Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/26

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- 22 ch’egli abbandonerà quanto prima la terra de’ suoi primi sludj, delle sue prime esifazioni. Roberto il Diavolo è un passo già a) Ça,“° verso la Germania lo spartito degli ■q Ugonotti è un intiero distacco da ogni side ’ misto, da ogni forinola dubbiosa, li signor Meyerbeer è tornato tedesco, ha ripiglialo la sua antica natura. Le opere sue quind’innanzi ci perverranno dal fondo della sua! patria. Ritornare da Venezia a Berlino, atj traversando Firenze e Parigi, può non essere proprio di viaggiatore troppo sperimentato’, ma lo sarà almeno d’un uomo di mollo ingegno. Quando comparve la prima volta il Crociato, non si conosceva altrimenti dal pubi Elico il signor Meyerbeer, e solamente lo conoscevano alcuni vaghi di musica nuova, o ’ per qualche frammento de’ suoi molli spartiti italiani; che nessuno di quelli, eh io sappia, ebbe ancora un pieno successo. Alla prima rappresentazione conseguì un bel trionfo il giovane maestro, che siffatto entusiasmo non si aspettava a gran pezza. Furono ammirati lo stile grave e solenne dell’inlroduzione, il coro degli uomini al secondo atto, I andante dell aria della signora Pasta Àh sempre piangere, bella e commovente frase, che a mio gusto, ricompera la matta cabaletta che segue. 11 pubblico adottò quind innanzi il nome del signor Meyerbeer. Andava per ogni bocca, a quel tempo, il nome di Weber, e il Freyschiitz sbalordiva l’Europa con l’originalità della me। lodia, con la franchezza e l’ardimento dell’andatura, con l’indipendenza delle forme. Non si può pensare alla gagliarda impressone prodotta in Francia dal Freyschiitz, senza altresì rammentare l’effetto de’drammi di Shakspeare, rappresentato circa a quel, tempo da’comici inglesi. Da entrambe le parti lo stupore e lo spavento precedettero l’ammirazione j eravamo assuefatti alle graziose cantilene di Paesiello e udivamo quell’incolta e selvaggia armonia’, eravamo assuefatti alle placide emozioni della grand’arte di Bacine, e lumino spettatori delle impetuose passioni del Moro, delle apparizioni del padre d Amleto, delle sanguinose orgie di Machbel. Prescindo dalla qui, slione letteraria. Diffidammo dapprima della musica di Weber, com’è solito farsi d’ogni gran cosa, di cui l’occhio non misura d’un tratto a profondità. Ma inlesa novellamente e osservata, fu sempre maggiore il successo: e più che udimmo quest’opera e più la ci piacque, e Weber salutammo per vincitore. Lo stesso Meyerbeer ammirolla, e ne doveva essere gagliardamente impressionato, perochè fu dessa, non può dubitarsene, che decise la novella sua vocazione e lo rimosse da’ sentieri italiani ch’egli avea lino allora calcati. Lo prese quindi vaghezza di scrivere Roberto il Diavolo, opera di transizione ollremodo spiegata: nella quale sebbene si studii il maestro di essere altro da quello che fu. la cabaletta italiana fa, quasi direi, alla pugna colla frase tedesca; e il carattere d’Isabella ritrae dalla stupenda creazione d’Alice, e il coro de’ frati ricompera appena le cantilene troppo raffazzonate del quarto atto. Eppure la è appunto quella varietà di pensieri raccolti con isquisito discernimento, quel misto di elementi diversi con magistrale artifizio accozzali che originarono l’esito fortunatissimo di Roberto. Ognuno vi trovava il O, suo pascolo, ognuno se ne dipartiva contento. V’erano abbastanza cabalette da soddisfare il dilettante più appassionato, e abbastanza combinazioni islromentali da tutte commovere le facoltà sensitive di Rressler. Generalmente nell’arte i termini medj quasi sempre riescono a bene. Non favellatemi di coloro che a fronte levala s’inoltrano, senz’altro appoggio che il loro irremovibile convincimento. e portano il loro concetto come una clava per farsi far largo alla moltitudine e rovesciare tutti il gli ostacoli. j Ciò che nel Roberto il Diavolo è proprietà assoluta del sig. Mayerbeer, è la parte, bisogna dirlo, d’Alice. Codesto i biondo e caro visetto va posto, se non a fianco, almeno appresso allAgata di Weber. eterno tipo delle avvenenti fanciulle del Nord, contemplatrici e meste, che danno 1 anima loro come un fiore de’ campi al più gentil cavaliere che le avvicini, piene d inquietudini ne’ loro amori, di presentimenti e di vaghe superstizioni nelle ore di felicità. All’Agata, che non ha al mondo che una sorella, la Margherita di Fausto, i Alice può contentarsi di non essere che la cugina di Agata. Per la creazione del sig. Meyerbeer la è già una parentela gloriosa, e invidiata da molli. Fin da quel tempo si manifesta il sig. Meyerbeer preoccupalo dell’opera di Weber, e mostra di voler far alto a tulli i luoghi dove l’autore del Freyschiitz ha posto un confine. | lo questo non dico a proposito solamente di Roberto il Diavolo; che a qualunque musico può cadere nell’animo di scrivere ’ un opera fantastica: il qual genere si accomoda altresì a maraviglia alle esigenze j della musica. Alla più vaga e indecisa delle arti belle non si affanno caratteri stabili, i nè forme precise e al consueto atteggiale. Le sono più confacevoli personaggi soprannaturali, sì per la libera andatura della lor indole, come per gli esterni e pittoreschi accidenti in mezzo a’ quali si muovono. Prova ne sia che la mente più nitida e chiara dell’epoca, 1 uomo per istinto e per gusto, il più lontano da ogni oscuro e caliginoso concetto, Rossini, si è lasciato invaghire al soggetto di Fausto. (!) Il Giove olimpico della musica vuol prendere in mano, e nel cervello assettarsi, il poema del colosso di Weimar-, e sara bello veder Mefistofele, quel diavolo incarnato, tuffarsi in tanto estro e ironia e quindi sbucarne; rabescato di musica, come serpente che ha rimesso poc anzi la pelle. Lo spartito degli Ugonotti, opera eroica, della quale a ogni tratto ribocca la simpatia che l’autore professa al sistema che ha creato V Farinata., testificherà meglio ancora dì Roberto il Diavolo., che il sig. Meyerbeer fu quind’innanzi, senza per avventura avvertirlo e farsene egli stesso ragione, preoccupato dell’opera di Weber. Infatti di fianco al Freyschiitz egli ha posto dapprima Roberto il Diavolo, opera fantastica; di fianco n Euri anta, spartito eroico, ei collegò poco dopo gli Ugonotti. Lasciatelo seguire la china per la quale si è messo, e siate pur certi eh ei subito inventerà qualche vaga fantasia, Oberane o Titania e che so io! A simili tentativi non si può che applaudire quand’anche succedano im- i prosperi. Ciocché a qualunque altro come frivola vanità si apporrebbe, è in esso lodevole e degna emulazione soltanto. È (!) Corse voce un tempo che Rossini volesse porre in musica il soggetto del Faust di Goèthe, e già ne avesse preveduto da un buon poeta il libro; ma ora si potrebbe affermare che il grande compositore italiano ha posto da un lato questo pensiero. SEGUE IL SUPPLEMENTO. bello il vedere un uomo deli ingegno del sig. Meyerbeer scendere in lizza con un P si formidabile atleta. assumendo di coni- p piere egli o rifare l’opera di Weber, ciò U che mi pareva, il confesso, trascendere la j potenza del genio umano. {Sarà continuato’) ï. R. TEATRO ALLA SCALA SOFONISBAj Melodramina lirico <11 ITlAitCEi.i.omusicato «Sai niHeHtroPcTii in ed eseguito dalia sigBaora 3)i:(«iïjli-ISoïssi e dai similori Ekruktti e I’ebi.otti (la sera G corrente). Al momento in cui si stanno scarabocchiando queste poche righe, la nuova opera del sig. Pelrali non ebbe che una sola rappresentazione: ragione, per la quale la Gazzetta Musicale (o chi fa per lei) dichiarasi del lutto sciolta dall’emanare, non un giudizio, (che noi non portiamo giammai l’alterigia di essere capaci di giudicare) ma nemmeno una semplice opinione. Non ho rossore a confessarmi a dirittura incapace di formare, dopo una sola udizione, una retta idea nella mia testa d’un componimento musicale; più ancora poi se distratto con- < tòmamente e tergiversato nelle mie sensazioni da quelle d un pubblico zeppo, il quale ad ogni istante si crede in dovere di esprimere le sue, buone o cattive, quali le riceve, senza giammai darsi menomamente pensiero di osservare se un trionfo od una caduta dipendano più dall una che dall’altra circostanza. Dunque per abbreviare esordio ed orazione, lascercmo per questa voila a persone, meglio di noi dotale di alta e pronta perspicacia musicale, 1 incarico di dare sulla nuova composizione un infallibile nonché inappellabile giudizio, e noi ci limiteremo a farla semplicemente da relatori. Porremo sott’occhio in breve ciò che i partigiani del nuovo maestro trovarono a lodare, e quello che i contrai’], che in vero erano i più, credettero riscontrare di biasimevole; senza prenderci, come prima accennavasi. la responsabilità d una nostra individuale opinione, la quale, figlia di una prima impressione, come si diceva, potrebbe, all atto di ascoltare una seconda volta questa musica, cambiarsi totalmente, come ciò non di rado ne avviene; e perciò succedere che i nostri gentili lettori (se pur possiamo lusingarci d averne) leggessero una prima opinione, nel mentre che l’autore di questo cenno ne avesse già una seconda interamente alia prima opposta. E cosa di fallo che un maestro, il quale per la prima volta si cimenta ad esporre le sue note ad un pubblico esperimento, non si attira gran che la simpatia nè la buona prevenzione de’suoi uditori. Sembrerebbe che ragion volesse che il compositore incipiente avesse ad essere ascoltato e giudicato sempre con più di benevolenza, e che la sua sentenza fosse sempre appoggiata ad un gran numero di circostanze attenuanti’, ma la cosa va d ordinario assai differentemente. L’umiltà del candidato offende la maestà dei giudici. Perciò anche la situazione del sig. maestro Pelrali era alquanto falsa e pericolosetta. Poteva egli bensì contare su di non € pochi sostenitori; ma il parterre dividevasi P in due partiti ben distinti, fautori e con- E trarj. Diritta e Sinistra, e disgraziatamente i membri di quest ultima prevalevano in S