Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/56

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come in cosa di vero genio di eotcsloro, ed ecco (1) E una vera ignominia il vedere come certi edili t ta al sig. Mirecki sembrerà invece che essi MISCELLANEA. (Continuazione. Vedi il N. 12). in questo caso le persone che sono le più innocenti creature di Cavallini. Altri tempi di altri diversi pezzi pur mossi oltre misura; tali sarebbero la del priin’atto, la profezia, e, così via discorConviene notare però che ad equilibrare alqueslo impulso corrivo, l’andante dell’aria violino furono marcia rendo, quanto mento durava fino alle altre parole, nella ripresa del f® motivo, Regie figlie qui verranno L’utnil schiava a g’ÿ supplicar, le quali invece erano dette nel tempo allegro § segnalo nella partizione, condottovi da un incalzando rZ vi hanno contribuito, di questa terra. Pier-Angelo Alinoli. 1 11 Ìh: 5’ j r

commetta, se ignorante, in (piali c quanto cattive mene ci si cacci, se avaro, come e quanto spesso ei travegga lucciole per lanterne, se poco avveduto. Ed il male sta appunto qui, cioè, che la maggior parte dei nostri rispettivi intraprenditori non va mai esente, da qualcuna delle sopraccitate magagne, (piando pur non le abbia tutte tre in numero. E giuoco-forza il credere, che le qualità innate ed acquisite, le cognizioni speciali, l’alta intelligenza, l’acume, il criterio non abbiano nulla a che fare con il buono o cattivo governo degli affari teatrali (1). Per questi esseri privilegiati la grande attività intellettuale e morale sta nell’esser scaltri e destri a trovare i mezzi pili acconci, onde dar meno ed averne più; ecco, a che si riduce il sì poco momento, quale si è il mero calcolo del dare ed avere, slassi riposto il gran secreto di una professione (da cui Iddio scampi ogni fede! cristiano!)... Con lutto ciò vedremo ora, come contro questi istcssi calcoli e contro le aspettazioni sue più care si trovi defraudalo e deluso un impresario, allorquando, nel disporre le sue. rappresentazioni musicali, ei si abbandona alla sola facoltà d’intuizione ch’egli possiede, corredandola di que’ suoi essenziali attributi, che ora mi faccio a dimostrare distintamente. Cominciamo daH’iynoranza, qualità, pressoché comune a tutta la specie. Stando sempre ai termini del nostro tema e sempre, musicalmente parlando, 1 impresario ignorante si è quello che non sa distinguere il carattere ed il genere della musica più adatto alla circostanza, al suo teatro, al suo pubblico, ed alla capacità de’ suoi cantanti, relativa, sia all’insieme, sia nel particolare; che, perciò, farà eseguire il Guglielmo Teli, o il Roberto il Diavolo in un teatro di second’ordine., parodìa esecrabile di due capolavori; che, perciò, stancherà ed opprimerà il suo pubblico con opere, balli, balletti, e quant’allro mai, ogni cosa di un genere più che serio, e dell’istcssa tinta generale, tutto in condizioni eguali, e nelle situazioni pressoché identiche; che, perciò, nella distribuzione delle prime parti, (2) darà quella del Bravo ad un tenorino di mezzo-carattere, quella scritta per soprano sfogato ad un mezzo-soprano falso, o quella propria ad una voce fresca, agile e leggiera, ad una gorgozza lacera e stanca, od a qualche organo inetto a far una scala, benché già perfezionato dalle mani maestre; che insomma affastella, così, alla meglio, il suo materiale di virtuosi c virtuose, le (piali sono tutt’altro che consuonanti Ira di loro, se pur lo sono colle vantate loro virtù, colle orecchie del pubblico rispettabile, ed, in ultima analisi, colla cassetta del bollelltnaro. Passiamo al secondo attributo, l’avarizia. Intendesi per avaro quell’impresario il (piale, nelle diverse operazioni, a cui deve attendere, procede sempre in via economica; che per esempio, nel decorare uno Spettacolo, si serve di abili vecchj, improprj, indecenti, c c.ontrarj al costume dell’epoca; che mette in campo un meccanismo imperfetto c mancante ad ogni tratto; che vi spiega tele sparute, lacere, rappresentanti paesaggi, gallerie, palazzi, piazze, ciclo, acqua, ccc., ecc., che non corrispondono nè colla verità, nè collo stile nè colla natura della rappresentazione di circostanza; che nel prender a nolo le opere di cui abbisogna, guidato sempre dagl’islessi principj economici, va in traccia delle fonti illecite, onde aversele a miglior mercato: ora che avvi una legge (benché non in tutta l’Italia!) sulla proprietà delle produzioni d’arte, pare, dovrebbero esser cessale intera(I) Intendasi particolarmente del governo di Teatri, i quali non siano sottoposti alla sorveglianza di una saggia superiore direzione, come consta nelle nostre capitali. (2) Non parlo delle seconde parti, le quali, in tutti Ì teatri d’Italia, ninno eccettuato, sono così malamente disposte da esser cileno il più delle volle la principale cagione della cattiva riescila di un’opera. Un tale inconveniente deriva dal non esservi più, o, per meglio dire, dal non voler più esservi, nè sul cartellone, nè sul palco scenico, parli secondarie (piali dovrebbero essere; ragione per cui d’ordinario vedesi andare a precipizio una seconda parie, anche di qualche importanza, perchè affidata ad un disertore dal corpo dei cori, od a qualcuno de’ così delti, supplì mentì, veri laJoLi perpetui di un teatro!!.. mente queste sconce contraffazioni di originali; ma pur troppo la cosa non è così (I). Per ultimo, l’impresario male accorto si è quello, che così avventatamente si accinge a pescare nel torbido elemento; parlo qui di certi conti, marchesi ed altri, cjusdem naturai, ì quali, annojati, un bel giorno, della loro inoperosa esistenza, o per un certo qual ticchio forse meno istantaneo, si mettono, tutto ad un trailo, ad intraprendere un Teatro; eccoli perciò ansiosi correr le poste alla volta di Milano, gettarsi colla massima buona fede nelle braccia di qualche corrispondente, d’ogni eccezion maggiore, raccomandarsi a qualche Giornale, officioso, ed assaggialo alcun po’di dolciume di cui è cosparso l’orlo del vaso, ritornarsene, lieti c trionfanti, alle proprie mura, o e gli attendono le congratulazioni degli amici. Felici mortali, se l’illusione, fosse duratura!!... Ma pur troppo il disinganno succede all’aspri (azione delusa, gli sbagli succedono ai lemerarj esperimenti, l’infreddature, le doglie di capo, gli abbassamenti di voce succedono alle tristizie della compagnia, e così, ogni cosa di male in peggio, alia barba dello sconsigliato imprenditore... f Riepilogando quanto sopra, chiaramente comprcnderassi, (piale sia la sorte riserbata alla riproduzione delle operi’, senza l’intervento dell’autore, delle quali se pur qualche volta avverte alcuna che. sfugge alla sorte comune, sarà opera dell’azzardo più che altro, giacché, tori spacciano a man salva esemplaii di sparlili avuti (Dio sa come!), o fatti islromcnlare sulle riduzioni per pianoforte e. canto, pieni, zeppi di errori, di cancellature, di accordi sbagliali, e di armonie manomesse, motivo per cui, capitando essi poi nelle mani dei poveri massiri-concertatori, non fanno altro che aumentare nei medesimi la mala voglia, che hanno già, ad abbundantiam. di diciferarc musica che non sia la propria, già diffìcile, a deciferarsi!! Ma ritorniamo domi’eravamo parlili, ritorniamo a parlare della Scala. Martedì e mercoledì y i si diede l’infallibile Nabucodonosor a beneficio di una pia istituzione. L’esecuzione fu alquanto trascuratclla, i piani c i forti sembravano quasi fondersi anzi confondersi insieme, talché non appariva traccia nè degli uni nè degli altri, ed il metronomo aveva poggiato sì basso il suo centro d’oscillazione, che non rade volle pressoché raddoppiava i suoi movimenti, ed i tempi ne riuscivano in conseguenza assai più del bisogno animali. II famoso Coro all’unisono fu più che lutt’allro attaccato da tutte queste pecche, e gli applausi che lo susscguitarono non potevano esser»’, e non furono al certo, che. tradizionali. Povero coro se si fosse presentato per la prima volta al cospetto de’suoi giudici in sì umile abbigliamento! L’ultima bella preghiera perdette pure, colpa di poco accordo, tutto il primitivo c perfino il tradizionale incanto, nè valse a riordinare le voci ribelli l’antipoetico tocco pizzicato di qualche suono del di Abigaille fu tenuto tanto lungo e largo che quasi quasi non poteva più riconoscersi. E poiché siamo in discorso di movimenti di tempi, accenneremo che l’anno scorso ne venne fatto di udire da una brava c drammaticissima cantante, la signora Lowe, l’esecuzione della medesima aria del Nabucco, ed abbiamo notalo ed ammirato una finitissima idea, che il compositore ha forse sentila, non però marcata sul suo manoscritto: ed è questa. Ella (la Lowe) staccava il movimento della cabaletta più lento quasi della metà: le parole Salgo già del trono aurato Lo sgabello insanguinalo avevano campo in tal maniera di colorirsi d’una tinta drammatica larga e fiera quanto mai; tale movi^=o praticalo sulle due misure antecedenti poggiate sul pedale di sol, che riattaccano così vivamente la bella cantilena primitiva. Tutta la feroce gioja dell’orgoglio c dèli’ambizione soddisfalla che traspirano questi due ultimi versi riusciva espressa alla perfezione, e l’effetto ne era assai piccante, perchè ragionatissimo tanto drammaticamente clic musicalmente. Sarebbe desiderabile che simile interpretazione venisse generalmente adottala. - La De-Giuli venne fesleggiatissima c giustamente, in (piesta parte che tanto s’altaglia ai suoi mezzi. Ferri fu ancora migliore (piesta volta. La sua voce sembra ogni dì più acquistare pienezza e forza. Fu Infievolissimo in ispecial modo nella bella sortita Tremin gl’insani e nel Duello con Abigaille, del quale appunto la Cabaletta fu da lui interpretata con notevolissimo progresso nell’arte di fraseggiare. Il signor Mela fu coraggioso ad afl’ronlarc, per la prima voila che calca le scene, le esigenze del pubblico della Scala; nè il tentativo gli riuscì a mal line: egli è provveduto di buoni mezzi vocali e di musicale sicurezza; è presumibile perciò che collo studio, del (piale assai abbisogna, possa sortire fortunata carriera. Dell’Opera nuova del signor Mirecki non sapemmo, nè sapremmo meglio presentemente, che dire. Così vanno le cose di questa terra. Chi va, chi resta. Il signor Mirecki è uomo stazionario, che non si smoverebbe per tutto l’oro del mondo dalle sante massime attinte, negli sludj severi delia sua prima gioventù, nel mentre che invece gli udii ori della sua musica scn vanno per una strada, che non sarà, se volete, quella del progresso, ma è sempre una strada che ognor più si allontana dal jmnto fisso, sul (piale stassi imperturbabile ed irremovibile. il signor Mirecki. A’nostri dilettanti d’oggidì sembrerà di progredire camminando per una difacciano dei passi retrogradi e seguano il cammino della perdizione. Certo è però che in qualsisia modo la si voglia intendere, chi va (vada egli avanti o indietro ) non può giammai trovarsi con chi resta. Egli è perciò che nè il pubblico s’è incontralo col signor Mirecki, nè meno ancora il perito maestro ha saputo incontrarsi col pubblico. Nulla peri» ha egli con ciò perduto della sua bella e meritata rinomanza, che lo acclama a piena voce eccellente teorico c pratico. Col innovamento dell’Impresa, come abbiamo già accennato, ebbevi qualche rinovame.nlo c nel personale e nella disposizione dell’Orchestra. In quanto al personale il teatro si arricchì di qualche nuovo ed eccellente professore. Notatisi dei miglioramenti sensibili ne’ violini e più ancora ne’ controllassi, come pure in parecchie seconde parli. 1 violoncelli sono buoni in complesso, ma son pochi, assai pochi. Per renderli proporzionali al numero degli altri slromenti d’arco, dietro le sane regole c gli usi delle più accreditale orchestre d’oggidì, essi dovrebbero essere in minierò di dodici, o almeno almeno di dieci. E impossibile descrivere l’effetto che produce in massa quella bella voce intermedia in una grande Orchestra. Poiché i violoncelli trattati nella lodevole maniera che si usa nelle partizioni moderne sono la vera voce cantante de’strumenti d’arco. Per l’addietro, allorquando essi non servivano, come pure anche le viole, se non a rinforzare i contrabassi, era inutile l’impiego di un numero maggiore di codesti strumenti; ma adesso ne è divenuto indispensabile l’aumento. Gli effetti che si perdono da questa sciagurata mancanza sono indescrivibili. Sarebbe veramente desiderabile che allorquando si dà pensiero e mano ad innovazioni, a miglioramenti, si (lasse un’occhiata anche a’bisogni presenti, e dietro questi si operasse. E innegabile che tutta la massa dell’Orchestra della Scala è insufficiente a’ presenti bisogni della musica: ma se è impossibile per ora praticare tutto d’un tratto innovazioni che porterebbero un sensibilissimo aumento nelle spese, si potrebbe: almeno, in attenzione di tempi migliori, cercare di j equilibrarne i mezzi in relazione alle moderne esigenze dell’arte. Per esempio la mancanza di due e anche quattro violini riuscirebbe forse inavvertita, mentre quattro violoncelli di più darebbero un’auCtftiraM negu WHturm m»»