Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/131

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— 427 — i allegro. Ma siccome questi, con tutti gli addietlivi che si seppero inventare per maggiore schiarimento, rimanevano pur sempre inetti a spiegare esattamente l’intenzione dei compositori, non avendo un termine comparativo inalterabile cui riferirsi, si dovette pensare a trovare un islromcnto, una macchina inalterabile, c fra le diverse invenzioni quella del Metronomo di Maclzel sembra finora prevalere, sebbene non sia divenuto di un uso abbastanza comune. Il metronomo, come fu già da altri notato, ha primo inconveniente quello di recare una spesa per che sembra inutile e gravosa tanto al dilettante come al prqfessorc. 11 dilettante per l’ordinario non ruote seccarsi colla soverchia scrupolosità, amando assai di correre dove è facile, e di andarsene adagino dove trova un passo difficile; più premuroso de’suoi piccoli comodi che non di suonare o cantare in tempo giusto. Il professore, per lo più limitato nei mezzi finanzieri, crede veramente di non aver bisogno di metronomo, persuaso forse non tanto di poter fare in buona coscienza poco più, poco meno; come dell’infallibilità della propria penetrazione. Fors’anche è vero ciò che ne dice il dottissimo nostro Liehlenlhal, cioè che lo stesso tempo non otterrebbe il medesimo effetto a Milano ed a Vienna, a Napoli ed a Parigi. Io almeno lo credo; perchè le abitudini e il carattere nazionale vi debbono certamente influire, c «osi porto opinione che lo stesso autore non potrebbe sempre esser cerio della giustezza dell’indicazione segnata prima di averne sentilo f effetto in orchestra; e ciò ti dico perchè mi accadde qualche volta di dovere all’atto dell’esecuzione alterare il tempo ideato Ciò mezzo mento (!)• nullamcno sarà sempre bene ricorrere ad un col quale si possa segnare il grado di movicolla maggiore esattezza, non ommeltendo i termini d’uso tendenti a spiegare il carattere dominante e, dirci quasi, il giusto peso degli accenti. L’orologio da tasca proposto dal signor Vitali, essendo oramai un mobile che tutti posseggono, risparmierebbe la spesclta del metronomo; e quello che indica i minuti secondi potrebbe benissimo surrogarlo. Così Teslori nella sua Musica ragionala propone per termine comparativo i battiti del polso della persona sana c riposata; cd al riferire del già citato dottore Liehlenlhal il signor G. Weber avrebbe suggerito di servirsi di una semplice pallottola di piombo appesa ad un filo, con cui si fa un pendolo di nessuna spesa, c sommamente comodo. Basterebbe per esempio scegliere una pallottola del peso di un’oncia milanese (17 millimetri circa di diametro) attaccata con un uncinetto ad un filo doppio di qualità ordinaria, od anche ad un cantino di mandolino, e pendente all’altro capo da un ferro o bischero infisso in una lista pendicolarc di legno. sulla quale siasi segnato il tro diviso in centimetri. Secondo l’esperimento tons, facendo dondolare questo péndolòj esso dà pcrmc- fatuna oscillazione, ossia un movimento per minuto secondo alla lunghezza totale, cioè compresa la pallottola, di metri 1. o I, 7. E sarebbe poi anche meglio farne un ragguaglio preciso col già usato metronomo di Maclzel. Le indicazioni dell’uno servirebbero allora per l’altro che prenderebbe nome di Metronomo economico di Weber. Tulli questi arnesi però vogliono essere adoperati soltanto per lo stacco dei tempi; c così, se io sceglicssi di valermi dell’orologio, non crederci opportuno di dire quanti minuti debba durare Pinliero pezzo di musica, od anche solo ogni suo tempo; ma bensì quanti secondi debba durare un periodo o un picciol numero di battute, segnando, verbigrazia, da A a B tanti secondi: c dì pure lo stesso dei battiti del polso (2). Nè all rimenti penso debba adoperarsi il metronomo di Maclzel, sia per non ridurre l’esecutore a soverchia schiavitù, assorbendo tutta la sua anima ncll’attenzione al tempo; sia ancora per lasciargli più libero l’uso di quei rubaincnli che fatti a proposito, ft) Questo è forse il motivo per cui alcune volte il tempo preso dallo stesso autore non concorda esattamente coll’indicazione posta a capo. (2) Escluso, s’intende, il polso delle prime donne e delle comprimarie. come appunto li sentii le mille volte dal Giuseppe Grassi, sono così utili all’espressione; c finalmente perchè non abbiamo ancora, e probabilmente non avremo mai, una macchina che possa seguire le alterazioni di movimento negli stringendo, rallentando, ad libitum, c simili, indicandoli esattamente come li intese fautore. Queste deviazioni dall" isocronismo si dovranno sempre lasciare all’arbitrio dell’esecutore, ed oh! fossero questi contenti dei luoghi espressamente segnati dal maestro, c scrupolosi nel resto di cogliere il vero senso al quale è così necessario I" andamento del tempo..Ma per lo più non si consulta il metronomo ove pure è segnato, e si cambia le molle volle il vivace in patetico, lo scherzevole in maestoso, il grave in andante, il grazioso in sgarbato, ccc. - Nel teatro è il maggior male: perchè ivi i cantanti non ricevono la legge da chicchessia, c (pianto più ignoranti, tanto sono più protervi. Si va dicendo che i maestri concertatori sono per la più parte trascurali o inetti, nè io voglio negarlo: solo mi fo lecito di osservare che, fossero essi zelantissimi ed espertissimi, nulla varrebbe il loro amore per l’arte, la loro scienza contro la testardaggine della canora famiglia. Gli stessi autori sono spesse volle costretti a cedere per non avere la peggio: liaccada degli altri! góral i che cosa Il maestro al cembalo ha un bel dire che questo tempo va più animalo, quell’altro più lento; (die qui il motivo principale o il passo caratteristico essendo all’orchestra non si deve alterare il movimento, non si può fare una fermata; che là l’armonia non permette di fare un tal passo; che una tal frase o periodo non si può tagliare perchè è sviluppo necessario di un’idea, e contiene parole, tolte le (piali, non vi è più senso. Lo scoglio contro il (piale vanno ad infrangersi le più terribili ondale di un mare in tempesta è meno irremovibile del capriccio d’un cantante; pochi, pochissimi eccettuati..1 me sta bene cosi; l’ho sempre fatto così; il late o la tale lo faceva così: ecco la grande risposta che si dà a qualsiasi più giusta riflessione del maestro. La prima prova di una opera, meno le nuove, non si fa per intendere i tempi onde prendere norma allo studiare privalo; ma per fissare i salti per non isludiarc, se pure ci si pensa, una battuta dì più; c la falce dei mietitori fa cader meno spiche nei campi di quante note facciano cadere costoro dallo sgraziato spartito. E nota bene, che queste cose si fanno nei grandi teatri quasi egualmente che nei piccoli, i (piali ne prendono il cattivo esempio. Ciò accade perchè in teatro i cantanti son tutto, ed il povero maestro, cui molle volte tocca sudar sangue per mettere in scena un’opera il men male possibile, è, come si suol dire, fultima ruota del carro. Non è quindi mestieri che io li dica se anche i più zelanti e intelligenti abbiano ragione di persuadersi a lasciare che l’acqua vada per la china. Tu vedi dunque, mio caro Nicolò, che senza una legge mantenuta in vigore in tutti i teatri, la quale sotto pene proporzionate imponga di uniformarsi alle prescrizioni dell’autore (pochissime eccezioni fatte a favore di qualche straordinario soggetto) saranno sempre inutili i più ingegnosi ritrovali diretti a spiegare con tutta esattezza lo spirito di una composizione. Ella è vergogna dei nostri tempi, che una bell’arte abbia ad invocare l’assistenza del potere per essere rispettata da’suoi stessi cultori: eppure la c propriamente così. Eppcrò, senza mancare di valutare le tue ragioni intorno all’orologio proposto dal chiarissimo signor Vitali, io mi unirci volonlieri al suo circa al metterne uno in tutti i teatri per far al pubblico, ad ogni pezzo, s’egli ebbe il suo Se non che penso poi, che anche ciò cadrebbe parere sapere conto. lo, c lo argomento dal vedere che il pubblico è su (pie-! sto proposito mollo indulgente, permettendo si alterino i tempi, si taglino pezzi, si incastrino arie e duelli estranei, e talvolta si adoperi invece dell’originale una islromcntazione falla dal maestro Gaaslanqte su di una cattiva riduzione a pianoforte; e lutto ciò nello stesso teatro in cui l’opera stessa fu data pochi anni?! prima sotto la direzione dell’autore. Laonde quasi; quasi darei ragione a quei maestri che tralasciano || persino di segnare le indicazioni generiche c approssimative, se questa trascuratezza avesse origine dal vedere il poco rispetto dei sedicenti virtuosi per le intenzioni dei compositori. Il male è tanto maggiore fra noi perchè siamo ridotti a pochissima musica, se togli quella del teatro, madonna ove tu ben sai quanto poca influenza abbia ragione nell’interno andamento. Il beato indifferentismo venuto in moda ha persuaso alla pluralità di lasciar fare e dire a ciascuno ger,ondo gli frulla; eppcrò le invettive del paro che le sperticate lodi dei giornalisti non fanno nè freddo nè caldo, ’l’ulto è mestiere, e ciascuno fa il suo: il pubblico applaude o fischia sovente secondo f timore allegro o triste della giornata; i cantanti si credono lutti vere meraviglie di buon senso c di scienza, anche quelli che non hanno brieeiolo deli’ uno e dell’altra: c i censori sono considerati (piali attori destinati a rappresentare la parte di malcontenti o di misantropi nella gran commedia del mondo. Dovremo per questo ristarci dal dire la verità (piando ci si presenta!’occasione, e diventare misantropi davvero con pericolo della nostra individuale salute? Mai no. La verità si dica, c si partecipi poi dell’indifferentismo comune riguardo ai titoli, che questa sempre onorevole, missione pulì frullarci, e si speri ancora nel gatta cavai lapidem. Tu vedi, mio caro Eustachio, che in materia di ad libitum son professore anch’io, avendo foggiato questa filastrocca a modo di certe moderne fantasie estemporanee, il cui fine non ha punto che fare col principio. Ma se io ho dimenticato l’argomento, non imitarmi lu col dimenticare che ti sono Affezionatissimo.1 miao Raimondo Boucheron. GÀ22ETTIH0 SSTT1MAHALB DI MILAMO — La signora Rachele Agostini nella parte di Isabella di Koberto il Diavolo soddisfo le non grandi pretese del pubblico della Canobbiana. — L’esimio ed operoso sig. dottore Liehlenlhal, i cui scelti scritti sulla musica in tutta Europa son qualificati (piali preziosi monumenti dell’arte, venerdì sera nella propria casa riunì i migliori professori c dilettanti della nostra città per l’eSecuzione di quattro pezzi istromentali di un valore sublime e classico. 11 primo consisteva in due brani della sinfonia in mi bemolle di Mozart dall’incantevole andante, ridotta per sette istromenti da Asioli, le cui vigili e salutari cure pel nostro Conservatorio non potranno si presto dimenticarsi. Quindi venivano il quintetto per pianoforte ed istromenti da fiato, opera 1G del gigantesco Beethoven, ed il famoso concerto in la minore di Kummel. Il bel trattenimento, non deturpato dalle moderne frivolezze istromentali, chiudevasi col Settimino di Beethoven, immensa creazione, che più invecchia più acquista venustà e potere. Ogni pezzo si meritò e s’ebbe unanimi plausi, o gli uditori hanno potuto ricondursi alle loro abitazioni col balsamo musicale nelle orecchie. — Giulio Benedici, una delle celebrità musicali della nostra epoca, trovasi di passaggio in questa capitale recandosi a Stutgarda sua patria; indi a Badcn per qualche tempo per poi ritornare a Londra ove verrà rappresentata una nuova sua opera ch’egli comporrà per la stagione invernale. Ne scriverà pure un’altra in seguito per VOpéra Comique di Parigi. coRRispomm particolare Padova 22 luglio. Volli attendere qualche recite per dire con maggior esattezza mie opinioni circa lo spartito Errami del maestro Verdi e sua esecuzione nel nostro Teatro Nuovo. Per (pianto concerne alla composizione, furono dette tante belle cose, che a me sembra inutile aggiungere una sola linea. Ma che volete? ognuno ha sempre qualche cosa di proprio da aggiungere. Se dovessi dar risposta adequata ad un certo articolo inserito nella Gazzella di Venezia. dovrei forse tenere uno siile diverso dal mio sentire, e perciò, mi accontenterò di dare soltanto una piccola lezione al suo autore, ed è <■ che non s’innalza un monumento di piacere sulle accidentali rovine dei santuàrj.» Parli bene dell’Errami e saremo d’unanime sentimento; ma rispelli il capolavoro del sommo fra i maestri attuali, vo’dire lo spartito degli Ugonotti, ed egualmente abbia stima del Bravo di un