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EAZZETTA MISICALE ANNO III. - N. 13. DI MILANO DOMENICA. 51 Marzo 1844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a compone un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classi» a musicale. — Per quei Signori Associati cbe amassero invece altro genere di musila si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. HO pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga I associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. S eggasi l’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno li, 1843. La musique, par des infle.r.ions vives. accentuées. et. • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sinus. peint tous les tableaux. rend tous les objets. • soumet la nature entière a ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres n l’émouvoir. • J. J. tlot.SSF.JC. Il prezzo dcU’associazionc alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 pcr semestre, ed effettive Ausliacbe I,. li affrancata di porto fino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per I associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c. franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio tticordi, nel modo indicato nel Manifesto. - Le associazioni si ricevono in Milano presso l’UHìcio della Gazzetta in casa tticordi. contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli I Ilici postali. — Le lettere i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. I. Musica sacra. Miserere del sig. Ghebart. - II. Delle cause che. conducono a mal jvartito le Opere riprodotte senza l’intervento dell’autore. - 111. Miscellanea. - IV. Varietà’. N. 1. Cenni su Liszt. N. 2. Come compone Czerny, eco., ecc. - V. Notizie MUSICALI DIVERSE. - VI. PUBBLICAZIONI MUSICALI. MUSICA SACRA >1ISEHERE del aig. Ghbbart. ^’^^S^Zbbiamo udito il terzo venerdì • correil’e quaresima nella ’dp? xfâCat tedia le di Torino un nuovo d/Aceze/’e del sig. Ghebart. virt uoso di Camera e Cappella di S. M. Sarda. Dalla precisa esecuzione ci parve che questo lavoro non abbia a temere il confronto cogli altri due Miserere che lo precedettero. L autore di sì bella musica è già nolo per due messe concertate, e mollo più per i suoi pezzi strumentali accreditali specialmente in Germania; il suo valore nel violino, non che la profonda cognizione nel dirigere le orchestre aggiungono splendore alla sua riputazione. Ma per dire due parole intorno alla nuova composizione, osserveremo innanzi tratto, che molto giudiziosamente il sig. Ghebart si attenne al fare ecclesiastico, e diede al Salmo di penitenza quella severità di stile, quella temperanza di movimento che noi nelle opere classiche di questo genere ammiriamo. Osservata vi è 1 unità, non dimenticata la proporzione delle parti quel patetico, quel sentimento che il salmo ispira è mirabilmente dalla musica ajulato. E ciò in generale. Quanto alle particolarità noteremo che il lavoro non poteva avere eguale facilità. Il salmo, sebbene popolare, presenta a chi profondamente lo medita, concetti e in se, e nella loro relazione astrusi, ed oscuri anzi che no; e chi vuole vestirlo di acconcia musica, non badando già a scrivere pezzi concertati, svariati, insignificanti, pare a noi che debba sudarvi molto. Il compositore persuaso forse di queste difficoltà divise il suo lavoro in cinque parti, le quali servissero piuttosto di pose, che ad una vera partizione. Comincia egli con un belfaiZzjgzo in ut min., dove preludiano pochi flebili stromenli per preparare la commovente preghiera. Questa parte comprende i primi cinque versetti, sostenuti da semplici accordi. accompagnati da una breve melodia che va di tocco ] in tocco. Quivi ci scosse quell unisono: Et a peccato meo, il quale inculca la gravità della colpa: ma non ci sembrò abbastanza spiccato e colorito il Peccatimi menni. contra me est sernper, sebbene lavorato su un passaggio al tono principale; un po’1 più di terrore vi voleva. - Fin qui cantarono tutti a nome del penitente Salmista: ma ora vengono le voci parziali. La seconda parte è meno mesta della prima. e con ragione", abbraccia nove versetti, ed è introdotta con un recitativo del tenore. seguito da un allegro giusto si, ma agitato dai contrattempi. Il canto del tenore accompagnato da poche note è abbastanza dicevole alle parole: Tu darai al mio udito pendio, ed allegrezza... Ricolpi la tua faccia dal miei peccati.... Se uno confronti i due versetti vi troverà una di quelle difficoltà su mentovale. Avvi un gran divario Ira T uno e l’altro: ché la letizia del primo nulla ha che fare colla paura del secondo. - Ma il basso soltentra tosto al tenore col Cor mundum. La cantilena è diversa sotto il medesimo movimento, ma mentre egli canta: Rendimi la । letizia.... gli avrei desiderata la compagnia de’ flauti, o clarini, non quelli de’ mesti violoncelli:, egli debbe essere un lampo di gioja che esce dalle nuvole della tristezza, un desiderio del penitente. Questa parte! come cominciò, cosi finisce con un recitativo. I Veniamo alla terza che contiene tre versetti. Vi canta il pieno coro delle voci, ’ e tutti gli stromenli vi sono chiamati a sostenerlo. Egli è un tarpo in ut min., in e fortissimo. Tale fragore fu certo ispirato al maestro dal Libera, me de sanpuinibus, nel quale ci parve di distinguere una rassomiglianza coll In die iudicii dello Stabat rossiniano, dico per quelle sestine che accompagnano il canto. j Ma il contralto acqueta «piesto rumore col i suo Domine labia mea sostenendo colla sua lunga nota il peso delle modulazioni, e cadendo tosto perchè il pieno coro ripigli il cessato fragore. Questo pezzo mi j parve di molto buon effetto; 1 orditura svela la capacità del nostro sig. Ghebart. La quarta parte è un andante del soprano, che pure incomincia con un recitativo. Il Benigne fac Domine che vi si canta tiene molto della preghiera, e della sua dolcezza. Oh quanti amerebbero pregare con quei | soavi accompagnamenli dei violoncelli! il | colare di questo a solo direi che è la soavità, non quella che ci snerva in teatro, | ma quella che ei innamora della celeste Gerusalemme’, ut eddìcentur muri Jérusalem. Arriva da ultimo la quinta parte: O j Signore tu allora accoglierai il saprifìzio di giustizia, le offerte, e pii olocausti; allora i citelli fumeranno su pii aitati. La solennità, non che il trambusto de1 i sagrifizj ebraici mi sembrano bene rappresentali da un allegro in ut min. a ino- I vimento di quartine che ondeggiano su diverse modulazioni. Tulli cantano, tutti I suonano; quelli con poche, questi con molte o lunghe note. Questo remore si smorza per dar luogo al Gloria Patri, cantalo da sole voci sostenute da strumenti a fiato; ella è una bella armonia di molta semplicità. Una specie di stretta suHWmen conchiude la nobile composizione. Tale si è il lavoro del sig. Ghebart, il quale noi finiremo con pregare ed animare a darci altre opere di questo genere. Da’1 suoi saggi possiamo argomentare che egli intende si bene questa musica ecclesiastica, che sarebbe peccato lasciare il campo in balia degli imitatori del profano. Abbiasi egli adunque le nostre schiette congratulazioni, abbiasi le nostre lodi, non quelle cbe confortano il mediocre, ma sì quelle che scuotono la modestia ed il valore. P. Bigiinni. Delle ertiise che conducono» mal partito le opere riprodotte Benza l’intervento dell’autore. m/mpaEgÀm. Zo parlo per ver dire, non per odio d’altrui, nè per disprezzo. Petr. Dopo aver segnalato, nell’antecedente numero, i maestri-concertatori, quali le prime colise al mal costume in questione, mi piace ora svolgere c narrare altre cagioni che hanno mestieri di chi le scuopra c dichiari, perchè poco appariscenti, benché non meno funeste e fatali. Ognuno sa c comprende, quanta parte abbiasi un impresario nel montare uno spettacolo in musica, siccome il maggior interessato nella bisogna; pochi sanno c comprendono, quali c quanto grossi sbagli ci