fisici e psicologici dell’artista (I). Or dunque come potrà servire in (t) Alla nota -i.a il Vitali dice che alcuni pretendono si passano indifferentemente alterar^ i tempi musicali secondo i varj mezzi dei cantanti, ed io sono con