Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/218

Da Wikisource.

- 214 — i^{^ giudizio (T un uditorio. Ciò sia detto di!... volo • e passiamo innanzi. C°< Lombardi del Verdi rivedemmo per la quarta volta sulle nostre maggiori scene O; la signora Frezzolini. ~ Qui legasi subito P inevitabile domanda: «Ha ella guada* gnato? ha ella perduto? (parlasi sempre d’arte e di mezzi", già c’intendiamo), è ella la stessa? - Al che succedono le tre risposte, alquanto disparate, di quelli che dicono abbia guadagnato, degli altri che vogliono abbia perduto. e d altri ancora che asseriscono sia la stessa. Questo discorso verte sempre su ogni artista, e adesso spetta alla Frezzolini. Raccogliendo pure un po’ i pareri, abbiam potuto rilevare che questa perita cantante fu trovala ancora (e perché non dovrebbe esserlo?) in lutto lo splendore de1 suoi bei mezzi. Ella ci sorprende di nuovo con que suoi acuti, e intonali, e dolci, e forti, e vellutati, e pomposi, e rotondi, e pieni, con tutti gli altri aggettivi; dei quali piacesse epitetare questo sorpren-, dente registro. - Ma. la si è trovata un po’ fredda. - Fredda? - Forse perchè ov’ella usava il grido, ora adesso si piace di cantare? perchè dove soleva sbracciarsi ora, soltanto si muove? - Se questa è freddezza, noi confessiamo di amarla codesta freddezza, e ringrazieremo la signora Frezzolini di aversi ritratta di un buon passo dal j malvagio sentiero dell’esagerazione. In verità noi I’ abbiamo rinvenuta più nobile • più decorosa ", più artista infatti. - Sarebbe: inutile tessere un dettagliato esame sulla esecuzione dei singoli pezzi da lei soste- । nuli in quest’opera. Era lodevole due anni i fa: è, per noi, migliore d’assai adesso. Parliamo sempre della prima sera. - Non । possiamo tuttavia passare sotto silenzio | l’interpretazione della più bella pagina del Verdi, Pz/oe Diaria, sostenuta dalla Frez- । zolini con imponente fermezza di voce e jj grandezza veramente inimitabile. Il signor Poggi fu accolto da bel plauso j dopo il primo tempo della sua cavatina, ■ nel quale fece sfarzo, e troppo fors’anco. • della sua simpatica voce. Meno fortunato! fu nella cabaletta. che, forse perchè non vecchia., non garbò al parterre, il quale sembrava essersi quasi fisso quella sera di non far bel viso a nessuna novità. - Meglio; il Poggi si rimise nel pubblico favore nel i rimanente dell’Opera, vogliam dire nel Terzetto e nel Duetto col soprano, al quale (il Duello), per incidenza, diremo che fu mal fatto tórre Paccompagnamento delP Arpa nell’adagio. Essa donava al largo canto, che sopra campeggia, più morbidezza ■ e rotondità. E male che PImpresa non s’abbia potuto provvedere d un artista adatto alla parte di Pagano. Il sig. Colini ha dovuto spostarla in modo sensibile: e ne riuscì in conseguenza danno alla musica, all artista ed anche a noi che stavamo a sentire. Di-, spiace veder sacrificato il talento d un artista sì distinto. In complesso P esecuzione fu trascura- 1 Iella più che no: speriamo che meglio cani- 1 minerà per l’avvenire. Speriamo pure. Non è però la più bella cosa quella di essere sempre costretti a sperare. La musica di Verdi non guadagnò gran 1 fatto in questa riproduzione. Ella è del i © rimanente la sua migliore. Vj] ^ì°n buone sono le notizie che possiamo ’ dare intorno alla musica del ballo Esme- | calda, in cui rivedemmo quel caro por- i tento di quella Elssler. I


Attendiamo Semiramide. — Ed intanto portiamoci un breve momento al teatro Re. Ah! eccola ancora questa deliziosa Sonnambula, sempre fresca, sempre giovane, che il tarlo de’ tempi non ha per anco solcato d una sola ruga. Oh! Bellini! Bellini! Una signora che si appella o si fa appellar Sara vi sostiene la parte di Amina. Questa signora è straniera, e la sua pronunzia, quantunque abbastanza giusta e marcala. lascia accusare tratto trailo le abitudini del linguaggio natio. Ella è però una bellissima voce di soprano (quella che possiede la signora Sara, argentina, vibrata, slanciata, estesa, ed anche potente. E voce siffatta che potrebbe anco timbrarsi con molto più di varietà nella sua emissione, il che la signora Sara non fa: e se ella volesse più rotondarla, o, come dicono i francesi, sombrer, ne trarrebbe un impasto più appassionato, più drammatico: meno garrulo infatti. Checché ne sia. è un talento rimarchevole quello di quest’artista, la quale canta bene, è sicura del suo fiato, ed ha intelligenza scenica. Solo si vorrebbe in lei meno esagerazione nell’allargar i tempi, vale a dire si vorrebbe, che andassero come voleva Bellini: e grazie alla Provvidenza non ne abbiamo per anco obbliato le fedeli tradizioni! Davvero che, sottratti tulli gli allargamenti, le comuni, ed i stentando meramente arbitrar) che da questa signora e da’ suoi compagni si praticano in quest’opera, l’illuminatore risparmierebbe d’una buona mezz’ora il consumo dell olio. Anche qui dunque ci tocca a sperare un po’ nell’avvenire: e le nostre speranze posano questa volta sull’illuminatore!!! - Faccia lui! La Redazione. w nwro osummo Concerto del «ijç. Feliciako Davi» {al Conservatorio di Paridi.) on saprei se possa convenire di $far palese al pubblico quanto ^jio so intorno alla vita di Feliciauo David. E permesso però istruirlo sulle particolarità seguenti: - Feliciano David ha assai ed in ogni maniera sofferto e con rassegnazione sopportò l’oscurità, nella quale si vide costretto a vivere fino al giorno d oggi. Egli fece un viaggio in Oriente: vide perciò l’Egitto, la Siria, la Palestina, si trasse a piedi delle Piramidi, sul Tabor, alle rive del Giordano. Egli udì adunque la grande voce del deserto e la splendida armonia delle notti stellate sulle rive del Bosforo. E fu ben là, all’aspetto di quelle solitudini immense, de’ grandi astri di que’cieli, delle antiche foreste di quelle montagne, in seno al silenzio e alla libertà. che il suo spirito ed il suo cuore si sono dilatati, elevali, ingiovaniti, rischiarali, ingigantiti. Egli apprese la pazienza alla scuola delle privazioni ", come a quella dell’isolamento conobbe la propria forza e seppe armare la sua volontà. Ritornato in Francia vide chi era egli stesso e chi eravam noi. Chiese nulla a chicchessia; ricusò ajuto e consigli. Da molti anni aveva attinti al Conservatorio gli elementi dell’arte sua, ed ebbe lezioni anche da Le — -• — ; © sueur. Non aveva pregiudizj. Conobbe che il compositore è un uomo che compone} die niun utile ridonda all’arte, ninna gloria all’artista a fare quello che dopo cinquantanni. e da maestri illustri, fu le cento volte completamente ben fatto } conobbe che se ogni cosa cammina, se ogni cosa si modifica, si trasforma, si arricchisce, diventa più possente, come succede dell’industria, delle scienze, delle lingue, era necessario obbligo della musica. di quest arte la più essenzialmente libera di tutte, e sotto pena per essa d’una letargia non dissimile alla morte, di seguire il generale impulso. Volle essere inventore, e lo fu. Per ciò asserire, bisognava aspettare che David fosse celebre, o vecchio, oppur anche morto?.... Prima di provarmi all’esame della sua Ode-Symphonie.&eyo parlare dello Scherzo e de* pezzi vocali componenti la prima parte del suo Concerto. Questo Scherzo è scritto a tre (piarti stretti, come quelli di Beethoven. E sviluppato assai ed abilmente, le idee son fresche e nobili, l’islrumenlazione va rimarcata per forza decorosa, per gusto squisito nella scelta de’ timbri e per una grande abilità nell’uso de’violini. La melodia episodica proposta dal clarinetto ha nella sua semplicità molla grazia. Avrebbe valso meglio non ricondurla tre volte distesamente. Allorché Beethoven riproduceva il suo tema episodico la terza volta, lo faceva quasi sempre per trascinare alla sorpresa mediante interruzione della frase, e col terminare improvvisamente nel momento che l’uditore sta per mormorare: «E troppo lungo!•>■>. Ma questo effetto è proprietà assoluta di Beethoven, nè sarebbe cosa prudente per un compositore originale di impadronirsene. La Danse des Astres è un coro pieno di freschezza, e d una bella tinta. Non m’è rimasta una memoria netta della Barcarole du Pécheur. Mi ricordo che è buona, senza però poter precisare il genere di merito di questo breve pezzo. Le Jour des Morts, una delle Harmonies poétiques di Lamartine, è di più alto stile. Vi regna una tetra e grave tristezza: il ritmo e, e con ragione, pesante e scolorato. Nessun istromento acuto. nemmeno i violini vi han parte } le voci vengono accompagnale da un terzetto di strumenti gravi. viole. violoncelli, e contrabbassi: eccellente è 1 intenzione, ed assai si affà l’effetto al soggetto. Avvi molta originalità nella canzone del Chybouk. La melodia delle Hirondelles si volle replicata. E semplice, espressiva, d’un’andatura graziosamente innocente, e la chiusa delle prime strofe sulla dominante veste la loro conclusione d’un carattere vago ed incerto che non si dissipa che all’ultima, dove d canto viene a cadere sulla tonica. Le Sommeil de Paris, gran pezzo con cori, soli ed orchestra, non è inferiore nè a La Danse des Astres nè al Jour des Morts pel modo col quale vi sono impiegati e stromenti e voci. né tampoco per lo stile armonico: la larghezza e l originalità del quale, non ricercate, si sposano ad alcune combinazioni ritmiche pittoresche e toccanti. Però questi cori, ricchi come sono, queste canzoni, queste dolci melodie, questo r grande e bello scherzo, di tutti i quali pezzi t apprezzo il valore, e che hanno lusingato V-xj l’orecchio dell’uditorio, non motiverebbero O la mia asserzione già emessa alcuni di fa, ■ -0 SEGUE IL SUPPLEMENTO.