Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/17

Da Wikisource.

Rivista Milanese GENNAJO 1/ Amministrazione prega quei signori associati del 1871, che intendono rinnovare V Abbonamento, a darne avviso senza ritardo, e ciò specialmente per giungere in tempo a spedire regolarmente i premi. Molti premi sono già esauriti e si stanno ristampando; altri sono ancora sotto stampa; ciò serva di avviso ai signori associati del 1872, che non hanno per anco ricevuto tutti i premi richiesti: appena pronte le nuove edizioni si spediranno senza ritardo. al Cairo. Continuiamo a riprodurre i giudizii della stampa intorno a questa nuova opera. Ecco quello che scrive nella Gazzetta di Venezia il Dott. T rombini che assistette alle prove e alle due prime rappresentazioni: Il preludio è caratterizzato da un elegantissimo lavoro degl’istrumenti d’arco, i quali, con quell’effetto che danno quando il suono ne sia temperato dai sordini, fanno presentire un canto che si rinnova più volte nel corso dell’intiera composizione, e ne diviene quasi il soggetto principale. Il numerosissimo uditorio ne afferrò subito la naturale bellezza ed applaudì unanime l’orchestra,

Segue al preludio una graziosa romanza del tenore Radamès, che si fa duettino col contralto, Amneris, e finisce in terzetto col soprano Aida. Già questi tre pezzi valsero a promuovere fragorosi applausi dallo scelto, numerosissimo uditorio. Questi applausi aumentarono al finire dell’altro pezzo concertato in cui il re annuncia solennemente la scelta fatta del Nume in Radamès a condurre gli Egizii contro l’Etiope Amonasro, baritono. Le varie passioni d’Aida che vede l’amante designato a combattere suo padre, e che la cruciano così nell’idea delle vittorie come in quella della sconfitta; di Amneris, che già sospetta l’eletto quale amante d’Aida e ne soffre per dispetto e gelosia; di Radamès, che indovina l’animo d’Aida, e ne riceve contrasto d’affetto nell’onore della propria missione; sono scolpite da grande maestro, con effetti d’istrumentazione nuovi e bellissimi, improntati ad ogni esigenza di quel carattere ch’è proprio della musica egiziana voluta dal soggetto, e che solo in Egitto si ha l’opportunità di sentire nei Caffè e per le pubbliche vie. Applausi fragorosissimi seguirono a questa scena; ma dove toccarono il colmo fu al termine della grande aria d’Aida, che rimane sola a sfogare il contrasto dei propini affetti. Chiude l’atto una preghiera dei sacerdoti nel tempio di Vulcano, che deve fornire la spada al duca egiziano. Il successo dell’opera era assicurato al calare della tela del primo atto. La conferma ne fu piena, incontrastabile nell’atto secondo, che comincia con un coro bellissimo di donne che assistono all’abbigliamento di Amneris per la festa trionfale. Vi tien dietro un duetto, Aida e Amneris, col quale l’amore della schiava si palesa del tutto. L’ira d’Amneris, le preci d’Aida, sono accoppiate con sì mirabile magistero, da non potersi da me significare colle parole. Lo significò l’uditorio, portato all’entusiasmo, di cui non ho provato mai in vita mia il grado come dopo l’immenso finale di quest’atto, che sarà, cred’io, il più gran pezzo scritto in tutte le opere di Verdi. Un singolare e ben calcolato effetto trasse l’autore dalle lunghe tube che nella marcia trionfale, in numero di quattro, procedono, due per volta, dei gruppi di militi reduci dalla pugna. È rimarchevole che, sonate da bandisti arabi, eseguirono fedelmente ed intonate la non facile loro parte, e questo elogio fu meritato anche da tutta la banda araba, che disimpegna la musica sonata, sulla scena. L’atto 3.°, dopo una breve preghiera di Amneris col gran sacerdote Ramfis, basso, prosegue col gran duetto Aida e Amonasro. — Il padre che prega e alternativamente minaccia la figlia, onde carpire il secreto dell’amante; Aida renitente, ed infine vinta dal dovere verso la patria. Questo duetto è tuttociò di bello che può desiderarsi. Le insinuazioni del Re etiope, i rimproveri, le minacce ed il ricambio delle varie impressioni sull’anima di Aida vi sono tratteggiate da sommo maestro, da Verdi. Non meno bello è l’altro duetto, in cui rimane Aida a. vincere Radamès, che le promette la fuga, e si cangia in finale coll’intervento del gran sacerdote e di Amneris, che scoprono la trama. Fino dalla prima audizione, in corso di prove, quest’atto mi fu di facile intelligenza per la natura della musica, interprete fedele delle passioni, e che va diritta per la via delle orecchie al cuo^e. E parimenti accadde per il pubblico, che, da prima ammiratore plaudente, si tramutò in entusiasta fascinato. Questo fascino non abbandona più l’uditore per il corso del 4.° ed ultimo atto. Il duetto di Amneris e Radamès, in cui non giovano le promesse di salvezza a vincer’l’amore del secondo; la grandiosa imponentissima scena d’inquisizione, che avviene nel sotterraneo, mentre Amneris rimane sola sulla scena nel massimo della desolazione; e rincontro di Radamès con Aida nel sepolcro, mentre i sacerdoti cantano nel tempio superiormente e vi s’intrecciano le danze sacre, costituiscono quegli effetti, che invano si vorrebbero significare. Verdi fino alle ultime note, che il pubblico per impazienza d’applausi sfortunatamente non ascolta, fu sempre grande, graduatamente crescente, sommo. Viva Verdi, onore d’Italia. Nel complesso dei giudizii da me intesi a pronunciare sull’Aida, non vi fu alcuno che non ne levasse a cielo le bellezze ed il merito. Sàbato, 13 gennaio. La Scala ei ha dato il suo terzo spettacolo, e questa volta non senza fortuna. Il Giuramento di Mercadante ricomparve dopo trentacinque anni di vita nel teatro che gli fu culla, e se non trovò gli entusiasmi che gli diedero il battesimo di capolavoro, ebbe onesta e cordiale accoglienza. Certo trentacinque anni devono aver scolpito più d’una ruga in un lavoro musicale, specialmente se si considera che ei è di mezzo tutto l’ardimento fortunato della nuova scuola drammatica, e che Wagner picchia noiosamente alle nostre porte, ma è vanto delle sovrane bellezze di apparir tali non ostante le graffiature del tempo. Anche in musica — • sebbene delle arti sia quella che più si trasformi, perchè meno soggetta a regole inesorabili — anche in musica vi hanno le Maintenon che non invecchiano mai interamente; il Giuramento è una di queste. E si che il libretto è un mostricino letterario, scolorito, agonizzante, e la musica è. costretta a tentare inutilmente di galvanizzarlo dal principio alla fine. Come si fa a parer vivi quando si è cuciti ad un cadavere, e si è costretti a tirarselo dietro come la catena del forzato? Il povero Gaetano Rossi che si rese